Cosenza, le mani sulla città: il partito unico del cemento è pronto al sacco di Gergeri

Francesco Savastano, per gli amici Ciccio, è un politico di lungo corso. Negli anni Settanta, quando c’era ancora l’onda lunga del Psi, ha ricoperto anche la carica di assessore nella prima “Giunta rossa” di Cosenza. Si occupava di sanità.

Negli anni Ottanta, ha iniziato a interessarsi con maggiore insistenza di urbanistica e lavori pubblici. Dopo un lungo periodo di disimpegno, è tornato in consiglio comunale nel 2002 sotto le insegne del Nuovo Psi ma si è trattato soltanto di una stagione.

Francesco Savastano
Francesco Savastano

Nel 2003 (15 marzo per la precisione), tuttavia, una sua coraggiosa conferenza stampa ha fatto discutere e non poco. Nel suo j’accuse, Savastano ha parlato apertamente di trasversalismi e di interessi coincidenti tra forze politiche solo apparentemente schierate su fronti diversi ma unite in un ideale “partito del cemento”.

Ha spiegato com’è stato possibile che Rende sia finita nella “lista nera” della Regione con il sospetto (!) di speculazione e si è spinto finanche ad analizzare a fondo le leggi non scritte del mercato dell’edilizia.

“A fronte di valutazioni precise dei tecnici che hanno stilato la famosa variante al Piano regolatore generale di Cosenza – spiegava Savastano nel 2003 -, secondo i quali occorreva recuperare l’esistente e creare sviluppo nelle zone collinari con i piani particolareggiati, la Giunta (Eva Catizone sindaco apparente, Franco Ambrogio e Nicola Adamo sindaci effettivi, ndr) si è accanita sull’esistente, costruendo anche negli spazi verdi”.

Savastano ha ricordato, in particolare, le vicende di Città 2000, oggetto di feroci polemiche negli anni passati, dove il Comune ha costruito anche dove c’era una piscina. Erano i tempi del cardinale Franco Ambrogio, che ha governato a lungo (e ora è tornato alla guida del Comune con le sue “creature” Nicola Adamo e consorte travestiti da Franz Caruso come nel 2006 lo erano da Salvatore Perugini) e cambiando più volte casacca, mettendo le mani sul piatto forte dei lavori pubblici.

IL FRATELLO DI CARLO GUCCIONE

E proprio in quel periodo è iniziata l’epopea di Fabrizio Guccione, fratello di Carlo, all’epoca in piena attività nel settore delle costruzioni, finita poi in vacca con l’operazione Twister.

Il fratello di Carlo Guccione, di nome Fabrizio e consigliere comunale dei Ds a Rende sino al 2001, è stato definitivamente condannato ad 1 anno e 4 mesi per estorsione nell’ambito dell’inchiesta “Twister” condotta nel 2004 dai carabinieri e dalla Dda di Catanzaro contro un’organizzazione che gestiva un vasto giro di usura a Cosenza ed aveva creato, in alleanza con la ‘ndrangheta, una vera e propria economia parallela. Secondo la Dda di Catanzaro e la Procura di Cosenza e poi la sentenza definitiva, Fabrizio Guccione (all’epoca arrestato) avrebbe preteso da un commercialista e dal presidente di una cooperativa il pagamento di una mazzetta da 300 milioni di lire a titolo di “ringraziamento” per aver favorito la vendita di un terreno. La somma sarebbe servita a garantire anche futuri ulteriori affari.

Savastano aveva visto così a lungo nel futuro da essere riuscito ad azzeccare tutto il movimento del mattone degli anni successivi al 2003.

“Avete presente la Città dei Ragazzi? – diceva Savastano -. In quella zona saranno costruiti 18 palazzi da 25 appartamenti ciascuno, con una significativa appendice sulla statale 19 e nella zona di piazza Europa. Stanno costruendo persino su quel pezzo di terra tra la superstrada per la Sila e via Popilia, mentre all’ingresso dell’A3, dove c’era tanto verde, vedremo un “bel” palazzo a 11 piani. E’ proprio così che viene meno la vivibilità di una città”.

A più di dieci anni di distanza, i palazzi di cui parlava Savastano hanno visto tutti la luce e sono stati accompagnati anche da altri “gemelli” un po’ dappertutto.

“Il Viale Parco doveva rappresentare per la città di Cosenza qualcosa di fondamentale, con le sue articolazioni stradali e i collegamenti con tutto l’hinterland. E invece si è cercato di limitare l’area urbana restringendola solo a Rende, all’Università e a Montalto e prevedendo una metropolitana “su gomma” invece che “su rotaia” come voleva Giacomo Mancini”.

LE MANI SULLA CITTA’

Oggi come ieri, Savastano, che ovviamente rivendica di essere stato lungimirante, ribadisce il concetto politico di fondo.

“Vi invito a guardare le carte – afferma -: a costruire sono sempre gli stessi. In questo consiglio comunale non ci sono maggioranza e opposizione ma solo interessi coincidenti, perchè anche nella minoranza sono in molti a difendere gli interessi dei cementificatori insieme a chi governa. Il mercato è quello che è, la gente acquista dagli speculatori e poi uno non va ad abitare dove compra, speculando a sua volta con i fitti”.

“I più fortunati, gli amici degli amici, prendono i soldi dell’edilizia sociale. E’ ora di far venire allo scoperto questi trasversalismi, che diventano più evidenti quando ci si avvicina alle elezioni”.

VIALE_MANCINI_COSENZAVa avanti così da una vita, ormai. Da quando nel 1994 Stefania Frasca, assessore all’Urbanistica della prima Giunta Mancini, era riuscita a trovare la formula giusta per dare il via libera alla cementificazione selvaggia. Le norme di attuazione del piano regolatore hanno consentito di costruire dappertutto. Prima a Giacomo Mancini e subito dopo a Eva Catizone ma nella sostanza a Nicola Adamo e Franco Ambrogio.

“Hanno bloccato il piano regolatore di Rende – riattacca Savastano – perchè si vogliono fare gli interessi dei soliti imprenditori cosentini, che devono avere il mercato completamente libero e mettere cemento su cemento”.

IL SACCO DI GERGERI

La nuova frontiera del cemento si chiama Gergeri, come ha anticipato lo stesso Occhiuto qualche tempo fa quando ha dovuto “sfriculiare” Paolini. L’avvocato non è proprietario in prima persona di terreni nella zona (ci sono però due sue parenti con lo stesso cognome!!!) ma sono sempre più insistenti le voci che lo danno come punto di riferimento di chi ha il titolo di proprietà. Per non parlare del notaio che ne segue gli interessi. E’ qui che adesso si concentreranno le gru e le ruspe di movimento terra. In una zona che, con la costruzione del ponte di Calatrava e l’avvio della zona franca per le aziende, diventerà molto appetibile per tutti gli interessi legati a questo tipo di interventi.ponteIl sacco di Gergeri che verrà (abbiamo già individuato i primi nomi dei palazzinari http://www.iacchite.com/cosenza-le-mani-sulla-citta-primi-nomi-dei-palazzinari-paolini-igreco-pianini-la-regia-occhiuto/), segue a un’attività assai intensa da parte dell’allora sindaco Occhiuto, al quale è sempre interessato far lavorare le imprese e movimentare denaro, intervenendo nella parte mai attuata del piano regolatore e non certo sul recupero dell’esistente. L’alibi dell’arredo urbano è un modo come un altro per aprire nuovi cantieri in attesa della prossima pesante colata, magari a ridosso di qualche appuntamento elettorale.

Le opposizioni, a parte qualche debole eccezione, tacevano e consentivano il sacco e adesso, in perfetta continuità, sono al governo della città. Malgrado i rapporti conflittuali tra Occhiuto e Gentile, a molti non è sfuggita (e come poteva?) la frenetica attività del cognato di Gianfranco Scarpelli, l’ex dg dell’Asp, da sempre fedelissimo del Cinghiale ma anche di Occhiuto (che gli ha regalato la fantasmagorica “piazza Scarpelli” alla Riforma). Si tratta dell’ingegnere Giovanni Pianini, titolare dell’impresa B&B. Recentemente finito nell’inchiesta sull’edilizia sociale e che figura alla grande nell’elenco di chi ha già comprato i terreni su Gergeri insieme ai soliti iGreco e ad un prestanome di Occhiuto. 

Tonino Gentile e Gianfranco Scarpelli

Si dice che Scarpelli, oltre al legame di parentela, sia anche socio del costruttore che, a quanto pare, arriva dal basso. Oltre a pescare nel grande mare dell’edilizia sociale (4 milioni), Pianini e Scarpelli hanno già costruito a via Popilia un ambulatorio dell’Asp sui terreni di Enzo Bilotti e due palazzoni di contorno.

Ma hanno lasciato il segno (e ne abbiamo parlato a lungo) anche nel centro della città, tra via Rivocati e corso Umberto. Con tanto di fitto pagato per i magazzini dell’impresa.

E potremmo continuare ancora. Ma per il momento ci fermiamo qui.