C’è un filo rosso che, molto probabilmente, lega i due attentati incendiari subiti dai rappresentanti delle istituzioni comunali di Cosenza: l’assessore Francesco De Cicco e il consigliere Giovanni Cipparrone. A entrambi hanno bruciato l’auto. A De Cicco il 19 dicembre scorso sotto casa a via Popilia intorno alle 23,00, a Cipparrone ieri, nel parcheggio destinato ai lavoratori di Ecologia Oggi intorno alle 9,00. L’azienda dove Cipparrone svolge attività lavorativa.
Ma cosa hanno in comune questi due attentati? Innanzitutto c’è che entrambi svolgono attività politica, entrambi sono stati eletti a via Popilia ed entrambi sostengono l’amministrazione Occhiuto.
Una prima ipotesi potrebbe risiedere proprio nell’attività politica svolta dai due. Ricordiamo ai lettori che a breve via Popilia sarà interessata (finalmente) dai lavori previsti all’interno della “Agenda Urbana”: 29 milioni di euro per “risanare” gran parte dei quartieri di via Popilia e San Vito. Una iniziativa fortemente voluta dai due che sul “tema dei quartieri” hanno tanto lavorato. Una operazione che prevede, oltre all’installazione dei tanto desiderati ascensori, il rifacimento di molte facciate e così via, anche l’utilizzo di spazi pubblici attualmente occupati abusivamente, da trasformare in aree verdi. E questo potrebbe non piacere a qualcuno che su quegli “spazi” ha costruito la propria economia. Non solo. L’arrivo dell’enorme finanziamento, pari a quello di piazza Fera/Bilotti, potrebbe fare gola a qualcuno e l’intimidazione ai due potrebbe essere un chiaro segnale per dire: qui ci siamo anche noi. E la nostra fetta bisogna calcolarla.
Certo è che l’affare “Agenda Urbana” a via Popilia è molto appetibile. Specie se “l’andazzo” su tanti “piccoli interventi” sarà, come succede sempre con l’amministrazione Occhiuto, quello dei cottimi fiduciari e delle somme urgenze. E poi c’è tutta la questione fornitura “materiale” ed eventuali subappalti. Pensare che tutto questo avvenga senza l’intrusione delle cosche locali, e speriamo solo quelle, è come pensare di attraversare il bosco insieme a Cappuccetto Rosso sperando di non incontrare il lupo. Impossibile: la favola prevede l’incontro. Solo un ingenuo può pensare di non incontrare il lupo. E a Cosenza, si sa, l’ingenuità è di casa in procura. Tutti ingenuotti: pm e polizia giudiziaria.
Del resto l’attività investigativa a Cosenza sugli attentati incendiari, e sono tanti, non ha mai brillato. Tempo qualche mese dall’accaduto e sistematicamente questo tipo di reato viene archiviato. Non solo non si è mai scoperto un colpevole, ma non c’è neanche mai stata una “spiegazione ufficiale” sui vari “moventi”. Anche se non ci vuole zingara…
Ad escludere la pista “mafiosa” legata all’attività dei due, non sono solo gli ingenuotti della procura, ma anche l’assessore De Cicco che indica agli investigatori due possibili piste: la prima di natura personale legata al suo passato. Nella seconda pista De Cicco indica come probabile mandante dell’incendio della sua auto un ex consigliere comunale (è lo stesso De Cicco a dirlo con un post su FB) per questioni di rivalità ed invidia politica. Escludendo qualsiasi altro movente. De Cicco dice agli investigatori di non aver ricevuto nessuna minaccia mafiosa, di non essere stato avvicinato da nessuno per lavori o altro. De Cicco cos’è e come agisce la malavita non lo sa. Non gli è mai capitato di averci a che fare, per sua fortuna.
Un’altra ipotesi investigativa sull’incendio di ieri dell’auto di Cipparrone, potrebbe essere legata al suo lavoro. C’è da dire che non è la prima volta che il consigliere Cipparrone subisce questo genere di minacce. Nel febbraio del 2015 la sede dell’allora PSE, a via Popilia, gestita da Cipparrone, fu data alle fiamme. Anche qui nessun colpevole. Anzi un colpevole venne indicato proprio da De Cicco, che all’epoca liquidava l’accaduto come un evento “autoprodotto” dagli stessi aderenti al PSE, per passare da vittime. Visto che su via Popilia continuavano a perdere consensi.
Le note vicende all’interno di Ecologia Oggi, con il repulisti messo in atto da Guarascio, potrebbe aver prodotto delle incomprensioni tra “colleghi”. Qualcuno, o più di qualcuno, accusa Cipparrone di aver inciuciato con Occhiuto, passando con lui e votandogli bilancio e debiti, per far pressione su Guarascio affinchè riassumesse il fratello vittima anch’esso del repulisti di Guarascio. E siccome così è stato, qualcuno potrebbe avere pensato che la legge non è uguale per tutti, e che Cipparrone avrebbe usato il suo ruolo di consigliere, non per difendere tutti allo stesso modo, ma solo per curarsi i fatti suoi e quelli della propria famiglia. E siccome la legge a Cosenza non esiste, ha pensato bene, o hanno pensato bene, di farsi giustizia da soli.
Quale che sia il “movente” rimane la gravità degli episodi, e non capiamo cosa aspetti chi di dovere ad intervenire. Forse che ci deve scappare il morto? Oppure bisogna continuare a far credere ai gonzi che Cosenza è un’isola felice? Anche se da noi gli attentati ai rappresentanti delle istituzioni sono pari a quelli che si verificano nel “reggino”.
Comunque sia resta il fatto che due rappresentanti delle istituzione sono nel mirino di chissà chi, e chissà con quale scopo, e nessuno fa niente. E così com’è successo per tutti gli altri anche questo altro atto intimidatorio verrà archiviato. Meno se ne parla è meglio è. E la festa per corrotti e malavitosi continua.
GdD