Cosenza, Lino Di Nardo tra calcio e politica: è stato il primo a far allenare Allegri

Per il momento è solo un minirimpasto, della rifondazione della giunta Occhiuto di cui si parla da mesi, nessuna traccia. Le dimissioni di Vigna hanno rilanciato nel ruolo di assessore il “vecchio” Lino Di Nardo ma ormai tutti (ma proprio tutti) sanno che lo “spirito” del buon Luciano non solo aleggia ma è così presente al punto che la delega del Bilancio è rimasta a Occhiuto. Una specie di piccolo gattopardo cosentino.

Di Nardo gode di buona stampa e politica, la sua esperienza collaudata di commercialista dei poteri forti l’ha messo in condizione di ricevere endorsement su tutti i fronti, nonostante Lino sia sempre stato molto a destra (anche oggi si è legato al carro di Orsomarso). Il suo carisma è fuori discussione al punto che anche “a sinistra” sono arrivati segnali di distensione per il suo insediamento.

LINO DI NARDO, PAGLIUSO E IL COSENZA CALCIO

Lino Di Nardo ha finito con il legare buona parte della sua riconoscibilità mediatica ai trascorsi con il Cosenza Calcio, del quale è stato amministratore delegato nella gestione di Paolo Pagliuso ma anche dirigente negli anni della Serie B e con la Spal, della quale è stato presidente dal 2002 al 2005 fino al fallimento. Faceva parte di quel “gruppo di amici” che hanno risollevato le sorti del vecchio Lupo riportandolo in cadetteria dopo 24 anni, sfiorando l’impresa della Serie A e navigando, nel bene e nel male, per 15 anni in Serie B.

Il primo presidente di quel nutrito gruppo societario (un centinaio di soci) è stato Peppino Carratelli, che aveva nominato quattro dirigenti nel ruolo di vicepresidenti, sintetizzando così tutte le “correnti” di un’organizzazione che aveva raggiunto ottimi livelli di efficienza in tempi nei quali le società di calcio non erano neanche a scopo di lucro. Erano Antonio Serra, Paolo Pagliuso, Umberto De Rose e Salvatore Perugini. Siamo nel 1987. I due dirigenti con competenze di bilancio sono Lino Di Nardo e Bonaventura Lamacchia e in pratica condividono l’incarico di amministratore delegato come rappresentanti dei due gruppi. La convivenza non dura molto perché dopo la storica promozione in Serie B di Gianni Di Marzio e il primo splendido campionato nell’Olimpo del calcio con Bruno Giorgi (quello del palo di Lombardo contro l’Udinese), Pagliuso esce dal gruppo societario e con lui anche Di Nardo.

Il palo di Lombardo in Cosenza-Udinese

Il Cosenza Calcio prosegue il suo viaggio tra mille vicissitudini di bilancio ma anche con belle soddisfazioni: lo spareggio di Marulla del 1991 ma soprattutto il testa a testa. sempre con l’Udinese, per la Serie A perso nella fatale Via del Mare a Lecce dell’anno successivo e il bellissimo campionato del Cosenza dei giovani di Fausto Silipo nel 1993 con la formazione Berretti di Stefano Fiore Campione d’Italia. Poi il graduale declino.Pagliuso rileverà la società dalle mani di Bonaventura Lamacchia e Antonio Serra con un passivo di 49 miliardi delle vecchie lire nell’ottobre del 1994. La famosa “patata bollente”. Pagliuso non eredita solo una barca di miliardi di debiti ma anche un’iscrizione al campionato palesemente irregolare che costringerà la Figc a infliggere i famosi 9 punti di penalizzazione. Da lì la grande impresa del Cosenza di Alberto Zaccheroni che conquisterà con largo anticipo una memorabile salvezza. Di Nardo è in prima linea insieme al suo amico presidente ma anche il Cosenza gestione Pagliuso non manterrà le promesse. La catastrofica retrocessione del 1997 compensata dall’immediata promozione dell’anno successivo con Sonzogni in panchina e tanti giovani lanciati. Le vibranti contestazioni per la cessione del golden boy Stefano Morrone e le mille voci sul cambio della guardia con vere e proprie telenovele. Anni e pezzi di storia del calcio cosentino.

Poi, il 2000-01, l’anno che potrebbe essere davvero quello della svolta. Il Cosenza capolista per nove settimane e mezzo e in lotta per la Serie A fino alla sfida di Verona contro il Chievo, persa negli ultimi dieci minuti dopo aver toccato il cielo con un dito per il gol di Adriano Fiore. Ma anche l’anno della “guerra” societaria tra Pagliuso e Lorè, devastante per la squadra e determinante per il fallimento dell’obiettivo.

L’OPERAZIONE SPAL

Lino Di Nardo, uno degli uomini di Occhiuto

Lino Di Nardo diventa uno dei protagonisti dell’affare Spal insieme a Pagliuso nel 2002-03. A seguito dei problemi economici che colpiscono la CoopCostruttori, Roberto Ranzani, ferrarese doc ex direttore sportivo del Cosenza e grande amico del patron rossoblù, “pilota” l’operazione e Pagliuso individua Lino Di Nardo come presidente e suo uomo di fiducia. Il modello è quello intrapreso da Gaucci e Zamparini, che sono presidenti di più società (Perugia e Catania il primo, Venezia e Palermo il secondo). Il giochino è quello di risparmiare un po’ di denari facendo girare i calciatori e infatti il mercato porta numerosi giocatori dal Cosenza alla Spal tra cui Luca Altomare, Marco Colle, Fabio Di Sole, Tomaso Tatti, Mario La Canna, Carlos Aurellio e ancora altri. Il primo campionato di Serie C non sarà un granché: Giuliano Sonzogni sostituisce Walter De Vecchi (entrambi ex allenatori del Cosenza) e ottiene una sofferta salvezza.

Ma il 2003 è anche l’anno in cui scatta a Cosenza l’Operazione Lupi della Dda di Catanzaro che porterà all’arresto di Pagliuso con tutte le conseguenze catastrofiche per le sue aziende e il suo capitale (che poi si concluderà anni dopo con l’assoluzione con formula piena per il patron del Cosenza). Ciononostante, Di Nardo va avanti con la gestione della Spal.

La campagna acquisti per la stagione 2003-04 porta in dote alcuni rinforzi, tra cui Andy Selva e Davide Succi, in un’ottica complessiva di ridimensionamento dell’impegno del patron Pagliuso. Come nella stagione precedente, dopo una serie di risultati negativi la società sostituisce l’allenatore, in questo caso Sonzogni, scegliendo Gian Cesare Discepolii (già alla guida della Spal nei primi anni 1990), con i biancazzurri che si classificano infine al nono posto.

DI NARDO CHIAMA ALLEGRIPer la stagione 2004-05 la panchina viene affidata da Lino Di Nardo a Massimiliano Allegri, alla sua prima vera esperienza in panchina dopo aver smesso di giocare e il “praticantato” sulla panchina dell’Aglianese, in C2. Il primo Allegri è un allenatore intraprendente e già con la sua personalità. Nonostante gli evidenti problemi con una società in difficoltà, dimostra di essere all’altezza del compito: la Spal, dopo un avvio con alti e bassi, va a regime e regala belle prestazioni. Ma nel periodo nel quale le cose non andavano benissimo, Allegri aveva rischiato l’esonero, anzi lo aveva proprio “ricevuto”.

Il giorno dopo il ko contro il Padova, infatti, l’allenatore stava rincasando nella sua Livorno e al telefono la dirigenza (non sappiamo se fosse Di Nardo o Pagliuso padre o Pagliuso figlio) gli comunicò la volontà di esonerarlo. Tempo un’oretta e mezza e il telefono di Max squillò nuovamente… La Spal aveva deciso di tenerlo anche perché Gian Cesare Discepoli, il tecnico designato e che aveva già guidato i ferraresi tra il 1990 (anche come preparatore atletico) e il ’95 nonché nella stagione precedente, non aveva dato una risposta decisa e definitiva. Nel frattempo Allegri sarebbe tornato subito alla vittoria contro il Cittadella: di lì in poi la risalita. La classifica si fa interessante, e Allegri riesce a tenere unito il gruppo a fronte dei problemi societari. Il mercato di gennaio vede infatti partire Luigi Consonni, Fabio Roselli, Tomaso Tatti e Riccardo Corallo. Nonostante tutto la squadra naviga verso una tranquilla salvezza con il nono posto in classifica. E Di Nardo passerà agli annali come lo “scopritore” di Allegri.

Il peggio deve ancora venire, ed accadrà fuori dal campo di gioco.

Nell’estate successiva vengono ingaggiati il tecnico Ezio Glerean e molti nuovi giocatori, ma il 9 agosto la Società Polisportiva Ars et Labor S.p.A. fallisce e viene esclusa dal campionato di pertinenza, la Serie C1. La gloriosa storia del club biancazzurro, dopo novantotto anni, pare giunta al capolinea. E a Ferrara inevitabilmente non saranno in pochi ad affermare che in quel momento si è toccato il punto più basso della storia della Spal, oggi in Serie A a distanza di 12 anni. 

L’INCHIESTA

Non solo il danno sportivo, perché dopo il fallimento arrivò anche una inchiesta giudiziaria. In quel lasso di tempo (2003-05), secondo le accuse, Di Nardo non avrebbe versato le somme trattenute dalle retribuzioni dei propri dipendenti per un valore complessivo di 64mila euro: 60mila per gli sportivi, quattromila per gli addetti agli impianti. Sempre nello stesso periodo avrebbe poi utilizzato un credito Iva inesistente per coprire somme societarie di svariate centinaia di migliaia di euro (da qui il reato 640 di truffa) ottenendone ingiusti profitti per 600mila euro. Enpals e Ministero le persone offese.

Il pm Nicola Proto aveva chiesto il rinvio a giudizio: per le ipotesi di reato di truffa e omesso versamento di somme trattenute dalle retribuzioni dei propri dipendenti. Ma in sede di udienza preliminare, davanti al giudice Silvia Migliori, ecco il patteggiamento. A nove mesi. La pena è stata sospesa e per Lino Di Nardo è giunta sia la non menzione sia l’effetto dell’indulto.

LA POLITICA

Finita l’avventura alla Spal, Lino Di Nardo ha fatto politica in prima persona. A destra. Ed è stato tra i sostenitori della prima ora di Mario Occhiuto, prima da consigliere e adesso da assessore. Al suo posto in Consiglio ritorna Giovanni Quintieri, di professione avvocato ma che negli anni in cui Di Nardo era dirigente del Cosenza era anche un talentuoso calciatore, mezzala di regia, una delle bandiere della Morrone, la gloriosa seconda squadra della città. Chissà se Quintieri ha mai rimproverato a Di Nardo e alla dirigenza dell’epoca del Cosenza Calcio di non averlo mai preso in considerazione per indossare la casacca rossoblù. Noi non abbiamo dubbi che l’avrebbe onorata molto meglio di tanti altri che venivano dal Nord.