Cosenza, loculi d’oro al cimitero: la frana, la gara e il binomio (perfetto) Nunnari-Occhiuto

Dopo anni di abbandono e incuria, il cimitero di Cosenza cambia look… almeno così doveva essere. In attesa – ancora – dell’assegnazione della gara per gli interventi e i servizi nella parte interna, si è proceduto ormai circa due anni fa con la riqualificazione del luogo sul versante esterno. La frana che invadeva la carreggiata di Colle Mussano dal 2009, pare sia stata quantomeno “aggiustata” e ci mancherebbe altro. Dal 2011 gli innumerevoli fondi concessi e spariti di 350 mila euro dovevano finanziare un primo intervento volto a mettere in sicurezza l’area. Nel febbraio 2015 arrivò poi dalla Regione Calabria l’iter per il finanziamento comunitario di due milioni di euro – risorse liberate – finalizzato ad interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, tra le quali è rientrato anche Colle Mussano.

Di sicuro, sono stati costruiti alcuni muri di contenimento, sul versante franato; ma una parte altrettanto sicuramente resta ancora in attesa di lavori, che non ci pare siano in corso.

La speranza era che, una volta per tutte, si chiudesse il capitolo frana e degrado nella zona di Colle Mussano. Ma in molti vedono che ancora una parte di terra si riversa in strada e non mancano i soliti rifiuti ad “ornare il luogo”.

Lì a fianco, invece, il nuovo e moderno complesso funerario voluto dalla Curia cosentina, inaugurato più di un anno fa, continua velocemente ad ampliarsi. Il plesso, costruito consta di 200 loculi (realizzati dall’Arciconfraternita della Consolazione) già consegnati al Comune; altri 200 loculi saranno consegnati quando verrà ultimato il polo A, nel quale troveranno collocazione altri 1600 loculi.

Nel plesso dedicato a S.Francesco di Paola e alla Beata Suor Elena Aiello, un loculo costa 3500 euro con una maggiorazione di circa 700 euro. La Curia potrebbe guadagnare (una volta terminata la struttura) quasi 8 milioni di euro. E non finisce qui, nell’articolo 34 dello Statuto diocesano per le confraternite dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, si legge: i loculi di proprietà della Confraternita non possono in alcun caso essere venduti, ma solo dati in concessione. I contratti di concessione sono sottoposti all’approvazione dei competenti uffici diocesani.Articolo 35: le concessioni di loculi possono avere una durata massima di 30 anni e comunque non superiore a quella prevista dalla legislazione civile. Trascorso il periodo di concessione il loculo torna nella piena disponibilità della Confraternita.

Insomma, un investimento per la Curia a lunga durata e a futura memoria, come dicono i maligni. 

E non è finita qui. Nel suo progetto di privatizzazione, Occhiuto aveva già scelto il “soggetto” da coinvolgere e già a Cosenza le voci dilagavano. Il prescelto era il “solito” Giorgio Ottavio Barbieri, già deus ex machina dell’ecomostro di Piazza Fera. Pensate che il 20 ottobre 2016 il Dirigente del Dipartimento Infrastrutture di Palazzo dei Bruzi, ing. Francesco Converso (un altro degli sciacquini di Occhiuto), aveva provveduto a nominare i componenti la Commissione di Gara per la progettazione definitiva, progettazione esecutiva e ampliamento dei Cimiteri cittadini e per la gestione dei servizi cimiteriali ed accessori, nonché per la gestione del servizio di illuminazione votiva. Della Commissione di gara facevano parte, oltre a tre dirigenti del Comune, anche due componenti indicati dalla Prefettura di Cosenza e che avevano preso il posto dei due membri, sempre di nomina prefettizia, che, per sopraggiunti impedimenti personali, avevano precedentemente rassegnato le dimissioni dall’incarico.

Del resto, la gara (si parla di 35 milioni di euro, comprendenti anche loculi e lumini, ma non se ne escludono molti di più) fa decisamente gola e il profilo di Barbieri sarebbe stato perfetto. Il miraggio di un facile business quasi illimitato potrebbe condurre a feroci e disinvolte speculazioni edilizie, com’è avvenuto negli Stati Uniti (dove soggetti privati hanno costruito autonomamente cimiteri e li hanno diretti come una qualsiasi impresa capitalistica). Senza considerare che una visione troppo aziendalistica del sacro luogo potrebbe, nell’ottica ossessiva del profitto, violare la sacra pietà per i defunti, di cui i sepolcri sono da sempre silenziosi custodi. 

Ma il destino – cinico e baro! – ha voluto che dopo appena tre mesi dalla nomina della Commissione, Barbieri finisse in galera e così non solo il progetto si è fermato ma anche la gara è stata “congelata” in attesa di tempi migliori.

Siamo davanti agli stessi criteri di Piazza Fera: qualsiasi privato subentri nella gestione di spazi cimiteriali deve sostenere costi di entrata altissimi per ammodernare e riqualificare l’area con criteri più manageriali per assicurare efficienza nella propria azione quotidiana. Ciò non comporterebbe di certo un prezzo ridotto per l’utente (così come affermò il solito Occhiuto).

Poi c’è la corsa al ribasso nella qualità delle prestazioni. I numeri parlano chiaro, là dove i servizi cimiteriali sono esternalizzati la qualità del cimitero è peggiorata. Un privato, poi, per sopravvivere in un contesto di libera competizione dovrebbe fissare prezzi di mercato, quindi piuttosto alti rispetto agli standard odierni e quest’esigenza mal si concilierebbe con la presenza di affossatori spesso improvvisati e poco attenti al rapporto col pubblico. Se il cittadino paga ha il sacrosanto diritto a pretendere il massimo in termini di tempestività, sicurezza e soddisfazione dei propri bisogni.

Questo è ciò che normalmente accade, ma la gara è stata indetta proprio con finalità opposte. Ma ovviamente nessuno ne parla. Per questo, Occhiuto e Nunnari rappresentano ormai un binomio perfetto di corruzione e malaffare. Porcaria, dicimu a Cusenza…