Cosenza, Mario Occhiuto e Walter Pellegrini guidano la congiura alla Fondazione Giuliani e a Villa Rendano

Abbiamo deciso di aprire uno spazio con il quale Iacchite’ vuole seguire e commentare la “vera storia” della Fondazione Giuliani di Cosenza di cui è stata compiuta senza ragioni note una specie di decapitazione alla Robespierre. Il decapitato al di là dei ruoli formali è stato Francesco Pellegrini, colui che su mandato del Fondatore Sergio Giuliani ha realizzato il progetto che in realtà si chiama “Villa Rendano” e che era il garante – sempre su mandato di Sergio Giuliani- di assicurarne la durata nel tempo dando spazio a nuove iniziative, il giornale ICalabresi in primo luogo, peraltro accolto da milioni di calabresi sparsi ovunque. La domanda alla quale occorre rispondere per un obbligo etico e per non contraddire la volontà dirimente di Sergio Giuliani è: quale legittimità può avere una Fondazione in mano a soggetti che restano estranei e portatori di un’azione di conquista ostile? Francesco Pellegrini sta scrivendo questa storia su un blog, che ha intitolato non a caso “I Nuovi Calabresi”. 

TERZO CAPITOLO: LA CONGIURA (https://www.inuovicalabresi.it/capitolo-3-la-congiura/)

Definizione della Treccani della parola FIDUCIA: 1. Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.
Dunque una parola o meglio o un’attitudine nobile, positiva. A patto che la fiducia sia data alle persone che la meritano e ne sono degne.

Nella citazione dinanzi al Tribunale dei 4 membri del Cda che hanno determinato per propri fini e senza motivazione lo scioglimento del Cda per far fuori il suo Presidente si chiede di riconoscere a carico dei congiurati infedeli l’“abuso di diritto”, che è la massima espressione di violazione dell’obbligo di buona fede.

Vi risparmio una lunga  citazione. 
Spero sia chiaro un caso contenuto in una sentenza dalla Cassazione che mi sembra esemplare: in un CdA tre membri vanno d’amore e d’accordo perché tutti parte della maggioranza dei soci. Il quarto invece, che tra l’altro rappresenta la minoranza, è sgradito ai primi.

La soluzione? I tre trovano un pretesto che comporta lo scioglimento dell’Organo e così si liberano del membro sgradito. Poi con la faccia di tolla gli stessi tre sono rinominati nel nuovo CdA tranne il quarto importuno. È esattamente – questa è la nostra tesi – la riproduzione dello stesso caso: Walter Pellegrini, Linda Catanese, Giovanni Gambaro sono rinominati e Mario Occhiuto e Francesco Kostner (con il K come Kapò) entrano come nuovi. Il quarto congiurato l’avv. Mungari si tiene stretto il potere di nominare all’occasione un nuovo CdA – che grazie al mio eccesso di fiducia che somiglia come una goccia d’acqua alla dabbenaggine – ha avuto in dote da me. Occhiuto e l’altro tizio – dicono (ma non sono un esperto) massone del Grande Oriente d’Italia – sono minoranza e anche volessero non potrebbero far nulla contro la maggioranza dei membri.

Ci sarà come previsto, ove riconosciuto l’abuso di diritto, l’annullamento degli atti compiuti dal nuovo CdA? Lo darei per scontato, ma il giudice ha sempre un potere interpretativo della norma che ti può sorprendere in positivo o in negativo.

Ma i fatti e i misfatti restano, documentati e documentabili. Se posso dirlo prima di baciare la pantofola del neopresidente, comunque abusivo e certo fuori dall’orizzonte immaginato dal fondatore Giuliani aspetterei un po’. La vita spesso ti sorprende e ti fa trovare dalla parte sbagliata.

WALTER PELLEGRINI E MARIO OCCHIUTO GUIDANO LA CONGIURA

Il capitolo 3 della Storia vera di Villa Rendano è sovrastato da una magnifica foto dell’affresco Le Idi di marzo, quando  Cesare fu tradito e ucciso da Bruto.

Il titolo “La congiura” ci calza come un pennello. A Villa Rendano non è stato ucciso nessuno, è stato sbattuto fuori solo Franco Pellegrini, Presidente della Fondazione ma con una caratura molto più modesta rispetto a Cesare. Cosi come Walter Pellegrini, il capo dei congiurati, con Bruto c’entra come i cavoli a merenda.

Però il piccolo Bruto Pellegrini detto Walter il suo bottino l’ha portato a casa, almeno per adesso e può, finché dura, smettere di farsi il sangue amaro. L’ altro Pellegrini, trasferendosi da Roma a Cosenza, gli aveva  tolto i galloni di “Direttore di Villa Rendano”, che non si sa bene in cosa consistesse ma suona bene, come anche  le luci della ribalta che al Walter piacione “lo illuminano d’ immenso”, gli aveva  probabilmente tagliato un po’ di picciuli e il privilegio di beneficiare a suo piacimento pescando nelle casse della Fondazione. A Cosenza, ma non solo, sentirsi salutato su Corso Mazzini con una serie di stentorei  “Come sta Presidente?” o “”Complimenti presidente!” fa gonfiare i petti d’orgoglio, anche se è molto probabile conoscendo le costumanze locali che allontanatosi il Presidente parte il pensiero maligno che è il condimento essenziale delle litanie.

Tra i congiurati svetta il senatore Occhiuto del quale abbiamo detto e letto che spingendo Giuliani a comprare Villa Rendano, facendo violenza al suo superego, poteva almeno evitare l’oltraggio di fottergli  da morto la certezza che avrebbero lasciato Franco Pellegrini a completare il lavoro attivando la procedura da lui concordata con un notaio per assicurare la durata nel tempo della Fondazione.

Giuliani quindi è stato gabbato due volte: prima quando gli hanno fatto acquistare la bella Villa della famiglia Rendano per restituirla al patrimonio architettonico della città e poi dimenticandosene  – con costi di gestione insostenibili – e gabbato tre volte Franco Pellegrini che come ricorda lui ha dedicato 11 anni della sua vita a questa storia e soprattutto peccando di troppa fiducia ha lasciato ad estranei spicciafaccende la Fondazione, che durare un po’ durerà, ma con parsimonia, perché i cosentini, specie quelli che contano, si stancano presto, avvolti nella nebbia delle parole vuote e nella esibizione faticosa di un potere che può essere solo evocato con nostalgia e i resti dell’ arroganza.