Cosenza nel pallone, la prima Serie B. Un sogno: Demaria in maglia rossoblù

Derby di Milano 1941: Attilio Demaria e Giuseppe Meazza

Quello che inizia stasera ad Ascoli è il ventesimo campionato di Serie B per il Cosenza Calcio. La memoria del primo, storico campionato cadetto per i colori rossoblù si perde ormai nella notte dei tempi e mai come oggi è opportuno ricordarla alle giovani generazioni. Non prima di aver sottolineato che in questi 19 campionati di Serie B, il miglior risultato in assoluto è stato il quarto posto del 1988-89 (quello di Bruno Giorgi) insieme a Cremonese e Reggina, che però disputarono lo spareggio per la Serie A per i perversi meccanismi della classifica avulsa. Subito dopo, il quinto posto del campionato 1991-92 (quello di Edy Reja) con i Lupi fuori dallo spareggio per la Serie A con l’Udinese solo dopo la sconfitta nell’ultima giornata sul campo del Lecce. E ancora, il settimo posto del campionato 1992-93 (quello di Fausto Silipo) e l’ottavo posto del campionato 2000-01 (allenatore Bortolo Mutti), che passerà alla storia come l’unico nel quale il Cosenza ha guidato (per nove settimane e mezza) la classifica della Serie B. Oggi i Lupi tornano in B dopo 15 anni dall’ultima rovinosa retrocessione con fallimento (le altre erano state quelle del 1947-48, del 1963-64 e del 1996-97). 

Ma ora è il momento di tornare indietro nel tempo e di ricordare il primo, storico campionato in Serie B del Cosenza (in due puntate). 

I dirigenti del Cosenza hanno un sogno per il primo campionato in Serie B dell’anno di grazia 1946-47: portare in riva al Crati un campione del calibro di Attilio Demaria nel ruolo di allenatore-giocatore. Demaria è a fine carriera ma ha un palmares di prima grandezza.

Nato a Buenos Aires il 19 marzo del 1909, ha il fisico di una roccia e il carattere chiuso, Attilio Demaria. Parla poco, preferisce farsi in quattro sul campo. Mezzala dalle gambe arcuate, ha uno stile inconfondibile: parte a testa bassa, con una corsa apparentemente scoordinata ma potente, e semina il panico nelle difese avversarie. Una mezzapunta (come si diceva un tempo) che segna ma preferisce far segnare, che il gioco sa vederlo e costruirlo. Ha una raffinata visione globale di gioco, buone capacità di palleggio e grande tecnica individuale. E’ anche un giocatore piuttosto concreto, in questo aiutato dalla precisione del suo tiro, solitamente effettuato con il piede sinistro.

In Argentina raggiunge la notorietà nell’ Estudiantes Porteno, e dal 1930 nel Gymnasia y Esgrima La Plata. Demaria, appena ventunenne, fa parte della spedizione della nazionale argentina ai Mondiali in Uruguay del 1930, vinti dai padroni di casa che in finale battono proprio la selezione albiceleste.

Durante una tournée europea con il suo club lo notano gli osservatori dell’Ambrosiana-lnter. Demaria è nerazzurro dalla stagione 1931-32, e indossa la stessa maglia per dieci anni, vincendo due scudetti e una Coppa Italia. Mezzala sinistra nei primi anni, può spostarsi a destra, come preferiva, con l’arrivo di Giovanni Ferrari. Insieme a quest’ultimo e a Giuseppe Meazza forma uno dei più poderosi attacchi dell’epoca. Alla sua prima stagione in Italia, Demaria gioca da titolare inamovibile, venendo schierato 32 volte su 34 e va a segno in 8 occasioni. La Serie A 1932-33 è per lui la miglior stagione a livello realizzativo in Italia: segna difatti 13 gol in 30 partite e si aprono anche le porte della Nazionale italiana, nella quale gioca da oriundo, dal momento che i suoi genitori erano partiti da Crescentino, ne! Vercellese, per trovare fortuna in Sudamerica. Lui, che di quella razza dura aveva tutte le caratteristiche, la fortuna la trova in nerazzurro ma anche in azzurro.

Demaria in Nazionale sarebbe “chiuso” dalla presenza dei suoi compagni di squadra Meazza e Ferrari ma il leggendario commissario tecnico Vittorio Pozzo lo tiene in grande considerazione e lo convoca sistematicamente quando non dispone di uno dei due ma non solo. Esordisce infatti il 27 novembre 1932 a San Siro contro l’Ungheria, in una vittoriosa gara amichevole, impiegato come centravanti, insieme a Meazza e Ferrari sostituendo il titolare Schiavio.

Nel 1933-34 gioca tutte e 34 le gare di campionato, realizzando 12 gol e conquistandosi la convocazione di Pozzo per il Mondiale “italiano” con il Paese in pieno regime fascista. L’Italia approda ai quarti di finale, gioca contro la Spagna, pareggia ed è costretta a ripetere l’incontro. Si gioca a Firenze, Pozzo decide di non mandare in campo Ferrari e dà fiducia a Demaria. che gioca in una prima linea composta anche da Guaita, Meazza, Borel II e Orsi. Sarà Meazza a segnare il gol della vittoria, che spianerà la strada al successo finale ottenuto dopo aver liquidato l’Austria in semifinale e la Cecoslovacchia nella finalissima. L’Italia è Campione del mondo e anche Demaria si fregia del titolo, avendo dato il suo valido contributo. Il primo gol in azzurro arriva a Zurigo il 5 aprile 1936 contro la Svizzera a coronamento di un duetto Piola-Meazza. In totale, Demaria giocherà con la Nazionale 13 gare segnando 3 reti. Nel 1936 torna in Argentina ma dopo appena due anni è di nuovo in Italia con la “sua” Ambrosiana-Inter.

Alla sua prima stagione di rientro in Italia, nel 1938, vince la Coppa Italia. Nel campionato di Serie A 1939-40 Demaria diviene un elemento portante della formazione interista che si aggiudica finalmente lo Scudetto: chiamato a sostituire Giuseppe Meazza e Giovanni Ferrari, infortunati, segna 12 reti in 29 gare, portando un decisivo contributo alla vittoria finale. E’ titolare anche nelle due stagioni seguenti, mentre nel 1942-43 è meno impiegato: lascia il club nerazzurro all’indomani della sconfitta per 2-1 subita sul campo del Vicenza l’11 aprile del 1943. Con l’Ambrosiana-Inter ha disputato complessivamente 295 incontri (268 in campionato, 17 nelle coppe europee e 10 in Coppa Italia) siglando 86 marcature (76 in campionato, 8 nelle coppe europee e 2 in Coppa Italia).

Dopo un periodo di fermo a causa della Seconda guerra mondiale, Demaria è ingaggiato dal Novara, che lo impiega nel Campionato Alta Italia 1944 (il torneo della Repubblica Sociale Italiana). Nel 1946 viene acquistato dal Legnano, con cui disputa la Serie B-C Alta Italia 1945-46.

Estate 1946. Non è facile convincere Attilio Demaria a scendere al Sud per guidare tra l’altro una neopromossa in Serie B ma i dirigenti cosentini non demordono. Tocca a Carlo Leonetti, definito da tutti lo sportivo gentiluomo. stretto collaboratore del presidente Mario Morelli, curare i contatti fino al sospirato accordo finale. Leonetti si avvale della collaborazione di una serie di influenti amicizie all’interno dell’Internazionale (è la nuova denominazione dell’Inter dopo la fine del regime fascista) e riesce nel suo obiettivo trascinando all’entusiasmo tutta la città e la provincia.