Cosenza, novembre 2000: il picco della seconda guerra di mafia. Il duplice omicidio Perri-De Marco

La seconda guerra di mafia a Cosenza è stata particolarmente cruenta. Tra la fine degli anni Novanta e il 2002 la città fu costretta ad assistere inerme ad un regolamento di conti particolarmente feroce. Gli arresti di stamattina per la cosiddetta strage di via Popilia è come se ci avessero riportato indietro di 18 anni.

Benito Aldo Chiodo e Francesco Tucci sono stati uccisi il 9 novembre del 2000. I carabinieri del reparto operativo provinciale, coordinati dall’allora pm antimafia Facciolla, ritrovarono, in quegli stessi giorni, la Lancia Thema utilizzata per il loro omicidio sepolta sotto una montagna di sabbia nel cantiere edile di Sergio Perri, un imprenditore cosentino già noto alle forze dell’ordine. Il significato di quel ritrovamento, apparse in tutta la sua gravità appena pochi giorni dopo, esattamente 18 ani fa come oggi: 16 novembre 2000. Una “risposta” tremenda al duplice omicidio di appena una settimana prima.

Marito e moglie, Sergio Perri e Silvana De Marco, di 36 e 30 anni, sono stati uccisi in un agguato a Castiglione Cosentino, a pochi chilometri da Cosenza, mentre erano in auto. ere. La Mercedes sulla quale viaggiavano le vittime è stata affiancata da una moto con a bordo i due sicari, uno dei quali era armato di pistola calibro nove dotata, presumibilmente, di caricatore bifilare. Contro la vettura con a bordo Perri e la moglie sono stati sparati una ventina di colpi che hanno raggiunto i due coniugi al torace e in altre parti vitali. Silvana De Marco, che era alla guida dell’automobile, ha tentato di sfuggire all’agguato e che tra la moto e la Mercedes ci sia stato un inseguimento protrattosi per chilometri.

Sergio Perri era stato scarcerato appena venti giorni prima: era indagato dalla Dda nell’ambito dell’inchiesta “Piranha”, che nel 1999 aveva consentito di sgominare un’associazione mafiosa attiva a Paola, San Lucido e Amantea, specializzata nelle estorsioni alle imprese edili. Un sodalizio criminale dominato da Romeo e Marcello Calvano. Perri veniva indicato dall’allora pm antimafia Eugenio Facciolla come il referente degli affari del cemento del gruppo Calvano. L’impresa di Perri era imposta per la fornitura degli inerti e la gestione dei subappalti alle aziende operanti sul Tirreno. Il diretto interessato aveva sempre respinto le accuse.

Perri aveva già subito altri due gravi lutti in famiglia. Nell’ottobre del 1990 le cosche della ‘ndrangheta cosentina – appena pacificate – gli uccisero uno zio, Pino Chiappetta (fratello della madre), pure lui imprenditore. Venne punito per aver osato mettere il naso nei lavori pubblici dando fastidio ai mammasantissima.

Nel novembre del 1999 invece era stato ucciso il cognato Vittorio Marchio nel popoloso quartiere di Serra Spiga. Anche lui era indagato nell’inchiesta Piranha. Dall’inchiesta emergeva infatti che Marchio aveva ospitato, nel novembre del 1998, un incontro chiarificatore tra il cognato Perri (ne aveva sposato la sorella) e un imprenditore impegnato nei lavori di costruzione della Città dei Ragazzi. In quel periodo, a parere della magistratura distrettuale, Perri, forte dell’amicizia con i Calvano, aveva esercitato pressioni per ottenere la fornitura del cemento necessario alla realizzazione dell’imponente opera pubblica. Per sfuggire alle presunte vessazioni esercitate da Perri – concretizzatesi in attentati compiuti contro mezzi meccanici posteggiati nei cantieri di Rende -, l’imprenditore si sarebbe rivolto a Marchio, che avrebbe messo le cose a posto. Un’intrusione evidentemente non gradita. Marcello Calvano è stato ammazzato a San Lucido nell’agosto 1999, Marchio due mesi e mezzo dopo.

Tornando a quel drammatico novembre 2000, il sindaco di allora Giacomo Mancini aveva convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, riconfermando massima fiducia alle forze dell’ordine ed offrendo la collaborazione del Comune per il recupero della sicurezza sul territorio. Sette parlamentari del centrosinistra (primo firmatario Paolo Palma) avevano presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno del tempo, Enzo Bianco, chiedendo il potenziamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e di istituire a Cosenza una sezione distaccata della Corte d’Appello. Una vecchia richiesta che non è mai andata a buon fine.