Cosenza, Occhiuto e le ditte amiche: 2 milioni in tre anni alla Filvin

Sarà anche che al Comune di Cosenza come dice Occhiuto – l’imprenditore fallito diventato sindaco per cacciarsi con i soldi dei caggi i suoi debiti personali e ora anche i suoi sodali del porto delle nebbie tra pm e giudici requirenti -, non ci sono ditte amiche (il che già di per se, e lo sapete tutti, è una cazzata colossale), ma di sicuro ce ne sono alcune, di ditte, che ce l’hanno più sopra delle altre. Questo è evidente.

Perché è scritto nero su bianco negli atti pubblici. Da qui non si scappa. Ditte che instaurano, non si capisce per quale specifica ragione, se non quella, magari, di essere unti dallo spirito santo, un rapporto privilegiato e di fiducia con la pubblica amministrazione. Cosa che la legge consente. Perché, ad esempio, se si rompe una fogna, o un tubo della condotta idrica, che sono situazioni che necessitano di un immediato intervento manutentivo, non si può aspettare che l’amministrazione bandisca un gara pubblica per affidare i lavori, che ci vogliono mesi…

In questi casi si può intervenire in maniera diretta ed immediata attraverso gli strumenti amministrativi dell’affidamento diretto o dei cottimi fiduciari. Strumenti che vanno utilizzati solo se si creano situazioni che mettono a repentaglio la sicurezza e l’efficienza dei servizi primari per il cittadino.

Insomma, se l’amministrazione affida un lavoro urgente alla sua ditta di fiducia, è perché l’urgenza è vera e concreta. Tali interventi non possono superare la cifra di 40.000 euro. Una somma equilibrata che copre economicamente questo tipo di interventi manutentivi. Una giusta regola. Perché l’imprevisto va considerato. E non si può aspettare la burocrazia, se un intero quartiere resta senza acqua, o al buio.

Solo che, da un po’ di tempo a questa parte, questi giusti strumenti amministrativi, sono diventati la nuova frontiera della tangente. Un modo “tranquillo” per far girare soldi, e specularci di sopra senza correre tanti rischi. Le bustarelle farcite non si usano più. E non c’è amministratore che non abbia abusato di questa pratica.

Se poi guardiamo questa amministrazione, il quadro si fa allarmante. Un abuso continuo e reiterato dell’affidamento diretto e dei cottimi fiduciari. Va aggiunto che la norma che regola questo atto amministrativo, parla anche chiaramente di trasparenza nell’affido dei lavori e nella turnazione delle ditte e nell’esecuzione.

Bisogna far lavorare un po’ tutti, almeno negli interventi di “ordinaria manutenzione” di una città. Che non prevedono professionalità specializzate, ma che necessitano di competenze di cui ogni ditta edile o di altra natura sono dotate. Tutte le ditte edili sanno riparare un muro, non ci vuole un fisico nucleare, ma un bravo e attento maestro muratore. Per cui il rapporto di fiducia e “privilegiato” che si crea con l’amministrazione deve essere giustificato quantomeno dalla necessità di far intervenire ogni volta uno specialista di cui solo una ditta è dotata.

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Altrimenti non si capisce perché, a pari competenze, a stippari nu tombinu, ad eseguire i lavori è sempre la stessa ditta. La legge è chiara: proprio per non creare “monopolio” e tangentisti, le ditte, a pari competenze, devono girare.

A gestire questo bisiniss, è il dirigente comunale. E’ lui che affida direttamente, con una delibera dirigenziale, i lavori. Il sindaco ha però l’obbligo di vigilare che tutto si svolga nella trasparenza e nel rispetto della turnazione.

Da noi questi dirigenti si chiamano Domenico Cucunato, nominato da Occhiuto, ormai passato a miglior vita, e il dipendente pubblico, l’ingegnere Carlo Pecoraro. Uomo potentissimo. E’ stato lui il vero sindaco della città fino a che la pensione (e non certo le ridicole misure cautelari di Spagnuolo e della Manzini) non l’ha tolto di mezzo, pochi mesi fa.

Perché era da lui che passavano le carte. Quasi tutta l’economia che derivava dall’edilizia che si sviluppava in città, era sulla punta della sua penna. Se gli eri amico, ed avevi una ditta, avevi svoltato. Non ti dico le regalie che riceveva. Prisutti, supprissati, chiarenza, olio, ova frische, pimmaduari. Come si faceva una volta con il pretore di paese. Se dovevi costruire, a Cosenza, era lui che decideva come e quanto. E se sei un degno e meritevole costruttore, non c’è problema. Un ritocco qua, un ritocco là, e la volumetria diventava volubile.

Il palazzo, o la strada, si allargava e si stringeva come volevi tu. E se poi in questo allasticare, ci scappava un appartamentino, beh, lo si poteva sempre intestare al cugino del cognato dello zio. Una potenza da non credere. Una ricchezza che non immaginate. Nascosta chissà dove.

Vi abbiamo già parlato altre volte di ditte che godono di favori da parte di questa amministrazione, e nonostante ciò, la musica non è cambiata.

Infatti l’ingegnere Pecoraro nonché il sindaco Occhiuto, dovrebbero spiegare ai cittadini, e alle altre ditte, che cosa ha di speciale la “Ditta Filvin sas di Filice Francesca con sede in Cosenza Corso Mazzini”.

Perché ha un rapporto fiduciario con l’ingegnere Pecoraro?

Per carità, la signora Filice sarà anche una brava ed onesta imprenditrice, non è certo questo che mettiamo in discussione, ma una sessantina di affidamenti diretti per oltre due milioni di euro, forse sembreranno esagerati anche a lei.

Perché, se i suoi interventi fossero, come dicevo sopra, specializzati in lavori che solo la sua ditta può fare, allora non si discute. Ma se parliamo di stippare tombini, pittari muri, cambiare vetri e lampadine, aggiustare bagni, e alliccate di cemento varie, allora non va più bene. La regola è infranta. Salvo ulteriori spiegazioni da parte della ditta e di Pecoraro.

Dove sta la turnazione? Allora, se non c’è un bisogno particolare nel chiamare specificatamente questa ditta, vuol dire che c’è qualche altro interesse. Non si scappa. Di che natura si può immaginare facilmente.

A scorrere gli atti che riguardano questa ditta, molte sono gli interventi manutentivi presso il tribunale di Cosenza. A botti i 40.000 euro l’una. Si tratta sempre di interventi relativi a bagni rotti, tinteggiatura di uffici e vetri da cambiare. Dove sta l’urgenza in queste cose personalmente non lo capisco. Per non contare i tombini da stippare, e i vari rattoppi lungo la rete idrica. Tutti interventi la cui efficacia, anche questa, mi sfugge. Se poi l’acqua continua a non arrivare e i tombini ad essere ‘ntippati, chi ci garantisce che i lavori siano stati effettivamente eseguiti? Insomma, tutto per Occhiuto e Pecoraro era urgenza. Urgeva prendere tutto il prendibile prima che arrivasse il temporale. O la bufera, fa lo stesso.

GdD