La città di Cosenza piange la scomparsa dell’ingegnere Claudio Giuliani, professionista universalmente stimato in città. Aveva 83 anni ed era malato da tempo. Negli anni Ottanta Claudio Giuliani è stato a lungo protagonista della scena politica cittadina ricoprendo anche per due volte la carica di sindaco facente funzioni (non c’era ancora l’elezione diretta) tra il 1986 e il 1987 e più volte quella di assessore – ai trasporti e viabilità, al bilancio e all’urbanistica – per il Partito Repubblicano, del quale è stato uno dei massimi rappresentanti. Sempre sorridente e spesso ironico e sarcastico, ha lasciato una traccia importante nella politica cosentina in un periodo nel quale Dc e Psi facevano la parte del leone ma avevano estremo bisogno anche dei cosiddetti “piccoli partiti”. Giuliani era apprezzato sia dai democristiani sia dai socialisti e spesso era proprio lui a mediare tra i due “giganti”. Come accadde quando ricoprì la carica di sindaco facente funzioni, prima e dopo le dimissioni di Giacomo Mancini nel 1985 e nel 1986, in attesa che i due maggiori partiti trovassero la quadra. Che arrivò circa un anno dopo, nell’estate del 1987, con la nomina a sindaco del democristiano Franco Santo.
Ma in città Claudio Giuliani era conosciuto, oltre che per le sue indubbie qualità professionali, anche per la sua grande passione per il Cosenza Calcio (aveva giocato nel settore giovanile rossoblù negli anni Cinquanta) e per l’automobilismo, ereditata dal padre Camillo.
CLAUDIO GIULIANI, IL COSENZA CALCIO E IL PROVINO AD ALESSANDRIA CON RIZZO (https://www.iacchite.blog/claudio-giuliani-e-il-cosenza-calcio-le-mie-partite-nel-campionato-ragazzi-e-il-provino-ad-alessandria-con-franco-rizzo/)
Qualche anno fa, in particolare, aveva scritto un prezioso volume dal titolo “Corse e ricorsi, una storia di famiglia e motori”. Claudio Giuliani, del resto, era un ingegnere meccanico innamorato delle auto da corsa. Dentro quel libro c’è mezzo secolo di storia dell’automobilismo cosentino, raccontato in prima persona e corredato da centinaia di foto d’epoca in gran parte inedite, scattate nelle strade e nei circuiti di tutta Italia.
Oggi ci piace ricordare la sua memoria con un suo scritto. Nell’ormai lontano 2006, la Gazzetta del Sud aveva pubblicato una sua brillante riflessione sull’abbattimento dell’ex hotel Jolly, che era ritornata di prepotente attualità qualche anno fa e aveva aperto anche un virtuoso dibattito prima che Occhiuto – alla fine – ne demolisse una parte per poi essere fermato dalle autorità per le sue solite pacchiane illegittimità. Ve la proponiamo esattamente come era stata pubblicata 17 anni fa.
Quella dell’ex hotel Jolly è una storia breve, ma ricca di polemiche. Nato per risolvere alcuni problemi, primo tra tutti lo spostamento del centro della città verso Nord ed il conseguente impoverimento della zona del centro storico, ne creò subito altri.
Fu l’arcivescovo di Cosenza, monsignor Aniello Calcara, il primo a scagliare le sue invettive: a suo avviso, la piscina dell’albergo e, più direttamente, le eventuali clienti in costume da bagno sarebbero state un attentato alla morale dei nostri devoti concittadini. Oggi tutto questo può far sorridere, specie se paragonato alle ben più irrazionali discussioni sull’edificio.
Ci si scaglia contro questo vecchio “ecomostro”, proponendone addirittura la demolizione come se fosse possibile demolire un bene di un ente pubblico sul quale grava tra l’altro ancora un mutuo tutt’altro che estinto.
Il bello, però, è che i più decisi nemici della struttura sono proprio quegli ambientalisti che, con altrettanta decisione, hanno taciuto mentre si costruiva un’enorme strada (questa sì, ecosensibile!) con palazzoni privi di allineamento e alberi di metallo dipinto di verde, il famigerato Viale Parco, che di parco ha solo il numero dei minuti dedicati al suo collaudo, cifra inversamente proporzionale ai soldi che il Comune ha sborsato per consulenze varie.
Ecco allora che il commissario dell’Aterp, ingegnere Gimigliano, bandisce un concorso sul futuro dell’ex Jolly auspicandosi, data l’importanza del progetto, che vi partecipino dei luminari: in parole povere, si cerca di spendere ancora un bel po’ di quattrini, magari abbattendo una struttura che varrà almeno due milioni di euro per costruirne una nuova sui suoi resti.
Questa invece la mia proposta, peraltro gratuita: perché non rivestire l’intero edificio di pannelli di vetro specchiato? In questo modo i costi si ridurrebbero notevolmente e si otterrebbe l’effetto di riflettere sulle pareti quanto di bello c’è in quella zona (le chiese di S. Domenico e S. Francesco di Paola, la città vecchia, la confluenza dei fiumi) favorendo, secondo me, un inserimento esteticamente più gradevole del tanto vituperato hotel nel contesto urbanistico che lo circonda. Il tutto all’insegna del motto tanto caro ai cosentini “risparmia e cumparisci”.
Inutile sottolineare che il suo prezioso consiglio non fu seguito dal cazzaro demolitore… Un abbraccio a tutti i familiari dell’ingegnere Claudio Giuliani.