Finalmente una buona notizia per la città di Cosenza: il sindaco apre un pezzo di pista ciclabile nel nascente (chissà se sarà mai finito) Parco del benessere. Pista ciclabile che va ad aggiungersi a quella già esistente in città, e che nessun ciclista ha mai usato. Siamo di fronte all’ennesimo tarocco del sindaco. Ognuno, guardando questi lavori, può farsi la propria idea.
Per carità, tutti siamo favorevoli ad una città senza traffico e totalmente ciclabile, ma quando tutto il resto funziona. Basta guardare le piste ciclabili già esistenti per rendersi conto del lavoro arrunzato, soprattutto dal punto di vista del “raccordo” tra una pista e l’altra. Congiungimenti che non esistono: si passa dalla “pista” al marciapiede, alla strada come se niente fosse. Per non parlare dei tanti impedimenti che si incontrano durante il “tragitto”. Quella cittadina non è una pista ciclabile, basta leggere su Google quello che dice il regolamento europeo sulla costruzione delle piste ciclabili, per capire che la nostra è un vero e proprio bidone.
Amiamo la bici, e l’idea del sindaco Occhiuto non è male, il problema è che in questo momento Cosenza ha bisogno di tutt’altro. Ci chiediamo: cosa ce ne facciamo di una pista ciclabile se poi non c’è l’acqua a casa per fare una doccia dopo una lunga pedalata? A cosa serve una pista ciclabile in una città dove la bici la usano veramente in pochi e dove per percorrere qualche chilometro con l’auto ci vuole oltre mezzora? A cosa serve in questo momento affrettarsi ad aprire la pista ciclabile sprecando risorse ed energie, quando il Comune ha completamente cancellato l’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti? A cosa serve una pista ciclabile, quando l’intero comparto del commercio della città rischia un tracollo economico con gravi ripercussioni sull’intera economia cittadina? A cosa serve inaugurare un pezzetto di pista ciclabile quando le strade della città assomigliano a tante piccole discariche a cielo aperto? A cosa serve una pista ciclabile, quando il trasporto pubblico è allo sbando? A cosa serve mettere in mostra ciò che ancora non è finito, quando da finire c’è tanto altro e molto più urgente: quartieri abbandonati e periferie lasciale all’incuria e al degrado.
La nostra è una critica sull’opportunità o meno, in questo momento, di “sprecare” energie e risorse per ciò che non è prioritario, non all’opera in sé. Che resta una bella scommessa per la città di Cosenza. Magari l’intera città si convertisse “alla bici”. Ma sappiamo tutti che non è così. Vuoi per il fraccomodismo di noi cosentini, vuoi per mancanza di una cultura ecologica, vuoi perché è un rischio pedalare sulle piste ciclabili cittadine.
La pista ciclabile, di solito, è il completamento di un percorso culturale dedicato all’ecologia, che generalmente dura anni, di una comunità che per arrivare a questo si è dotata di servizi pubblici di trasporto ecologici ed efficienti. E francamente a Cosenza questo percorso è ancora “giovane”, anzi, a dire il vero non è mai iniziato.