Cosenza, Portapiana: salviamo la chiesa dell’Ecce Homo, firma la petizione

Salviamo l’Ecce Homo

Il quartiere di Portapiana a Cosenza conserva importanti strutture ecclesiastiche: la chiesa di San Giovanni Battista, il convento dei Cappuccini con la chiesa annessa dedicata all’Immacolata Concezione, una serie di piccole quanto antiche chiesette (distribuite nell’ intero quartiere quasi a segnarne la forte pietà popolare)  ed appena fuori le mura  il convento e la chiesa di Santa Maria delle Grazie o Sanità. Tra i numerosi beni compare anche una piccola chiesetta dedicata all’ Ecce Homo che, nonostante la disattenzione di molti e l’assenza quasi totale di documenti, viene comunque sottoposta a vincolo monumentale con DM del 27.08.1988 in quanto ritenuto edificio di particolare interesse storico-artistico.

In effetti, se pur piccola quanto ben proporzionata, la disconosciuta chiesetta evidenzia una committenza particolarmente attenta a simbologie legate alla passione di Gesù Cristo ed al percorso spirituale dei pellegrini ma non solo: al suo interno custodisce, altresì, un affresco realizzato su roccia, come tutta la zona absidale, databile tra il XV e il XVI secolo. Un luogo piccolo ma molto importante e non solo per il quartiere di Portapiana. Alla metà degli anni ’50 la chiesa viene chiusa al culto e per molti anni diventa ad uso privato, utilizzo esecrabile, un deposito legname.

Nel 1988 con l’intervento da parte della Soprintendenza, attraverso un atto di vincolo, questa vede la possibilità -purtroppo vana – di ritornare ad essere veramente considerata come un bene di interesse storico-artistico. L’Ecce Homo oggi risulta come bene privato e l’assenza di documenti storici necessari, anche solo come appiglio, lo condannano ad una sorta di non esistenza creando un vuoto che si è spinto fino alla conoscenza popolare. Eppure la piccola chiesetta una storia ce l’ha ed è rintracciabile nella Carta Angelica del 1584, dove in prossimità del Convento di Santa Maria della Sanità (a sinistra tra piccole case), compare una piccola cappella situata proprio dove oggi si colloca il manufatto. Analogamente, una storia più recente  la vede protagonista nella prima edizione del 1870 della Rivista Europea di Angelo De Gubernatis, dove un giovane scrittore cosentino Raffaele Martire ce la descrive nei minimi dettagli all’interno del racconto, Accanto a Cosenza.
Dal 2009 alcuni cittadini e studiosi iniziano a chiedere risposte attraverso segnalazioni agli organi preposti, che risulteranno praticamente assenti. Questo atteggiamento di chiusura provocherà una serie di articoli sui quotidiani e differenti denunce televisive che, anche in questo caso, nulla hanno prodotto se non un interesse maggiore verso le sorti del manufatto.

Solo nel 2012, causa l’ennesimo crollo di una parete e inevitabile denuncia dello stato di conservazione, il Comune di Cosenza decide di intervenire ma, non in accordo con la Soprintendenza in modo da lavorare sulla messa in sicurezza del Bene e ovviamente dei passanti, bensì creando una sorta di “impacchettamento”, costosissimo quanto inefficace. Il manufatto chiuso in questa  scatola di latta, subisce una sorta di alienazione, pratica assai vietata nei riguardi di un bene riconosciuto come Bene Culturale di  particolare interesse storico-artistico.

La oramai famosa scatola, per come progettata, impedisce solo il necessario controllo sullo stato della chiesa ma non di certo gli ulteriori crolli.  Ultimo quello di luglio 2018, che -per fortuna- ha investito una parte assai distante dalla zona absidale ma, ha anche fatto in modo che il responsabile di zona della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici (SBAP) – a seguito di una ennesima richiesta da parte nostra di urgente sopralluogo – si sia attivato, fornendoci anche delucidazioni su come eventualmente poter intervenire. Datata  giorno 23.08.2018, via mail, ci viene fornita una copia del verbale di convocazione del proprietario ad opera dell’ente preposto alla tutela e salvaguardia.  Siamo al 2019 e nulla si è fatto per mettere in sicurezza la chiesa  o almeno solo il prezioso affresco. La nostra città così perderà una piccola porzione di storia, perché la storia della città di Cosenza non si può scrivere esclusivamente attraverso lo studio delle grandi opere. Contrariamente, la storia di un luogo è soprattutto lo studio della sua civiltà e, si può ricomporre lo schema solo se si prendono in considerazione tutti i tasselli che lo vanno a comporre.  La storia – noi lo sappiamo – viene scritta sempre per mano di grandi uomini ma, spesso le vere svolte storiche sono ad opera dei piccoli e lo stesso vale per i Beni Artistici, dove le prestigiose cattedrali sicuramente possono vantare grande importanza  ma, a volte la vera pietà popolare, la storia ed i personaggi più credibili vivono proprio tra le pareti delle piccole opere.
Ora chiedo a Voi cittadini di salvare l’Ecce Homo, questa raccolta di firme è necessaria per riuscire- attraverso una voce più ampia- ad accendere l’attenzione di chi dovrebbe operare per il bene di un patrimonio culturale che esiste già, fa parte della nostra storia e che in caso di perdita nessun grande architetto potrà mai restituire alla città. P

Alessandra Carelli – Storica dell’Arte

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