Tanto tuonò che piovve. Era da molto tempo che cercavamo materiale rispetto ad uno degli ultimi concorsi più chiacchierati andati in scena all’Azienda Ospedaliera di Cosenza e in modo particolare per quello di Direttore (o se preferite primario) della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia.
Il vincitore, il dottore Gualtiero Cipparrone, aveva lasciato molte perplessità sia per i titoli presentati ma soprattutto per i suoi inevitabili conflitti d’interesse con il dirigente amministrativo Giancarlo Carci, che tra l’altro va in pensione dal 1° ottobre prossimo.
Cipparrone infatti ha sposato una delle figlie di Ermanna Carci Greco, che a sua volta è la cugina di Giancarlo Carci e il dirigente, sentita puzza di bruciato perché uno dei medici “battuti” da Cipparrone, ha presentato ricorso, ha pensato bene, proprio qualche giorno prima di andarsene in pensione, di procedere ad una nomina eccellente per contrastare il ricorso.
E così, dal cilindro magico di Giancarlo Carci è uscito nientepopodimenoche il nome dell’avvocato Vittorio Cavalcanti, uno dei principi del foro di Cosenza.
In data 14 settembre è stata pubblicata la delibera n. 405 in cui il mitico dottore Carci nomina l’ avvocato Cavalcanti a difendere l’Azienda Ospedaliera contro la denuncia fatta dal dottore Massimo Candela, che si ritiene danneggiato dall’esito del concorso. Qualcosa non torna, dunque, per scomodare un principe del foro.

Candela, in particolare, con ricorso depositato presso il Tribunale di Cosenza – Sezione Lavoro – il 1° agosto scorso, ha citato in giudizio l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, nonché il dott. Gualtiero Cipparrone, nella sua posizione di controinteressato, al fine di
“1) annullare o accertare e dichiarare la nullità e/o dichiarare l’illegittimità e disapplicare la deliberazione n. 148/2017 del Direttore Generale dell’Acienda Ospedaliera di Cosenza con cui è stato conferito a Gualtiero Cipparrone l’incarico di Direttore della struttura complessa di Ortopedia e Traumatologia, nonché accertare e dichiarare la nullità del conseguente contratto di lavoro stipulato tra l’Azienda Ospedaliera e Cipparrone, inerente l’incarico di Direttore della struttura complessa ovvero, in subordine, condannare l’Azienda Ospedaliera ad ottemperare a quanto prescritto dall’art. 55 quater, comma1, D.lgs, n. 165/2001;
2) accertare e dichiarare il diritto del ricorrente a conseguire il conferimento dell’incarico di Direttore della struttura complessa Ortopedia e Traumatologia;
3) condannare la resistente Azienda Ospedaliera a conferire al ricorrente l’incarico;
4) nonché, in ogni caso, condannare la resistente Azienda Ospedaliera a risarcire al ricorrente i danni patiti in conseguenza della condotta illegittima dell’Azienda stessa (…);”
A questo punto, l’Azienda Ospedaliera, che è piena di legali, dovendo giustificare il ricorso ad un avvocato esterno come Vittorio Cavalcanti, si arrampica sugli specchi e scrive sfacciatamente di “… assenza degli avvocati in forza all’Azienda per ferie già programmate ed accertata, quindi, la loro materiale indisponibilità a poter assumere il patrocinio del suddetto procedimento, la Direzione Generale riteneva di nominare quale difensore dell’Azienda Ospedaliera nella predetta vertenza di lavoro, l’Avv. Vittorio Cavalcanti del foro di Cosenza, rilasciando allo stesso regolare procura ad litem…”.
E così, Cavalcanti, alla modica cifra di 7.300 euro si è immolato per la causa ed è stato nominato dal cugino della suocera del direttore della struttura. Cose che solo a Cosenza possono accadere…

Da tempo uomo di Madame Fifi, la principessa del comunismo col culo degli altri, Giancarlo Carci ha compiuto il capolavoro della sua carriera, per ironia della sorte, proprio quando si insediò quel baccalà di Scopelliti, che formalmente avrebbe dovuto essere ostile alla Madama ma che nei fatti ha sempre mangiato nello stesso scifo dei fascisti.
Ricordate la vicenda del bambino dodicenne morto per una ingessatura all’ospedale dell’Annunziata? La transazione di 1,8 milioni di euro (1 milione 800 mila euro) la chiuse proprio Carci per l’Azienda Ospedaliera. E chi era l’avvocato del patrigno di quel povero bambino? La figlia della moglie di Carci (della quale non facciamo il nome perché la colpa non è sua) ovvero la figliastra del dirigente ospedaliero…
Una parcella d’oro pagata con lo stile delle mani pulite borghesi che poi si macchiano di nefandezze.
La Corte dei Conti ha osservato, nel dibattimento in corso sul presunto danno erariale, questa – a dir poco – non coincidenza. Per evitare di scomodare i “soliti accordi”. Che saranno certamente presenti anche in questa sua ultima “avventura” sulla pelle dei caggi. Povera Cusenza nostra!