Cosenza, Santelli-Minniti: finita la tregua, inizia lo scontro

La Jole (Santelli) alza la voce. Ringalluzzita, forse, da quella che lei pensa essere una vittoria elettorale del suo partito, alle appena trascorse elezioni amministrative. E non solo: vista la situazione che si è creata per Palla Palla sotto il profilo giudiziario, va oltre e dice: siamo pronti a riprenderci la Regione.

L’uso della parola “riprenderci” non è casuale, una specie di lapsus freudiano, e sta ad indicare l’idea che lei, e tutti gli affiliati al suo partito, hanno della cosa pubblica: riprendersi ciò che considerano loro. Prendere la Regione (e riprenderla quando si perde), come direbbe un conquistatore, un saccheggiatore, un razziatore. Un buon politico non si esprime così. Avrebbe detto: siamo pronti a governare la Regione Calabria in nome e per conto dei cittadini. Lo so che potrebbe apparire una “sottigliezza”, ma è da queste piccole cose che si capisce di che stoffa è fatto un politico.

Jole si fa coraggio e alza il tiro. Promette di mettere a ferro e fuoco la Calabria se quel tacchino di Minniti continua a fare ricchia di mercante sulla continua e reiterata “accoglienza” di profughi a casa nostra. Si dice pronta a richiamare persino i riservisti, qualora le truppe cammellate non dovessero bastare, o riportare vittorie sul campo di battaglia. Sorgeranno barricate in ogni angolo di strada, contrada, paese, città della Calabria, fa sapere la Jole a quello spinnato di Minniti. Una vera e propria dichiarazione di guerra contro uno degli uomini più potenti d’Italia.

Ma perché Jole ha deciso di scagliarsi contro quel pelato di Minniti? Fino a poco tempo fa sembravano quasi amici. La prima cosa che mi viene da dire è che è saltato il banco. L’azione giudiziaria portata avanti dall’incorruttibile procura antimafia di Reggio Calabria ha innescato un meccanismo che inevitabilmente coinvolgerà la DDA di Catanzaro che sarà costretta a scendere in campo, e di fronte al malaffare e alla corruzione a Cosenza non potrà più traccheggiare.

L’amicizia di Jole con Gratteri non basta più per fermare l’inevitabile. Come non bastano più le promesse di candidature. Quel nibbio di Minniti, fin quando ha potuto, ha cercato di mettere pezze, ma ora non può più, e gli accordi fatti con Jole di non belligeranza politica e giudiziaria, sono saltati. Del resto quel fenicottero di Minniti ha abbandonato anche i suoi compagni di partito impelagati in inchieste. E di proteggere Occhiuto, in questo momento, a quel colibrì di Minniti non gliene può fregar de meno. Si sa che in politica, o meglio nella loro politica, gli accordi di oggi potrebbero non valere domani. Sono i rischi del loro mestiere.

Jole ha capito che la fine sta per arrivare, e allora non potendo dire apertamente di aver fatto un accordo sottobanco con quella quaglia di Minniti, strumentalizza l’argomento profughi per minacciarlo tra le righe. In realtà la Jole dice a quel pavone di Minniti che se succede qualcosa ad Occhiuto finisce male. Gli dice di rispettare gli accordi presi altrimenti mobiliterà i suoi dossier e per quella beccaccia di Minniti saranno uccelli diabetici, ovvero cazzi amari. Una minaccia velata che ha dell’incredibile: al Re dei dossier, Jole si permette di parlare di dossier? Anche se c’è da dire che Jole è stata sottosegretario alla Giustizia, e di giudici e pezzotti ne conosce, a cominciare da Michelino Vietti, già vice presidente del CSM, che in passato ha dato una mano ad Occhiuto di non poco conto. Apparando diverse magagne. Ha dovuto promettere mari e monti a procuratori e pm per bloccare le inchieste a carico di Occhiuto. Infatti il procuratore Spagnuolo, che evidentemente non poteva andare a dirigere la DDA di Catanzaro, è stato collocato dove lui desiderava.

Le minacce di Jole a quello sparviero di Minniti sono il chiaro segnale che le cose stanno per precipitare, siamo alle battute finali di questa triste sceneggiata. E allora, perso per perso, Jole ci prova a lanciare qualche segnale. Ma l’accordo politico, almeno a livello regionale, è saltato. PD e Forza Italia, difficilmente possono convivere in un governo regionale. E Renzi non può permettersi di perdere la Regione Calabria, e se Palla Palla è destinato ad andare a casa prima del previsto perché la sua giunta e il PD sono sommersi dalle inchieste giudiziarie, è giusto che anche il centrodestra subisca la stessa sorte. Non è che facciamo che i ladri, i corrotti, i mafiosi, sono solo nel PD? E’ questo quello che dice quella cicogna di Minniti: se ci ‘ngappa il PD ci deve ‘ngappare pure Forza Italia. Tutta colpa della procura di Reggio che non si è fatta i cazzi suoi. E a questo punto è chiaro che muore Sansone con tutti i Filistei.

Mi sa che se Jole vuole ancora una volta determinare il destino di Occhiuto dovrà passare alle vie di fatto, e mostrare a quel corvo di Minniti che fa sul serio.

Certo è che lo scontro è appena iniziato e queste sono le prime avvisaglie. Quello che si preannuncia è un combattimento all’ultimo sangue, sul quale sono aperte le scommesse. Io non ho dubbi: punto tutto su quel gallo di Minniti.

GdD