Cosenza, spaccio di droga in città: spunta un nuovo pentito

Si allunga sempre più l’elenco dei pentiti Bruzi. Una “pratica” che oramai è diventata una sorta di automatismo per chi ha deciso di delinquere: quando tutto è perso, quando gli anni di galera diventano pesanti , quando il guaio è grosso e non c’è via di scampo, l’unica via “di fuga” diventa il pentimento.

Il pentimento diventa in questi casi, e per taluni, una nuova occasione per rifarsi una vita. Il prezzo da pagare è alto, denunciare tutti i correi: fratelli, amici, e sodali.
A pentirsi delle sue azioni criminose questa volta è Vincenzo De Rose. Un ragazzo di 33 anni già coinvolto in diverse operazioni di polizia tra cui “Job Center”, dove ha riportato una condanna a 8 anni e 10 di reclusione per spaccio di droga che scontava agli arresti domiciliari.

L’operazione avvenuta il 22 settembre del 2015 su decreto della DDA di Catanzaro ed eseguita dagli uomini della squadra mobile di Cosenza, ha portato in carcere 14 persone, capeggiate, secondo l’accusa, da Celestino Abbruzzese (condannato a 13 anni di reclusione) che gestiva lo spaccio per conto del clan degli “zingari” nella città vecchia. Ricordiamo che dopo l’operazione, a distanza di qualche ora, iniziarono le prime defezioni, ed uno dei “protagonisti” – Marco Paura – saltò il fosso, decidendo di collaborare con i magistrati. A Marco ora si aggiunge Vincenzo De Rose.

De Rose, posto ai domiciliari, era evaso diverse volte, e per questo i carabinieri lo tenevano d’occhio supponendo che lo stesso non aveva mai smesso di spacciare. Ed infatti giorno 12 agosto i carabinieri eseguono una perquisizione presso l’abitazione di De Rose rinvenendo quasi due chili di marijuana, e 9 bustine di hashish, 20 grammi di cocaina e una pistola “Smith & Wesson” calibro 38 con matricola punzonata e relativo munizionamento. E anche questa volta De Rose era stato posto ai domiciliari.

E’ chiaro, oggi, che i magistrati l’avevano posto ai domiciliari dopo aver incassato l’ok della sua collaborazione per registrare, presso l’abitazione del De Rose, tutti i movimenti che ivi avvenivano, al fine di raccogliere prove contro chi “forniva” la droga allo stesso.

Ma qualcosa deve essere andato storto e i magistrati hanno deciso di trasferirlo. De Rose è stato prelevato dalla sua abitazione insieme alla moglie, alla figlioletta e ai suoi cani, e trasferito in una località protetta.
Vincenzo De Rose, nonostante la sua giovane età, è una figura conosciuta a Cosenza. Una vita vissuta al limite e sempre accompagnata dalla droga. Tanto da renderlo un tossicodipendente cronico. E non sarà stato difficile per i carabinieri convincerlo a collaborare, dato che nel ritrovamento della pistola e della droga risulta coinvolta anche la moglie. Messo di fronte ad una condanna certa per lui e la moglie, e la “perdita” della bambina, Vincenzo ha deciso di collaborare per salvare se stesso e la sua famiglia.
Non è difficile intuire che dalle sue dichiarazioni a breve scaturirà una nuove operazione di polizia contro i narcos locali.

Ps: la redazione è stata contattata dal fratello di Vincenzo De Rose che ci ha chiesto di riportare una sua dichiarazione: “per me mio fratello è come se fosse morto, non condivido la sua decisione di collaborare con la giustizia anche perchè non c’è niente da dire. L’unica cosa che può fare è quello di assumersi le proprie responsabilità senza tirare in ballo gente che nulla c’entra con i suoi traffici”.