Depurazione, 600mila euro “cash” alla General Construction: sono due i funzionari comunali indagati

Maximiliano Granata

L’intervento del Cinghiale, al secolo Tonino Gentile, che da fine luglio 2016, ormai, ha confermato che i fondi pubblici per la depurazione calabrese non ci sono più, apre la strada a ipotesi giudiziarie.

Del resto, non è un mistero che ci sia un’inchiesta della procura della Repubblica di Cosenza sulla vicenda. Ed è di qualche mese fa la sacrosanta misura interdittiva nei confronti del picaresco presidente del Consorzio Valle Crati ovvero l’occhiutiano Maximiliano Granata. Una richiesta sulla quale il gip Francesco Greco ha deciso in maniera inevitabile nell’ambito di una inchiesta che è mirata proprio contro Granata e che fa il paio con altre che si muovono contro le pacchiane storie di corruzione che riguardano il Valle Crati.

Per esempio, l’inchiesta che riguarda il depuratore di Coda di Volpe e che coinvolge due funzionari del Comune di Cosenza.

Oltre all’ingegnere Arturo Bartucci (indagato dallo scorso marzo per lo studio di fattibilità della gara finanziata dal CIPE), la Procura ha emesso un avviso di garanzia nello scorso mese di aprile anche a carico dell’ingegnere Massimo De Paola. Nei mesi scorsi, infatti, la Guardia di finanza ha perquisito il suo ufficio a Palazzo dei Bruzi e ha sequestrato i supporti informatici e il pc di De Paola.

De Paola lavora nel Settore 8 Ambiente-Edilizia privata. Si tratta in sostanza del Dipartimento Tecnico, il cui responsabile è il dirigente di riferimento di Palazzo dei Bruzi, in questo caso l’ingegnere Carlo Pecoraro.

Il dirigente del Settore è supportato, negli adempimenti connessi allo svolgimento dei compiti, da una posizione di alta professionalità e da quattro posizioni organizzative.

Tra queste spicca l’ingegnere Mario Arturo Bartucci, responsabile per quanto concerne le attività di gestione degli interventi a tutela dell’Ambiente.

De Paola è nella struttura ed ha evidentemente affiancato Bartucci.

La presenza dei militari delle fiamme gialle è stata notata, in particolare negli uffici dell’ingegnere De Paola, e già un mese fa altre perquisizioni erano state effettuate negli uffici di Bartucci, che ha curato lo studio di fattibilità sull’appalto per la depurazione.

I due sono indagati per falso in concorso.

L’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Marisa Manzini – vuole fare chiarezza su una determina del Comune che riguarda pagamenti per un valore di 600mila euro deliberati in favore della società che gestisce il depuratore di Coda di Volpe, la General Construction (oggi Geko) di Alfonso Gallo.

Questa determina non sarebbe supportata da apposite fatture.

In questa storia sono del tutto evidenti, oltre alle responsabilità dei funzionari comunali, anche quelle del presidente del Consorzio Valle Crati Maximiliano Granata, che ha curato da vicino tutte le procedure dell’appalto per la depurazione miseramente naufragato. E che ancora nessuno si è degnato di cacciare a calci nel sedere.

Forse perché sua moglie, Lucia Angela Marletta, presta (ancora!!!) servizio al Tribunale di Cosenza nella qualità di giudice? O forse perché da qualche mese l’avvocato di Granata è un certo Angelo Pugliese (sodale e allievo del sindaco di Rende Marcello Manna)?

Ma prima o poi anche questi giochi di potere dovranno finire e con essi l’era dei giudici e degli avvocati corrotti. Ne abbiamo tutti abbastanza. Soprattutto quelli che vedono e non possono agire. Il vaso è colmo e la goccia che lo farà traboccare non può essere lontana.