Cosenza, storie di vita di papponi (e pappone) bipartisan: da Ambrogio-Succurro a Catizone-De Franco

Ci siamo occupati spesso, mai troppo però, di alcune categorie di persone che a Cosenza ed in Calabria sono davvero la brutta faccia del “paraculismo politico”.
Persone che sfacciatamente mostrano il loro volto falsamente pulito ed invece rappresentano quel degrado, per reagire al quale un’intero Paese, alle ultime elezioni, ha reagito votando per protesta.

Abbiamo, anche recentemente, riproposto il bel faccione di quel Damiano Covelli, comunista in apparenza, ma solo in apparenza, che da almeno vent’anni vive di sussidi politici e pubblici. Impiegato all’Università, dove in pratica non va mai, in realtà assoldato nelle varie strutture della Regione. Prima con Capu i Liuni, al secolo Nicola Adamo, poi via via anche con altri fino a giungere, sempre imposto da Adamo, nella struttura dell’altro comunista col culo degli altri Giuseppe Giudiceandrea. Basta scorrere i vari Bollettini del Consiglio Regionale per trovare le determine con le quali si pagano questi personaggi. Damiano Covelli percepiva, oltre allo stipendio dell’Unical, anche quello identico del Consiglio Regionale prima di essere nominato assessore da Nicola Capu i Liuni travestito da Franz Caruso e per uno che a malapena sa scrivere il suo cognome la cifra di 3.550/4.000 euro al mese è davvero un bel “gratta e vinci”. Il fratello maggiore Giulio, comunista duro e puro sin dagli anni in cui erano tutti con le pezze al culo, approda invece dal fratello maggiore del Cinghiale, ovvero compa’ Pinuzzu Gentile, che lo accoglie e – visto che non c’è alcuna differenza – lo trasforma in suo autista e lo mette al riparo dalla fame. Capito come funziona? Uno con i “comunisti”, l’altro con i “fascisti”. Ma sempre comunisti sono…

Poi c’è il campione, il falso e traditore Marco Ambrogio. Sì, il campione del comunismo, anche per il cognome che porta, che prende per il culo, non il suo, tanta gente, compreso quel Giovanni Ferrante da Rende che candidò la moglie nella sua lista al Comune di Cosenza e prendendo quasi 500 voti di preferenza fece scattare il seggio che Ambrogio si era prefissato. E pare che, oltre ai voti, al Ferrante gli abbia spillato anche tanto altro.Però, ancora non gli bastava e così per farla completa si è sposato anche una donna della banda di Occhiuto il cazzaro, la bella Rosaria Succurro, in maniera tale da continuare il suo doppio gioco e consentire al sindaco di avere una talpa in più nel Pd, che, com’è noto, fa solo finta di fare opposizione. Poi gli eventi si sono “accavallati”: la Succurro ha conquistato San Giovanni in Fiore, ha imposto suo marito tra i frizzi e i lazzi di una intera città e adesso sta anche alla Provincia. Quanto basta perché Marco sia diventato ormai per tutti il signor Succurro, in perfetto stile “pappone”.

Arriviamo poi all’altra famiglia perbene di una Cosenza sempre più ruffiana. La famiglia dei Catizone. Una bella famiglia, la cui primadonna, la dolce “patatina”, va per la maggiore per le cene a scrocco e le barche pignorate. Evelina s’accorge presto che la “sinistra” gli sta stretta e per poter continuare a coltivare il suo hobby (mangiare a scrocco) si fa assumere da Occhiuto e per oltre 2.000 euro al mese si scorda di Piperno, di Toni Negri, dei No-global e di tutta quella che era la sua storia.E che dire del fratello minore, tale Lorenzo, sposato o convivente addirittura con un giudice, la signora Loredana De Franco esercitante a Catanzaro dopo un lungo periodo a Cosenza, che deve trovare pure lui il modo di sbarcare il lunario e quindi sceglie un altro padrone, sempre un Maruzzu, ma lui al cazzaro preferisce Palla Palla, che per oltre dieci anni lo ha tenuto a stipendio, e che stipendio, prima alla Provincia, poi alla Regione. E qui il “lorenzo”, scarsamente magnifico, prova anche lui l’ebbrezza di stare con i comunisti col culo degli altri. Si occupa di immagine e di pubblicità (ha fatto epoca a Cosenza il suo faccione nello spazio dei manifesti funebri, come da foto…).

Tiene i rapporti con il Maduli da Vibo Valentia e con uno Ziccarelli, per esattezza il piccolo (che il grande sta a Rende con il sindaco quaquaraquà). Pare che Lorenzo Catizone e Davide Ziccarelli se la intendano in fatto di pubblicità, libri, manifesti, sponsor e finanziamenti, anche sotto la gonna della dama di compagnia, quell’altra donna di sinistra, Adriana Toman, la vera regina ai tempi in cui era alla Cittadella, in qualità di amante ufficiale di Palla Palla e a quanto pare ancora in sella per le vicende che riguardano cinema e soprattutto Calabria Film Commission. E in tutto questo, la sua compagna che fa il giudice, Loredana De Franco appunto, dopo essere stata persino lambita da un’inchiesta nella quale era stato coinvolto il Catizone, che cercava (senza riuscirci) sponde per il suo amico Pino Tursi Prato, trova ancora il “coraggio” non solo di farsi vedere in Tribunale ma persino di “giudicare” cause contro Iacchite’. 

Insomma, l’avete capito come funziona? Bisogna stare un po’ qua e un po’ là, un po’ a destra e un po’ a sinistra e il gioco è fatto. E cchi ci vo’? Basta un po’ di faccia di culo…