Cosenza, una serata al Teatro dell’Acquario per ricordare Alessandro Bozzo

ALESSANDRO BOZZO, GIORNALISTA. GLI AMICI E LE AMICHE,
I COLLEGHI E LE COLLEGHE LO RICORDANO A COSENZA

SE UN GIORNALISTA TROVA UNA NOTIZIA, LA SCRIVE. TUTTO IL RESTO FOTTE NIENTE.
«In un mondo normale se uno fa il proprio dovere nell’interesse dell’azienda per cui lavora e della comunità, fa carriera. E viene trattato con riguardo, rispettato e stimato. Ma Cosenza non è una città normale. Qui se uno fa il proprio dovere lo assegnano ad altro incarico e se si ribella gli incendiano pure la macchina».

Alessandro Bozzo era un giornalista professionista. Redattore ordinario del quotidiano “Calabria Ora”, morì il 15 marzo 2013, poco dopo aver compiuto 40 anni: metà della sua vita la dedicò al giornalismo. La sua storia è anche quella di chi continua tenacemente, con passione e resistenza, a esercitare e difendere questo lavoro in territori difficili e isolati come la Calabria.

Collaboratori pagati – se va bene – 4 centesimi a riga, cronisti che, in condizioni di continua precarietà e incertezza, fanno i contenuti del giornale trovando notizie e scoop e ricevendo spesso minacce e intimidazioni da uomini delle ‘ndrine, oppure querele temerarie dalla politica e da chi gestisce il potere. Giornalisti che, nonostante ciò, rischiano di perdere il posto.
Dall’altra parte editori poco coraggiosi, che tendono a tutelare più le amicizie tra politici e imprenditori rispetto alla dignità dei loro giornalisti.

In occasione dell’uscita del libro “L’altro giorno ho fatto quarant’anni” (Laurana Editore), di Lucio Luca, giornalista e vice-caporedattore della cronaca del quotidiano La Repubblica, gli amici e le amiche, i colleghi e le colleghe vogliono ricordare Alessandro oggi – venerdì 7 dicembre – con una serata al Teatro dell’Acquario di Cosenza. Si comincia alle ore 18. 

Intervengono: Lucio Luca giornalista de La Repubblica e autore del libro “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”; Carlo Tansi, geologo; Claudio Dionesalvi, insegnante, giornalista e scrittore; Eugenio Furia, giornalista.
Letture a cura di: Giovanni Turco, attore e regista.

«C’era un ragazzo che in Calabria decise di fare il giornalista. Lo scelse con lo stesso slancio di un missionario, di un suonatore d’organo, di uno studente di sanscrito. Seguendo una passione incapace di declinarla nell’interesse, di legarla a un salario, mappa la politica, taccia le ‘ndrine, ausculta il cuore pieno di aritmie della sua terra. È bravo, sente il suo giornalismo può innescare il miracolo della parola, che quando incontra il lettore riesce a divenire cambiamento. Il ragazzo ha talento. Lo fermano, lo vessano, lo sottopagano, lo isolano, ma lui resiste. Sa che ciò che fa è più grande della miseria che subisce. Si aspettava tutto questo, ma poi qualcosa si rompe. E tutto lo schifo che lo assediava e il dolore che montava da dentro le fibre lo inghiotte. Per sempre. Questo libro è la storia di Alessandro, giornalista calabrese». (Roberto Saviano)