Cosenza verso il dissesto, la corsa contro il tempo di Occhiuto

Quella di Occhiuto è diventata oramai una corsa contro il tempo: riuscire ad arrivare alle elezioni regionali ancora in libertà. Non fa a tempo a mettere una pezza a questo o quel problema che subito ne sorge un altro. La sua attività politica/amministrativa somiglia ad una “nave senza nocchiere in gran tempesta”. Sono anni che Occhiuto naviga a vista con la speranza di non incontrare più tempeste, ma le falle sono oramai aperte e difficilmente la nave resterà a galla. Il suo destino è già segnato, colare a picco è l’unica certezza. La nave imbarca acqua da tutte le parti, arrivare in porto per Occhiuto sarà, questa volta, davvero una impresa disperata.

E questo lui lo sa bene: non può far altro se non cercare di rallentare l’inesorabile destino che lo attende. Anche perché gli assi nella manica sono finiti, e i suoi trucchi sgamati. Sciogliere i nodi arrivati al pettine non sarà facile, anzi sarà impossibile. Troppe sono le bugie dietro le quali ha nascosto per anni i suoi intrallazzi, continuare su questa strada non serve più a niente: la sua propensione a mentire anche di fronte all’evidenza, è patrimonio collettivo. Lo sanno tutti che è un bugiardo cronico, incapace di dire la verità anche a se stesso.

Nessuno gli crede più, gli unici rimasti ad osannarlo sono coloro i quali continuano a lucrare sulle casse pubbliche con il suo consenso, e che vedono nella sua fine la propria fine. Ed è per questo che si aggrappano, con le unghie e con i denti, a qualsiasi cosa che rimandi, anche di un giorno, l’arrivo della fine. Che arriverà, su questo potete stare tranquilli. Chi di dovere ha deciso di porre fine alle sue scorrerie che hanno messo in ginocchio una intera città. Una responsabilità che le istituzioni sane hanno deciso di assumersi: fermare il saccheggio piratesco di Occhiuto sulle casse pubbliche, durato troppi anni. E i segnali in questo senso sono tanti, basta guardare le attività della procura di Cosenza, sempre silente sui reati commessi dal sindaco, che di colpo sembra essersi svegliata, notificando ad Occhiuto ben due avvisi di garanzia: bancarotta fraudolenta (28 milioni di euro), associazione a delinquere, peculato, e falso, il che è quanto dire, e che significa una sola cosa: le coperture giudiziare di cui ha goduto fino a qualche mese fa Occhiuto, sono saltate.

Questo è un dato oggettivo. Senza contare gli altri guai giudiziari in cui è invischiato fino alla testa: ben due Dda, Roma e Catanzaro, lo accusano di intrallazzi di ogni sorta.
Ma nonostante l’evidenza dei suoi tanti conclamati guai, Occhiuto non si rassegna e prova ad invertire la rotta della sua oramai vacillante nave. Spera di convincere ancora i cosentini con le chiacchiere, facendo passare per vittorie quelle che in realtà vittorie non sono, come lo sblocco degli stipendi dei comunali.

Dice di aver vinto la battaglia contro la UBI Banca che impropriamente aveva bloccato i pagamenti, tant’è che gli è bastato volare fino a Bergamo per risolvere il problema, e così è stato. Quello che però Occhiuto non dice (in nessun comunicato diffuso da Palazzo dei Bruzi è stato spiegato) è quali sono le condizioni dettate dalla banca per lo sblocco delle somme. Il tesoriere non ha sbloccato i pagamenti perché Occhiuto lo ha diffidato, ma perché ha ricevuto le garanzie che la stessa banca aveva chiesto nella lettera inviata al sindaco il primo luglio. Occhiuto ha portato a garanzia la prossima “entrata” dell’IMU nelle casse comunali, e ha ricevuto dalla Cassa Depositi e prestiti una “sorta di proroga” fino al 17 luglio, giorno in cui i giudici contabili sentenzieranno sul dissesto del Comune. Solo dopo si tireranno le somme “definitive” dei tanti debiti accumulati dal sindaco con le dovute conseguenze. Sarà impossibile dimostrare ai giudici contabili la sua buona fede. Carta canta, e dice chiaro che Occchiuto è un ladro matricolato.

Quello che ha fatto Occhiuto è stato solo rimandare la sua fine di qualche settimana, riuscendo a far sbloccare qualche milione di euro per il pagamento degli stipendi, previa garanzia, ma non ha certo risolto il problema dei conti in rosso di palazzo dei Bruzi. Che restano e che presto lo travolgeranno. Così come gli è già successo in tutte le sue attività “imprenditoriali”: 20 società da lui costutuite, tutte fallite. Occhiuto vuol far credere ai cosentini di aver risolto tutti i problemi, ma nessuno, oramai, abbocca più alle sue chiacchiere.
Quella di Occhiuto somiglia molto alla “parabola” di Al Capone”. È molto probabile che la sua fine sarà decretata dai giudici contabili, piuttosto che da quelli antimafia. E va bene anche così.
Non resta altro da fare che aspettare la sentenza della Corte dei Conti prevista per giorno 17 luglio, un giorno che di sicuro non porterà bene ad Occhiuto.