Così Draghi “consigliò” a Grillo di mollare Conte per… Di Maio

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Di mattina, uscendo dal suo albergo a Roma con vista sui Fori, il Garante prova a mentire, forse anche a se stesso. “Volete coprire la verità con queste storielle” scandisce Beppe Grillo ai cronisti che gli chiedono conto dell’intervista di ieri di Domenico De Masi al Fatto, in cui il sociologo ha rivelato quanto raccontatogli proprio da Grillo lunedì, in un colloquio di due ore: “Mario Draghi mi ha chiesto di rimuovere Giuseppe Conte dal Movimento”.

Ma non sono proprio storielle, se l’ex premier all’ora di pranzo si dice “sconcertato dalle parole di Draghi contro di me”, e in serata sale al Colle per discuterne con Sergio Mattarella. Non sembrano esserlo, se nel pomeriggio il presidente del Consiglio da Madrid prova a rimediare. “Con Conte ci siamo parlati poco fa, abbiamo iniziato a chiarirci, ci risentiamo domani (oggi, ndr) per vederci al più presto” spiega. Poi, all’ora di cena, affida una smentita a cosiddette fonti di Palazzo Chigi: “Il presidente del Consiglio non ha mai detto o chiesto a Grillo di rimuovere Conte dal M5S”. Proprio in contemporanea, il Garante fa trapelare sull’AdnKronos la sua ira: “Vengo strumentalizzato e raccontano cazzate su me e Draghi”.

Improperi che si lascia dietro dopo essere tornato nel pomeriggio nella sua villa a Bibbona, in Toscana, schivando l’incontro con i ministri e i sottosegretari grillini. Soprattutto, senza rivedere Conte. Eppure i frequenti contatti tra l’artista e Draghi vengono confermati da vari big. E degli attacchi del premier all’avvocato, proprio Grillo aveva raccontato anche ai deputati della commissione Esteri della Camera, nelle scorse ore. Soprattutto, c’è Conte: “Grillo mi aveva riferito delle parole di Draghi contro di me”. E ancora, “ci sono state tante telefonate e tanti messaggi tra i due” filtra dal M5S. Tracce, di certe richieste. Tra cui una, raccontata al Fatto da una fonte qualificata. Secondo cui Draghi avrebbe esortato Grillo ad aderire alla scissione di Luigi Di Maio, così da portare fuori dal M5S gran parte dei parlamentari e isolare l’avvocato. Grillo l’avrebbe raccontato “a vari 5Stelle di peso”. Altre confidenze, dal fondatore che ieri riappare in Senato. “Scusate, mi squilla il telefono, è Draghi” scandisce mostrando il cellulare agli eletti del M5S. Qualcuno ci crede, pochi ridono. Gli chiedono: “Conosci i nostri nomi?”. E lui: “Spetta a Conte conoscerli”.

Si parla dell’intervista di De Masi, e il Garante si arrangia: “Certe cose le ho dette, ma non dovevano uscire”. E su Draghi? “Mi ha intortato”. Però il suo blocco per le deroghe alla regola dei due mandati ha retto. “Niente voto”, impone a Conte. Ne fa le spese Giancarlo Cancelleri, che in una conference call con i consiglieri regionali siciliani, Conte e i vicepresidenti Taverna e Ricciardi si fa da parte. Rinuncia a candidarsi alle primarie in Sicilia, anche perché i termini per presentarsi scadono stasera, e non c’era più tempo per votare su una deroga. “Ti ringraziamo per il tuo sacrificio, ora troviamo un candidato” commenta l’avvocato. Il nome ora potrebbe essere il consigliere regionale Nuccio Di Paola. Ma il tema è lo scontro tra Conte e Draghi. “Un premier tecnico non può intromettersi nella vita di forze politiche” ringhia l’avvocato. Il resto, assicurano, lo dice al premier in una telefonata. In cui Conte accusa: “Ciò che è successo è molto grave, c’è in ballo il funzionamento della democrazia”. Per p Voi da Palazzo Chigi, assieme alla Farnesina, ci avete tenuto bloccati due giorni per inserire nella risoluzione sull’Ucraina una cosa ovvia, ossia che va coinvolto il Parlamento. E tutto nei giorni della scissione del M5S”. Fino alla domanda: “Ci avete messo i bastoni tra le ruote su superbonus e inceneritore, diteci se ci volete fuori dal governo”.

È la versione dei contiani, che aggiungono: “Un incontro con Draghi? Per ora no”. Ma si precipita verso la crisi? “Conte non vuole fare un Papeete 2” dicono i suoi. Non vuole essere accostato al Matteo Salvini della crisi dell’estate 2019. Non esclude di strappare, ma è disposto a farlo solo per “motivi concreti, sui temi”. Nell’attesa, Luigi Di Maio punge: “Non si può essere responsabili solo la domenica, creando instabilità al governo negli altri giorni”. Conte invece va da Mattarella. Un’ora e mezza di colloquio in cui l’ex premier, dicono, “è andato a esporre la gravità della situazione”. Ma senza parlare di uscita dal governo.