Così l’informazione del Tg1 si fa propaganda (di Carlo Freccero)

(DI CARLO FRECCERO – Il Fatto Quotidiano) – Premessa. Se mettiamo insieme informazione e guerra è molto probabile che il risultato non sarà un’informazione oggettiva, ma una vera e propria propaganda. Il motivo è intuitivo. La guerra non piace e non può piacere a nessuno. Per renderla accettabile e accettata, è necessario sostituire l’informazione con la propaganda.

La prima vittima è il contraddittorio. Se qualcuno parla contro la guerra, logicamente avrà ragione. Per questo non può andare in onda l’inviato che dissente, anche parzialmente, come Marc Innaro. Analogamente quando la realtà degli eventi contraddice lo schieramento ufficiale tra buoni e cattivi, anche la realtà e gli eventi devono essere “aggiustati” o celati.

Ho seguito con un’attenzione analitica il Tg1 di Monica Maggioni e vorrei fare alcune considerazioni. La prima riguarda lo stravolgimento della tradizionale scaletta che impagina le notizie. Qui la notizia centrale deve essere unica e tutte le altre devono essere poste al servizio di questa notizia principale. La personificazione perfetta della centralità della notizia da propaganda è il format di telegiornale con cui esordisce Monica Maggioni in occasione della guerra. Il suo tg saltava i titoli di testa e la gerarchia delle notizie per immettere direttamente nella guerra con la copertina, l’evento capace di emozionare il pubblico. Questa mozione degli affetti si è tradotta però in un calo di ascolti che ha riportato il telegiornale a uno schema più tradizionale. Anche se la sostanza non è cambiata e l’informazione è rimasta più emotiva che oggettiva e con un unico centro narrativo: la guerra. E la guerra è sempre la notizia d’apertura (eccetto per le Presidenziali francesi). Seguono la notizia del giorno (ad esempio le decisioni del governo Draghi e la recrudescenza del Covid). Infine si passa alla cronaca che non è mai casuale, ma si adegua all’agenda attuale (ad esempio: femminismo, gender, agenda verde, ecologia).

In questo contesto “politicamente corretto”, anche la guerra diventa “politicamente corretta”, e cioè “normalizzata”. L’insistenza su una rosa ristretta di temi è finalizzata alla propaganda. La propaganda si caratterizza infatti nella ripetizione ossessiva dei temi di un unico concetto che deve essere introiettato dal pubblico. Questa ripetitività si unisce a una particolarità del tg: la mancanza di continuità del discorso. Ogni notizia è una monade, senza approfondimento e senza riferimenti storici.

Da tempo l’informazione tv non approfondisce e non indaga, ma limita la cronaca agli interni e a quello che succede giorno per giorno. Agli spettatori manca un quadro generale degli eventi mondiali e un quadro storico degli eventi passati. Il legame tra gli eventi è più emotivo che razionale, secondo la lezione dell’infotainment. Se si parla di Ucraina non la si colloca nello spazio e nel tempo. L’obiettivo è soprattutto quello di creare la suggestione che gli ucraini potremmo essere noi, che la loro mancanza di sicurezza sia la nostra mancanza di sicurezza, il loro lutto il nostro lutto, le loro pene le nostre pene.

Se manca il contesto storico tutto diventa incomprensibile. È come iniziare la lettura de Il conte di Montecristo dal momento del suo ritorno in scena per vendicarsi. Non sarebbe più l’eroe ma il cattivo. D’altronde la demonizzazione del nemico è uno dei pilastri della propaganda ed è un concetto che Leo Strauss definisce “reductio ad Hitlerum”. L’informazione, per farsi propaganda, diventa comunicazione. Il suo scopo non è più indagare la realtà, ma creare attenzione, fare notizia pure a costo di contraddirsi.

Conclusione. Mozione degli affetti, demonizzazione del nemico, tv del dolore dovrebbero convincerci ad accettare la guerra. Sembra che però tutto questo non funzioni o funzioni in modo limitato. Nonostante tutto, gli italiani rimangono ostili alla guerra, come dimostrano i sondaggi. La gente guarda la televisione come fosse una fiction, ma NON vuole la guerra qui e ora.

Questo è l’intervento di Carlo Freccero nella serata-evento “Pace proibita”, condotta da Michele Santoro il 2 maggio scorso al Teatro Ghione di Roma (il video è visibile sul canale YouTube “Michele Santoro presenta”)