Covid. Il Tg1 a Corigliano-Rossano per la vergogna degli invalidi gravi domiciliati dimenticati dall’Asp

Il Tg1 è stato a Corigliano-Rossano. Ha intervistato Alberto Laise e Daniele Torchiaro sui loro esposti presentati in Procura per la vergogna degli invalidi gravi domiciliati in attesa di poter essere vaccinati e completamente dimenticati dall’Asp e dalle autorità sanitarie.

“Sono persino sicuro – ha commentato Alberto Laise – che i miei genitori non sono nemmeno il caso peggiore. E non è un atto d’accusa verso i medici che lottano con pochi mezzi e tanti rischi. È la richiesta di chiarezza sulle scelte della dirigenza, medica e non, in materia di somministrazione di vaccini e sulla gestione delle dosi. La positività di un invalido intrasportabile era facilissima da pronosticare proprio perché non aveva la possibilità di difendersi dal contatto con chi gli è necessario per ogni singolo aspetto della sua vita. Lo ha capito in due minuti il giornalista a km di distanza ma non lo ha capito chi ha scelto di metterli in coda. Un grazie a Vittorio Romano per lo spazio. E non finisce qui…

Posso assicurarvi di una cosa: cercavo tutto fuorché “visibilità”. Poi per fare cosa? Per 30 secondi in tv? È dal primo giorno in cui è iniziata la programmazione delle vaccinazioni che cerco di fare le cose per bene in modo da tutelare mio padre (88 anni invalido al 100% non autonomo ed intrasportabile) e mia madre (79 anni invalida al 100% per malattie cardiache e per una sarcoidosi che è una patologia polmonare che spesso la costringe a ore di ossigenoterapia). Fin dall’inizio l’Asp, attraverso il medico di famiglia, ha chiesto di elencare i domiciliati intrasportabili, in modo da organizzare il servizio a casa attraverso una sua task force. Il medico dei miei genitori ha comunicato il nome di mio padre. Nessuno ci contatta. All’attivazione della piattaforma telematica procedo alla prenotazione sulla stessa. Mia madre viene prenotata il 21 aprile.

A mio padre, vista la sua condizione, viene data la seguente risposta: verrà contattato al più presto dall’Asp territoriale. Passano le settimane e nessuno ci contatta. Io periodicamente vado agli uffici dell’Asp a chiedere informazioni ma nessuno mi da una spiegazione. Nel frattempo appare anche chiaro che alcuni vaccini, 122mila in Calabria, sono stati utilizzati su utenti non meglio identificati. Io presento un esposto alla procura della Repubblica di Castrovillari in cui denuncio questi fatti.

Ora che dei perfetti sconosciuti con cui non ho mai avuto il piacere di scambiare una parola ritengano corretto fare determinate affermazioni mi fa incazzare da morire. Intanto, per rispondere al primo genio: ho denunciato. E soprattutto a cosa cazzo mi serve la visibilità con tutta la famiglia positiva al Covid? Perché un perfetto sconosciuto si arroga il diritto di insinuare una porcheria simile? Crede che 30 secondi in tv valgano il rischio che corre mio padre ed i miei familiari? Ma cosa stracazzo me ne frega della visibilità se non per il fatto che oggi finalmente si potrebbe muovere la procura? Ed all’altra geniaccia… ma si informi visto che dovrebbe pure conoscerle le procedure. E che cazzo c’entra il Brillia? Chi lo mette in discussione? Chi lo ha mai nominato? Mai avrei creduto di dover spiegare la rabbia e l’angoscia che si prova ad avere la famiglia in queste condizioni e doverle stare lontano anche quando le condizioni peggiorano… Spero di non incontrarvi mai maledetti mentecatti”.

Alberto Laise ci ha riferito che il giornalista Vittorio Romano l’ha contattato dopo aver letto la sua lettera pubblicata da Iacchite’ il 6 aprile scorso e che ripubblichiamo proprio per far capire ai lettori quale sia lo stato di degrado nel quale viviamo. 

LA LETTERA DI ALBERTO LAISE E DANIELE TORCHIARO

La gestione della campagna di vaccinazione in Calabria sta assumendo sempre più i toni della farsa. Ed il territorio che interessa i distretti Asp Jonio Nord e Jonio Sud sembrano allinearsi a quest’andazzo. Ed è proprio la situazione nella città di Corigliano-Rossano che ci sembra stia avendo risvolti anomali sia per l’utilizzo delle dosi sia, soprattutto, per le scelte compiute dalla dirigenza sanitaria in merito alle liste di accesso ai vaccini.

Se da un lato risulta inconcepibile ed inspiegabile la mancanza di vaccini, addirittura sembrerebbe mancare quella per le seconde dosi programmate per oggi pomeriggio (6 aprile per chi legge), dall’altro è praticamente impossibile avere informazioni certe per quel che riguarda una categoria specifica: i soggetti fragili (anche ultraottantenni) impossibilitati a muoversi dal loro domicilio.

Abbiamo provveduto prima a segnalarli ai medici di famiglia, che in un primo momento sembravano dover gestire la loro vaccinazione in accordo con Asp e Adi, poi alla prenotazione sulla piattaforma telematica. Su quest’ultima, a prenotazione accettata, compariva la dicitura “verrete contattati dall’Asp d’appartenenza”. In realtà nessuno , fino ad oggi, ha provveduto a contattare chicchessia. Abbiamo anche provato a chiedere chiarimenti ai vari uffici ma sembra impossibile poter aver una risposta certa o, almeno, l’indicazione di una procedura da seguire. Ci è stato detto di provare a chiedere informazioni ai centri vaccinali ovvero di portare i nostri cari li per provare a inserirli tra le cosiddette “riserve” ma è impossibile inserirli negli elenchi “prenotati” ed è impossibile portarli in loco avendo almeno la sicurezza che, una volta trasportati – operazione alquanto complicata e onerosa in alcuni casi (necessita l’ambulanza) – non vi sarebbe la garanzia di trovare, in coda, la dose “avanzata”.

A questa situazione estremamente deficitaria si aggiunge, dalle numerose testimonianze raccolte, la difficoltà generale nel vaccinare i soggetti fragili che ancora non hanno trovato posto sulla piattaforma ovvero lo trovano a centinaia di km di distanza.
Quello che contestiamo con forza è la scelta di mettere in coda i soggetti più vulnerabili che, per via della loro situazione di “grave invalidità” sono costretti, loro malgrado, ad avere un costante contatto con il mondo esterno per via della loro condizione. Infatti necessitano di un continuo servizio d’assistenza, spesso fornito dai familiari, che li porta ad avere contatto con potenziali portatori di contagio.

È di oggi la notizia che sono numerosi i casi di “contagio” avvenuti sui mezzi pubblici nel Lazio dove il virus si “poggia” su abiti ovvero su maniglie e sedili: questo dimostra che il virus potrebbe entrare nelle loro case anche “trasportato” da soggetti vaccinati che, per forza di cose, non sono costantemente “sterili”. In queste condizioni perché non si è, quindi, partiti da loro? Perché non si è affidato il primo blocco di dosi al servizio Adi (Assistenza domiciliare integrata) che avrebbe provveduto alla copertura dei casi in meno di una settimana? Chi ha deciso di mettere in coda i domiciliati? Ed ancora, rispetto alla mancanza di vaccini, perché mancano? Perché latitano le seconde dosi? Perché non sono state “accantonate” per come prevedeva la legge? E soprattutto perché più soggetti non rientranti nelle categorie a rischio hanno ricevuto le vaccinazioni?

Su quest’ultimo punto occorre un immediato intervento della Procura della Repubblica, ed a questo proposito abbiamo presentato diversi esposti ed altri siamo disponibili a presentare, affinché si acceda agli elenchi dei cittadini vaccinati ed accertare il loro diritto ad averli avuti presso gli studi medici, gli ospedali ovvero i centri vaccinali. Non è per una sorta di vendetta perché l’augurio è che al più presto tutti siano vaccinati in modo da chiudere questa orribile parentesi, ma è per una questione di diritto e di salute pubblica: appare inconcepibile ed inconciliabile con il giuramento che compie ogni operatore sanitario aver permesso, agevolato ovvero stimolato eventuali “salti della fila” a chi non era nelle condizioni previste dalla legge. E andrebbe anche accertato se, attraverso “raccomandazioni”, parenti e/o amici di dipendenti della stessa Asp abbiano ottenuto la vaccinazione al di fuori del distretto d’appartenenza in maniera illecita. Si tenga conto che chi risiede nel territorio del distretto Sud non può recarsi in quello Nord e viceversa, a meno che non lo scelga nella piattaforma telematica. Ed abbiamo notizia che in alcuni casi si è permesso questo “favoritismo”.

Questi accertamenti non vogliono ledere o colpire chi ha usufruito del “favore”, anche perché comprendiamo l’ansia e le paure di chiunque, ma vogliono che si dia conto di questi comportamenti da parte di chi li ha favoriti e permessi e che la dirigenza sanitaria che ha operato determinate, ed a nostro avviso scellerate, scelte ne debba dare conto agli organi preposti. Naturalmente sappiamo anche che il primo soggetto responsabile di questa disgraziata situazione è proprio la Regione Calabria ed il commissario Longo. Risulta indecente il loro lassismo ed insopportabile la loro incapacità a risolvere una semplice questione logistica: l’approvvigionamento dei vaccini.

Ed a questo proposito, cioè il lato “politico” della questione, ci saremmo anche aspettati che, in una città in cui su ogni piccola questione d’erba tagliata o meno, si scatena la polemica politica che partiti, associazioni, movimenti ecc avessero speso una parola sul caos delle vaccinazioni. Purtroppo il silenzio  bipartisan sembra calare ogni volta che andrebbero individuati i responsabili di disservizi nella sanità. Sembra impossibile che nessun partito politico, che nessun futuro candidato alla Regione, abbia pensato di fare un’intervento ovvero un’ispezione per chiarire i motivi per cui più di 200 persone fragilissime non siano state tenute in considerazione dai dirigenti delle due Asp cittadine. E capirete che, se il virus colpisce uno di loro, non sarebbero molte le cose che si potrebbero fare.

Alberto Laise
Daniele Torchiaro
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