di Antonio Polito
Fonte: Corriere della Sera
Stupisce lo stupore dei nostri governanti, nazionali e regionali: se hanno aperto i negozi nella penultima domenica prima di Natale, è abbastanza scontato che la gente vada a fare shopping; se i bar e i ristoranti possono servire aperitivi e pasti, non sorprende che gli avventori li consumino. Soprattutto se si è appena varato un molto pubblicizzato incentivo allo shopping «fisico», quel «cashback» studiato apposta per spingere i consumatori a uscire di casa invece di comprare online.
Sembra un deja-vu: anche in estate, subito dopo aver distribuito bonus-vacanze e riaperto le discoteche, si levò un coro di indignazione verso chi era andato in vacanze o in discoteca. Indignarsi non costa nulla. Oggi per esempio ci indigniamo perché abbiamo il più alto numero di morti d’Europa.
Si dice: ma esiste anche una cosa chiamata «responsabilità individuale», non è detto che soltanto perché una cosa è lecita la si debba pure fare. Giusto. Se ci si trova nel bel mezzo di un assembramento “immondo” (la definizione è di Zaia), buon senso e civismo impongono di allontanarsene. Molti l’avranno anche fatto. In quelle folle di domenica c’era di sicuro tanta gente timorata delle leggi, che indossava con scrupolo la mascherina, si è messa in fila prima di entrare in un negozio, e magari è corsa a riprendere la metropolitana o l’auto per tornare a casa quando ha visto dov’era finita. Ma intanto era già diventata folla.
La tendenza di dare la colpa al comportamento degli individui di ciò che non funziona nel distanziamento sociale, e di chiudere i recinti solo quando i presunti buoi sono scappati, è l’altra faccia del populismo. Laddove quello idolatra un «popolo» indistinto e unico che avrebbe sempre ragione, questo se la prende con un «popolo» invariabilmente indisciplinato che rovina tutto. Gli italiani hanno invece dimostrato di essere capaci di rigore e abnegazione se le norme sono chiare.
Contemperare le tante diverse esigenze, dei commercianti e degli infermieri, dei consumatori e dei malati, dei giovani e degli anziani, non è esercizio facile per nessun potere pubblico, e comprendiamo le incertezze del nostro. Ma una linea va scelta e tenuta. Ieri il commissario europeo Paolo Gentiloni ha scritto in un tweet: «La Germania ha avuto finora 1,3 milioni di casi e 21mila morti. Noi 1,8 milioni di casi e 64mila morti. In Germania nuove misure restrittive fino al 10 gennaio». In Italia ce la prendiamo con la gente.