Crisi da spiaggia, Conte e le “giravolte” sui migranti (di Lidia Baratta)

di Lidia Baratta

Fonte: Linkiesta

Ci sono voluti 14 mesi, 445 giorni di governo e 68 consigli dei ministri. E alla fine Giuseppe Conte e i suoi Cinque Stelle, dopo più di un anno da gregari di Matteo Salvini, si sono risvegliati improvvisamente aspiranti capitani. È servita la crisi di Ferragosto, innescata dal leader della Lega, per vedere andare in onda dal Senato un Giuseppe Conte presidente del Consiglio per un giorno, l’ultimo del suo governo Minotauro mezzo giallo mezzo verde. Mentre un invisibile Luigi Di Maio, in silenzio al suo fianco, correva a rivendicarne la paternità politica.

Un discorso di 16 pagine scritto a puntino con l’immancabile regia dell’onnipresente capo comunicazione Rocco Casalino. Qualche staffilata personale a Matteo Salvini, un pizzico di accuse di autoritarismo, «foga comunicativa» e uso distorto del rosario, molti omissis e parecchi coup de théatre, e già sui social dalla memoria corta è “#JesuisConte”.

E soprattutto con un grande, non casuale, assente dal discorso: il tema dell’immigrazione, quello dei porti chiusi e della lotta alle ong e all’accoglienza. Quello stesso tema che ha fatto la fortuna del Capitano alla testa del Viminale, ma anche quello in cui i 5S sono più apparsi suoi complici e gregari silenziosi. Mentre lui, l’alleato Salvini, si prendeva gli oneri e gli onori della guerra contro Carola Rackete, Mimmo Lucano e i magistrati siciliani di turno.

Nella dichiarazione di indipendenza tardiva pronunciata da Conte, quando “l’invasione” leghista ormai è già avvenuta accompagnata dai Cinque Stelle a cavallo, sono elencati il Russiagate, le accuse da parte di Salvini ai colleghi ministri e il richiamo «preoccupante» alle piazze. In sedici pagine non una parola sui due decreti sicurezza anti-ong, il primo e pure quello bis, che i Cinque Stelle hanno firmato, votato e controfirmato senza fiatare, nonostante il parere contrario di tutto il mondo del non profit, dell’Unhcr e di tanti giuristi. Non una parola sui famosi “porti chiusi”, chiusi da Salvini e dal ministro Cinque Stelle Danilo Toninelli. Insieme. Con il sostegno di Luigi Di Maio, a cui va riconosciuta la paternità dell’espressione “taxi del mare” a proposito delle ong, prima ancora che Salvini dichiarasse guerra all’“esercito di Soros”.

Su questo, il premier tardivo non ha aperto bocca. Proprio mentre al largo di Lampedusa era ancora bloccata la nave di Open Arms, con 107 profughi da 19 giorni in balia del mare.

Il grande, non casuale, assente dal discorso di Conte è il tema dell’immigrazione. Quello stesso tema che ha fatto la fortuna del Capitano alla testa del Viminale, ma anche quello in cui i 5S sono più apparsi suoi complici e gregari silenziosi

Nelle sue 16 pagine di arringa contro Salvini, nel tentativo disperato di rifarsi un profilo politico, Conte ha preferito parlare di «moti ondosi», di «giornata nazionale dedicata alle tradizioni popolari e folcloristiche», e persino di «biomimesi» (!), pur di non dire la parola “immigrati”. E far tornare alla memoria, nel Paese dalla memoria corta, che proprio un anno fa, ad agosto, si consumava il caso della nave Diciotti della Guardia Costiera, bloccata al largo di Pozzallo con 177 profughi a bordo.

Fu in quel caso che i Cinque Stelle e Conte si chiusero a riccio per sostenere il Capitano.Votando contro l’autorizzazione a procedere contro Salvini e assumendosi, il premier e il governo tutto, la responsabilità di ciò che accadde in quei giorni di agosto di un anno fa. Fu Conte a ribadire, in quel caso, di aver «condiviso» le decisioni prese da Matteo Salvini nella sua prima calda estate da Capitano. Sovrapponendo le sue azioni con la linea politica del governo sui temi dell’immigrazione.

Conte ha preferito parlare di «moti ondosi», di «giornata nazionale dedicata alle tradizioni popolari e folcloristiche», e persino di «biomimesi» (!), pur di non dire la parola “immigrati”

E così, negli ultimi 12 mesi, diverse navi con naufraghi a bordo sono state bloccate al largo delle coste italiane e il sistema dell’accoglienza è stato smontato pezzo per pezzo, con il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, trasformato in spauracchio per sovranisti. Il tutto con Salvini sempre a favore degli elogi dei suoi e degli attacchi della sinistra. Mentre i complici Cinque Stelle si godevano lo spettacolo in silenzio.

«Troppo comodo accorgersene ora», hanno fatto notare in tanti a Giuseppe Conte. Lo ha fatto Matteo Renzi, Emma Bonino, Nicola Zingaretti. E pure lo stesso Matteo Salvini. «Mi spiace che lei mi abbia dovuto mal sopportare per un anno», gli ha detto. «Bastava il Saviano di turno a raccogliere tutta questa sequela di insulti». Insomma c’era già chi era stato «responsabile» – tra le parole più usate da Conte – mentre il presidente del Consiglio arbitrava impassibile il derby di governo tra Lega e Cinque Stelle da Palazzo Chigi. Senza mancare di rispondere al rosario salviniano con il santino di Padre Pio estratto dal portafoglio a Porta a Porta.

In questi 14 mesi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i suoi Cinque Stelle hanno firmato, condiviso e avallato decreti, linee politiche, circolari e direttive del ministro dell’Interno. Come si fa tra alleati di governo. Con una piccola pausa solo in occasione delle elezioni europee, quando venne imbastito un piccolo teatrino politico di scontro, subito rientrato a campagna elettorale terminata.

Se Salvini non li avesse sfiduciati, probabilmente Conte i suoi sarebbero rimasti ancora in silenzio a godersi le vacanze. Ma, con la crisi innescata, una nuova campagna elettorale potrebbe essere alle porte. E la macchina di Casalino ha già scaldato i motori. Ovviamente tacendo, come ha fatto Conte nel suo discorso, sui porti chiusi, le Open Arms e il dramma di Mimmo Lucano che non può rientrare nella sua Riace per far visita al padre. Tanto i social hanno la memoria corta. E Conte, da gregario di Salvini, è già passato nella squadra avversaria. Con tanto di tifoseria.