Crotone e il “giro” universitario. Siamo in Calabria, terra di vichinghi… turchi

di Antonella Policastrese

Partendo dalla considerazione che l’Italia, per quanto riguarda il finanziamento delle università statali, spende mediamente due miliardi in meno degli altri stati della UE, attestandosi a poco oltre gli otto miliardi di euro all’anno, desta senz’altro clamore la notizia che in Calabria sta per sorgere una nuova università, quella di Crotone. Ma in realtà si sta parlando specificamente di un corso di laurea in medicina e chirurgia da ospitarsi in un immobile di proprietà comunale e che troverà riferimento didattico-pratico in quello che da ospedale è stato in qualche modo ridotto a poliambulatorio e che comunque tira avanti, al netto dell’impiego di medici cubani.

Gaudium magnum dunque all’annuncio dato dal sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, che la città di Pitagora sarà sede universitaria. Per la verità il termine “città di Pitagora” non è più tanto ricorrente da quando si è verificato sulla pelle di alcuni la potenza della sua maledizione in occasione dei preparativi per ospitare il programma Rai “L’Anno che Verrà “ e anche subito dopo (leggi: incidenti al regista che è caduto dal palco e all’auto blindata del presidente-parassita…), ma torniamo al nocciolo del discorso.

Quello che è sbocciato a Crotone è un amore, tra l’ardente desiderio della città di avere una istituzione accademica e due atenei calabresi, l’università Magna Grecia di Catanzaro e l’Unical di Cosenza e quindi è stato specificato che quello crotonese sarà un polo didattico intra-ateneo con la sede amministrativa a Catanzaro e quella didattica a Cosenza. Insomma: una stanzetta in affitto è trovata (ci ha pensato il sindaco Voce) qualche soldino lo metterà a disposizione l’Eni per pagare le bollette (se ne avanzeranno dopo aver comprato i cantanti per il mese di maggio e per l’estate 2024 e dopo aver ricostruito Piazza Pitagora); ai due partner, UNICAL e UMG, si aggiungerà presto l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e quindi il quadro è completo.

Soltanto che assomiglia più al quadro della Boheme di Giacomo Puccini che a una solida e convincente realtà, con l’Eni nel ruolo del vecchio e ricco Alcindoro. Il ruolo di Mimì è impersonato da Crotone, quello di Musetta da Cosenza (che di suo sta tentando in tutti i modi di avere una vera e propria facoltà di medicina in concorrenza con Catanzaro).Le parti di Marcello e Rodolfo le interpretano ovviamente Catanzaro e Reggio. L’autore del testo di questa Boheme in versione volpina e quindi il novello librettista, è ovviamente il cosen(d)ino governatore della Regione Calabria il cui intento di dividere per far vincere a Cosenza il titolo di seconda facoltà calabrese di medicina e chirurgia, non sembra poi così dissimulato.

Si, però prima non c’era niente a Crotone in ambito universitario (acclarato che il nosocomio crotonese fa già parte della rete formativa dell’UMG di Catanzaro) e dunque per non raffreddare gli entusiasmi va condivisa l’idea che piuttosto che niente è meglio piuttosto. Di sicuro il sindaco Voce ha beccato un altro jackpot da rigiocarsi fra un anno, quando si tornerà alle urne per eleggere il Consiglio comunale. Bisognerà dunque aspettare per conoscere i dettagli dell’operazione università e qualcuno che spieghi esattamente da dove arriveranno i soldi per finanziarla, oltre che dalle tasse a carico degli studenti. E occorrerà spiegare pure cosa significa studiare per un triennio in loco e poi andare per altri tre anni a Catanzaro per completare gli studi e per fare i tirocini in una struttura ospedaliera degna di questo nome e non in un nosocomio dove si è a livello della pulce con la stoppa, adesso affollata anche da medici cubani. Va dato dunque atto che, almeno formalmente, l’iter per l’istituzione di studi accademici nella città di Crotone ha preso una buona piega.

Era un vecchio sogno questa cosa; dieci anni addietro l’ente Provincia ci era quasi riuscito, ma si trattava del Conservatorio; una scuola aveva messo a disposizione della aule e fu firmato un protocollo con il Conservatorio di Cosenza per garantire la didattica, inviando i suoi insegnanti. Durò neppure due anni, poi fallì miseramente quel tentativo. Niente conservatorio, si provò dunque con l’accademia di belle arti, ma senza convinzione, senza idee e, soprattutto, senza denari. Una vera iattura per un ente che, secondo le sue prerogative istituzionali, avrebbe avuto diritto a un Archivio di Stato. Neppure quello, nonostante Crotone avesse prestigiose sedi da mettere a disposizione.

Poi il buio, il lungo silenzio e lo strangolamento finale della Legge Del Rio che mise fine alle Province, riconducendo, purtroppo, alcune importanti deleghe sotto l’egida delle regioni. Ecco perché sono prematuri i tempi per cantare vittoria sul fronte della sede universitaria, o meglio, di corsi universitari gestiti da soggetti terzi; non una vera e proprio facoltà di medicina, dunque, bensì una succursale destinata a pompare denari nelle casse della casa madre. E’ stato annunciato altresì che a Crotone sarà attivato l’innovativo corso di laurea in Medicina e chirurgia TD (Tecnologie Digitali) che garantirà una formazione all’avanguardia e di alta qualità, con 84 posti a disposizione già nel primo anno accademico 2024/2025, che a regime supereranno quindi i 500 iscritti. Una versione evoluta, due punto zero, della gloriosa “Scuola Radio Elettra Torino”, ma che visto il campo di applicazione, medicina e chirurgia, richiede investimenti adeguati alla bisogna.

Morale della favola: troppo bello per essere vero. A come l’hanno venduta questa cosa dei corsi di laurea, in decentramento didattico, a Crotone, sembrava davvero che stesse per nascere la quarta Università statale della Calabria. C’è chi si è dato delle gran pacche sulla spalla al punto di rompersi un braccio e chi si è spezzato la schiena tanto clamorosi e audaci sono stati i servili inchini di ringraziamento. A conti fatti, i ragazzi crotonesi che vorranno iscriversi, superati i test di ammissione, a Medicina e Chirurgia, potranno risparmiarsi la fatica ed i soldi che occorrono per recarsi tutti i giorni e per tre anni a Germaneto, ma per gli altri tre che rimangono per il completamento degli studi, dovranno trovarsi una stanzetta nelle vicinanze dell’ateneo e alla fine tornare a casa da laureati dell’UMG di Catanzaro. Qualcuno in questa trovata ci avrà risparmiato qualcosina e altri ci avranno guadagnato parecchio sempre ammesso che nel frattempo Cosenza non l’abbia spuntata a divenire la seconda facoltà di Medicina e Chirurgia della Calabria. Calabria, terra di vichinghi dove tutti i giorni avvengono cose turche.