di Antonella Policastrese
Intense, commoventi e comprensibili le esternazioni della mamma di Davide Ferrerio in merito all’idea di portare lo spettacolo Rai di Capodanno a Crotone. Una mancanza di rispetto in relazione a quanto accaduto ad agosto 2022 allorché suo figlio fu ridotto in fin di vita e relegato in coma irreversibile all’età di 21 anni a seguito di una brutale e selvaggia aggressione senza che la vittima avesse colpa alcuna.
La vicenda ha avuto vasta eco a livello nazionale, la città teatro della tragedia ha reagito d’occorrenza, nulla di più e tantomeno ha manifestato la condivisione di quell’assurdo dolore della famiglia di Davide nelle fasi successive, cioè quelle processuali. Come fosse acqua passata.
Ma la mamma di Davide, se un errore ha commesso è l’aver creduto che i suoi ex concittadini, poiché lei è nativa di Crotone, sarebbero stati capaci di andare ben oltre lo sdegno per quanto accaduto al figlio e che la solidarietà avrebbe travalicato i proverbiali tempi di elaborazione del dolore, soprattutto di quello altrui. Può darsi che la signora si fosse fatta un’idea diversa dei propri concittadini dopo il naufragio nel mare di Steccato di Cutro del febbraio 2023.
Ma quella tragedia fu vissuta più a lungo e più intensamente perché l’attenzione mediatica, nazionale e internazionale, fu più massiccia e di lunga durata. Tuttavia, neppure quella immane tragedia fu in grado di sovvertire la ferrea legge dello “show must go on”. Si, perché è dall’estate successiva al naufragio che a Crotone si canta, si balla, si mangia e si gozzoviglia. Gomorra è qui. E dove, meglio che a Crotone, allestire il mega-show “L’anno che verrà”, a qualsiasi costo ed a fronte di qualunque spesa da sostenere e rinuncia da affrontare.
La mamma crotonese del povero Davide, in questa occasione, ha espresso il proprio rammarico, circa il comportamento dei propri concittadini, così come fece il crotonese Rino Gaetano durante la sua esibizione live nello stadio di Crotone nel 1978. La signora ha espresso il proprio punto di vista, non la si può ora crocifiggere sui social per avere, in qualche modo, guastato l’irrefrenabile attesa dello show di Capodanno, cioè di un evento che si pone esattamente a metà tra “Campanile Sera” e il Capodanno di New York a Times Square. In nessuno dei due casi l’evento ha nulla da spartire con talune consolidate tradizioni, soprattutto al Sud; soprattutto quelle correlate alle festività natalizie, cantuccio temporale per ritrovarsi in famiglia.
Già di suo, per le imminenti festività, la città di Crotone è penalizzata dal fatto che non c’è neppure la chiesa dove celebrare la veglia della Nascita, è chiusa per lavori e sarà riaperta in occasione del prossimo Giubileo. La chiesa, il rito religioso più importante di tutti, era la fase successiva allo stare in famiglia. Al sud il cenone della Vigilia ha un valore diverso dal pranzo di Natale, e magari presto, per emulazione americana, sarà il tacchino il simbolo della grande festa della Natività. Nessuno potrà mai fermare la musica e tantomeno lo show, che deve andare avanti qualunque cosa accada, così come cantavano i Queen. Bisogna farsene una ragione che per una chiesa che è chiusa una piazza si apre; l’animo umano obbedisce alle regole del gregge e non alle ragioni del cuore, ma non bisogna dare addosso a chi, avvinta dal dolore per un figlio relegato in un letto d’ospedale non può attendere altro che il fine vita e non l’anno che verrà. Almeno in questo bisognava essere solidali.