Crotone, il pugno del potere

CROTONE, IL PUGNO DEL POTERE: VINCENZO VOCE AGGREDISCE UN CONSIGLIERE E TRASCINA LA CITTÀ NEL BARATRO POLITICO
Il sindaco che predicava legalità finisce per colpire chi dissente.
Quattro anni di arroganza, minacce e odio culminano in un atto che macchia l’istituzione e tradisce la città.

Fonte: U’Ruccularu 

LA CRONACA RACCONTA UN PUGNO.
LA POLITICA, INVECE, RACCONTA UNA DERIVA.
Vincenzo Voce, sindaco di Crotone, ha aggredito con pugni e calci un consigliere della sua stessa maggioranza, Ernesto Ioppoli, durante una riunione istituzionale convocata alla Provincia per discutere – ancora una volta – del caso via Israele.
Un episodio senza precedenti nella storia recente del Comune, ma che non sorprende chi in questi anni ha visto crescere, giorno dopo giorno, un clima di odio e violenza verbale alimentato dallo stesso sindaco.

DAL DISSENSO AL DISPREZZO: LA CITTÀ PIEGATA DALLA RABBIA
Da tempo Voce non governa: comanda, urla, accusa, isola.
Trasforma il confronto politico in sfogo personale, la critica in tradimento, la dissidenza in minaccia.
Lo abbiamo visto insultare nell’aula consiliare inaugurata da lui stesso “Falcone e Borsellino” il consigliere Iginio Pingitore, accusandolo di falsità solo per aver chiesto chiarezza sul termovalorizzatore di Passovecchio.
Lo abbiamo sentito dileggiare i giornalisti indipendenti, bollati come “odiatori” o “disfattisti” per aver posto domande scomode.
Lo abbiamo visto mettere all’indice i cittadini che protestano, derisi pubblicamente come “gente che non ama Crotone”.
Ora, la rabbia è diventata gesto.
Il corpo ha fatto quello che per anni hanno fatto le parole: colpire.

L’AGGRESSIONE: QUANDO L’ISTITUZIONE PERDE IL CONTROLLO
Secondo il racconto di Ioppoli, il sindaco lo ha prima sminuito pubblicamente sul numero dei voti ricevuti, poi aggredito fisicamente davanti ad assessori e consiglieri.
Due pugni alle spalle, un calcio a una gamba, la furia cieca del potere che non accetta il dissenso:
“Mi chiedo – ha scritto Ioppoli – se una persona che ricorre alla violenza solo perché un consigliere dissente, sia nella condizione morale di poter governare una città.”
Domanda retorica. La risposta è no.
Un sindaco che colpisce un consigliere non governa più: domina.
E lo fa nel modo più primitivo che esista.

IL QUARTIERE RISPONDE: “DIMISSIONI SUBITO”
Il Comitato Tufolo-Farina, bersaglio costante delle accuse del sindaco, ha reagito con una nota che suona come una sentenza morale:
“La violenza è violenza, e chi la esercita contro un rappresentante del popolo perde ogni legittimità morale. Chiediamo le dimissioni del sindaco Voce: chi alza le mani non può rappresentare una comunità.”
Per il quartiere, il gesto di ieri è solo la punta dell’iceberg di quattro anni di intimidazioni, querele minacciate e tensione permanente.
Un potere che non dialoga ma si difende, che non spiega ma attacca, che non amministra ma umilia.

LA POLITICA SI SVEGLIA: CONSIGLIERI CONTRO IL LORO STESSO SINDACO
Undici consiglieri comunali – tra cui Fiorino, Pedace, Manica, Devona, Pingitore e Cantafora – hanno firmato un appello congiunto per chiedere le dimissioni immediate del sindaco:
“Un primo cittadino che ricorre alla violenza fisica o verbale viene meno al mandato affidatogli dai cittadini e perde ogni legittimità morale a guidare l’amministrazione.”
È la prima frattura pubblica di una maggioranza già logorata, dove regna la paura.
Perché chi prova a dissentire, a Crotone, finisce nel mirino del sindaco stesso: attaccato sui social, zittito in aula o – come Ioppoli – preso a calci.
E intanto la Prefettura tace.
Come se un’aggressione fisica tra istituzioni fosse solo un altro incidente politico.

VIA ISRAELE, LA FAGLIA DEL POTERE
Dietro la rabbia di Voce, c’è il nervo scoperto del suo mandato: via Israele, il progetto da 5 milioni di euro per la costruzione di alloggi sociali su un’area destinata dal Piano di Protezione Civile come zona di attesa in caso di calamità.
Già deviati in modo anomalo dal quartiere Gesù a via Israele.
Un errore tecnico, politico e morale che il sindaco ha difeso fino all’assurdo, scegliendo di costituirsi in giudizio contro il comitato del quartiere.
Ma ora che anche la sua stessa maggioranza inizia a incrinarsi, la tensione esplode.
C’è chi sussurra che Voce tema un imminente intervento della Guardia di Finanza o della Procura, dopo che l’avvocato Giuseppe Trocino, in diretta su Egguà, ha dichiarato di aver consegnato tutta la documentazione del caso – e anche della Cittadella Indoor – agli investigatori.
Ecco il punto: se un sindaco perde il controllo in pubblico, forse non è solo rabbia politica.
È paura. Quattro anni di veleno
Dal 2021 ad oggi, la città ha assistito a un lento avvelenamento del clima politico:
consigli comunali trasformati in ring, collaboratori insultati, cittadini zittiti, opposizioni delegittimate.
Ogni critica viene dipinta come “odio”, ma la verità è che l’odio ha preso residenza a Palazzo di Città.
E ora, dopo anni di parole violente, è arrivato il corpo a completare l’opera.
Il sindaco che prometteva di “liberare Crotone” l’ha resa più piccola, più divisa e più impaurita.
Ha tradito il mandato e infangato il ruolo.
E il colpo inferto a Ioppoli non è solo un gesto contro un uomo: è un pugno alla democrazia locale.

QUANDO LA LEGALITÀ VIENE COLPITA, IL SILENZIO È COMPLICITÀ.
Chi amministra una città non può essere il suo carnefice morale.
Chi rappresenta un’istituzione non può trasformarla in un ring.
E chi predica legalità non può permettersi la violenza, nemmeno per un secondo.
Anche la sua giunta ora dovrà prendere una posizione nettamente e chiara su questa vicenda: avvocati, professori e ex dirigenti della polizia di stato che rappresentano il suo potere esecutivo quando usciranno fuori con un comunicato ufficiale?
E i sostenitori accaniti?
I Voce Boys (and girls) che da quattro anni tramite i social attaccano e discreditano ogni voce critica, come reagiranno in merito a questa brutale aggressione?
Anche gli alleati elettorali dovranno farsi delle domande: Occhiuto e Ferrari punteranno su un cavallo pazzo che potrebbe non essere così sicuro di poter gestire la pressione?
Dopo quattro anni di clima tossico, di minacce e arroganza, il sindaco Vincenzo Voce non è più credibile, né politicamente né eticamente.
Ha macchiato l’istituzione che rappresenta, ha tradito il mandato ricevuto dai cittadini e ha avvelenato la convivenza civile della città.
Per questo, le sue dimissioni immediate e irrevocabili sono inevitabili.
Non per vendetta, ma per igiene democratica.
Perché la città ha bisogno di aria, non di rabbia. E un pugno, questa volta, lo ha ricevuto tutta Crotone. Intanto Crotone sta crescendo, Crotone continuerà a crescere. Con Vincenzo Voce sindaco.