PIAZZA PITAGORA: LA RIQUALIFICAZIONE PROMESSA, I FONDI SPARITI E IL BALLETTO DELLE GIUSTIFICAZIONI
Fonte: U’Ruccularu
Dov’era, non c’è più. Piazza Pitagora, il “cuore pulsante della città” evocato da ogni sindaco in cerca di consensi, oggi è il terreno di scontro tra il Partito Democratico e il primo cittadino Vincenzo Voce.
In mezzo? Una riga secca quanto un colpo di spugna: “L’intervento è da ritenersi CHIUSO. L’importo previsto viene pertanto azzerato.”
Avete letto bene. Azzerato.
RIAVVOLGIAMO IL NASTRO
Dicembre 2023. “L’anno che verrà” il concertone Rai che trasforma Piazza Pitagora in passerella nazionale. I flash, i proclami, le promesse.
Gennaio 2024: Sulle ali dell’entusiasmo l’Amministrazione Voce annuncia il grande restyling, lancia un “percorso partecipato” per decidere insieme il futuro della piazza, coinvolgendo ordini professionali, associazioni, cittadini.
Avvio del progetto, richiesta di offerte, fondi ENI riconvertiti per oltre 2 milioni di euro da serbatoi idrici a pavimentazione urbana.
Tutto pronto? Macché.
Febbraio 2024: arriva la Soprintendenza, e blocca tutto.
Vincolo sull’area. “Non si può piantare nemmeno un fiore”, si lamentano da Palazzo. Il tempo passa.
Giugno 2025: la stessa amministrazione che aveva venduto sogni in diretta Rai, approva la delibera n. 262. Piazza Pitagora?
Cancellata dal piano. Soldi azzerati. Punto.
BOTTA E RISPOSTA: PD vs. VOCE
Il Partito Democratico: “una visione mancata, un simbolo abbandonato”
Il PD affila le unghie.
Parla di occasione persa, di ferita alla memoria urbana.
Ricorda che Piazza Pitagora non è un’aiuola da rimandare, ma un nodo simbolico, civico, identitario.
Si chiede perché — se a gennaio era tutto pronto — sei mesi dopo non c’è nemmeno uno schizzo su carta.
E perché la fine del progetto sia stata seppellita in una riga d’allegato, anziché discussa con la città.
Insomma, una piazza svanita come i progetti urbanistici di questa amministrazione.
La replica di Voce: “Il Pd ha la vista corta”
Il sindaco non ci sta.
accusa il PD di fissarsi su un’aiuola mentre il resto della città si muove.
Parla di scelte strategiche, di programmazione più ampia, di una città che “cresce dai quartieri”.
Piazza Pitagora? Non è sparita, è solo in pausa.
Si farà, dice, “quando ci saranno progettazione e fondi certi”.
Intanto, spiega, i soldi sono stati meglio usati: asili, mense, strade, scuole, in zone come Tufolo, Margherita, Papanice.
Che tradotto vuol dire: in aree più elettoralmente appetibili.
MA LA DOMANDA RESTA: DOV’È FINITO IL PROGETTO?
Concorso di idee? Nessun progetto sviluppato.
Partecipazione e trasparenza? Zero confronto pubblico.
Riqualificazione finanziata da ENI? Fondi azzerati e redistribuiti.
Pedonalizzazione e restyling della piazza ? Due aiuole, qualche fiore e poi il silenzio.
IL RETROSCENA: LA GUERRA SUI FONDI ENI
Il vero nodo? La modifica dell’accordo con ENI, che ha permesso a Voce di spostare oltre 3 milioni di euro su altri capitoli: scuole, decoro urbano, protezione civile.
Peccato che insieme a Piazza Pitagora, anche l’erosione costiera abbia visto svanire i fondi.
Il PD accusa: scelte incoerenti, gestione opaca, priorità inventate.
Voce si difende: si governa con i bilanci, non con i rendering.(Che detto da questa amministrazione fa già ridere così)
ELEZIONI IN VISTA, NARRAZIONI IN CONFLITTO
Il Pd punta su una città simbolica, che rinasce dal centro.
Voce su una città distribuita, che riparte dalle periferie.
Ma il dubbio resta: questa “visione ampia” è reale o è solo un modo elegante per coprire un passo indietro?
Perché se davvero Piazza Pitagora è ancora “strategica”, perché azzerarla?
Perché rinunciare a un progetto nato tra i riflettori e i comunicati, per poi archiviarlo con una nota tecnica?
PIAZZA PITAGORA È UN CASO POLITICO, NON UN’AIUOLA
Il caso Piazza Pitagora è il paradigma di un’amministrazione che fatica a passare dalle parole ai fatti.
Di una promessa urbana — visibile, partecipata, condivisa — che si scontra con il peso della burocrazia, dei vincoli, delle risorse (forse) mal gestite.
Il sindaco parla di “programmazione sostenibile”. Ma sostenibile per chi? Per Crotone o per il bilancio di un’amministrazione che comunica una cosa e ne fa un’altra?
Alla fine, tra simbolo e sostanza, tra marciapiedi e identità, la città si ritrova ancora una volta senza piazza.
E Crotone — quella che sogna, partecipa e aspetta — rimane a guardare.









