Crotone, quale futuro per Piazza Pitagora? Nel frattempo “damme ‘e denare”

di Antonella Policastrese

Con tre giorni di ritardo rispetto ai tempi previsti, la percorribilità di Piazza Pitagora a Crotone è stata ripristinata dopo il completamento dei lavori di smontaggio del palco, utilizzato per la notte di Capodanno con lo show di Amadeus. Ce n’erano voluti 20 di giornate per tirarlo su; i lavori erano cominciati giorno 11 dicembre con all’opera non meno di cinquanta operai.

Ora la piazza è nuda; al posto della rotonda c’è un tappeto sintetico di colore verde, circondato da transenne disposte in cerchio. Le ringhiere dove trascorrevano a discutere del nulla le loro giornate pensionati e spigaioli appollaiati come cornacchie sui trespoli, non ci sono più. Il grande albero posto al centro dello slargo pedonalizzato, sfoltito selvaggiamente, si dice per non rovinare la visuale sullo show dal palazzo dove c’è la sede di una tv locale e la residenza di un consulente del Governatore, ce ne metterà di tempo prima di tornare a fare ombra sulle panchine, sempre affollate, che giacciono ai suoi piedi.

L’immagine d’insieme della piazza è quella di un “day-after” e, sventuratamente, si comincia già a discutere sul come sarà ricostruita, e quando a Crotone si comincia a discutere, sono -come si dice in dialetto neozelandese – “cacchi amari”. Quindi le opinioni sono “divergenti”: chi vorrebbe che fosse trasformata in isola pedonale e chi in salotto buono vietando il transito alle auto. Addirittura c’è chi vorrebbe che cambiasse nome: non più Piazza Pitagora, ma Piazza Milone.

Ma a calare l’asso su questo incipiente concorso di minchiate è la Soprintendenza per i Beni architettonici. Essa vieta preventivamente la collocazione della statua di Pitagora al centro dell’ex rotonda che, prima di Amadeus, era una specie di monticello da campo di baseball. Ostruirebbe la vista della Cattedrale quella statua alta due metri, è ciò che sostengono i sapientoni della Soprintendenza. Ed è proprio qui che si apre la musica, anzi, le musiche sono due (tre dopo quella ascoltata la notte di Capodanno).

La prima: la statua di Pitagora, ideata e realizzata in argilla da un bravo pittore e scultore crotonese, Gaspare Brescia, dopo oltre dieci anni, ancora non riesce a essere tuffata nel bronzo, perché non ci sono i denari per farlo. Giace presso il laboratorio del noto “botanico” crotonese Antonio Gallina, messa in bella vista nei giorni della venuta del “messia” Amadeus e delle oceaniche folle di turisti senza che però nessuno la cagasse, neppure di striscio. L’idea era quella di arricchire con un valore aggiunto le bellezze della città con le sue opere di maggior pregio.

La seconda: sembra essere la barzelletta del secolo quella coniata dalla Soprintendenza sullo skyline di Piazza Pitagora che sarebbe compromesso dalla voluminosità della statua e dalla contrapposizione stilistica con la Cattedrale che si trova al termine della traiettoria visiva. Non fosse altro perché quella chiesa, in cui giace prigioniera l’Icona più grande del mondo, quella raffigurante la Madonna di Capocolonna, è irrimediabilmente chiusa a “martolo” come si usa dire in gergo giapponese. E nessuno sa dire quando riaprirà e come riaprirà, se come chiesa o come moschea. Si era detto che sarebbe rimasta chiusa per due anni per adeguamenti antisismici, ma a breve ne sarà trascorso uno senza che muratore ne
abbia varcato la soglia. Può darsi che i lavori cominceranno subito dopo che un sisma si sarà abbattuto sulla città, sta di fatto che Natale è passato, Pasqua è vicina e dopo aprile viene maggio, il Mese Mariano, quella della Festa della Madonna di Capocolonna che fino a qualche anno addietro era il vero e unico evento dei crotonesi, in grado di reggere il confronto con quello recente della notte di San Silvestro. Usando un sofisticato francesismo, a Crotone la “truscia” ha ripreso a camminare con passi da gigante già dalla sera del primo giorno dell’anno eppure il giorno prima, quando tutto era pronto per il grande show, la folla davanti a pizzerie e mangioteche varie ha fatto sembrare un assembramento da quattro gatti quella assiepata dalle nove di sera del 31 dicembre sotto il grande palco. Vuoi mettere una mediocre canzone con un succulento e fumante calzone? O una tenda di salsicce che in fretta si dirada con un sipario che si apre? A dirla davvero tutta, la più grande attrattiva dell’operazione Capodanno a Crotone, non è stata la
presenza del più noto e affermato presentatore televisivo, neppure quella di cantanti giovani e affermati oppure attempati.

Il grande palco è ancora oggi la cosa più bella e che più di tutte ha rapito il cuore, la mente e affollato i sogni dei crotonesi e se ne coglie inequivocabile un senso di nostalgia; la città è come una macchina che stenta a ripartire, come se avesse esaurito la benzina. Il palco dunque, grande come non mai, eppure assolutamente piccolo e di ridotto di dimensioni rispetto a quelli che si allestiscono per i grandi concerti rock negli stadi e che sicuramente anche i crotonesi, soprattutto i giovani, avranno avuto modo di vedere. Ma l’atmosfera e l’attesa dell’evento Rai che si sono vissute a Crotone erano più da raduno pop, alla Woodstock, che da festa di piazza; mai vista tanta gente bivaccarvi intorno e per almeno tre giorni. Da questi punti di vista, il Governatore della Regione Calabria, che ha voluto, pagato profumatamente e cavalcato l’evento “L’anno che verrà” ha fatto centro, resta da vedere se può essere definito un condottiero sulla via del rilancio turistico della Calabria oppure un novello e moderno “Pifferaio di Hamelin” che con la musica ha attratto l’esercito dei topi per precipitarli in mare.

Ora si fanno pronostici su quale sarà la seconda tappa calabrese de “L’anno che verrà” seppure si conoscano già alcuni nomi di coloro che ne saranno ospiti, tra tutti ci saranno gli “Squallor” che riproporranno uno dei loro grandi successi “Damme ‘e denare”. Damme ‘e denare, dammi lavoro, dammi sanità, dammi un futuro Presidente… risponderanno in
coro i calabresi, così, giusto per non rassegnarsi ai fatti della vita come hanno fatto gli abitanti di Kinshasa al termine dell’incontro di boxe Ali-Foreman, il celeberrimo “Rumble in the Jungle”.

Ma qui a Crotone di sicuro almeno Cecè è felice per aver raggiunto la soglia dei nove milioni al mese per fare il sindaco, quindi “Cecè bomayè “ continua su questa strada, ad abbaiare al “Cane a sei zampe”: damme e’ denare che 17 milioni di euro che hai regalato alla città sono già volati via ad “azzi, spinguli e zagareddri” !