Diamante, i mal di pancia di un Don Magorno sempre più imbarazzante

Sono mesi e mesi che ci occupiamo di Diamante (o se preferite Gioiello) per raccontare le “prodezze” di quel pessimo politico notoriamente accriccato con il clan Muto (per sua stessa ammissione) che risponde al nome di Ernesto Magorno. La storia di questo soggetto la conoscono un po’ tutti: da perdente cronico, nel breve volgere di qualche mese si è ritrovato addirittura deputato e segretario regionale del PD e tutti, ma proprio tutti, hanno capito da dove arrivavano i suoi “consensi”. Oggi che finalmente anche il ministro Minniti e i suoi tirapiedi hanno finito di “coprirlo” in maniera vergognosa, escono fuori le magagne che noi raccontiamo, appunto, da mesi e mesi. Ma non solo.

I diamantesi al soldo di Don Magorno, in questi giorni, sono in piena attività. Visto e considerato che migliaia di turisti hanno provato sulla loro pelle l’incapacità della macchina amministrativa del politico-mafioso a causa di disfunzioni nel servizio idrico, della depurazione, dei rifiuti, con cumuli di spazzatura presenti sulla spiaggia libera a Cirella ormai da giorni, non trovano di meglio da fare che attaccare la nostra collega giornalista Francesca Lagatta solo perché lo sputtana in maniera sacrosanta.

E attaccano allo stesso modo anche il sindaco di Santa Maria del Cedro Ugo Vetere solo perché pubblicamente ha rilevato che la festa del peperoncino ottiene da decenni finanziamenti ingenti dalla Regione (350 mila euro all’anno) mentre gli altri comuni non ottengono un bel niente. Ce n’è abbastanza per dire che dietro tutto questo can can c’è il politico-mafioso di cui sopra? E poi, consentiteci una domanda: ma non è che dietro tanto astio, Don Magorno teme l’ascesa di Vetere alle prossime elezioni politiche nazionali? Vetere, infatti, al contrario di lui e dei suoi imbarazzanti prestanome alla guida del comune di Diamante (il sindaco Sollazzo, un nome una garanzia e sua moglie vicesindaco!!!), amministra bene la sua comunità e ottiene consensi trasversali su tutto il territorio dell’alto Tirreno cosentino. Quanto basta per “eliminare” Magorno anche senza l’intervento della DDA, che speriamo faccia presto il suo dovere. No, non vogliamo Don Magorno in galera ma soltanto fuori dalle palle (scusate il francesismo, ma quannu ci vo ci vo…).