Diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera, giro di vite anti ‘ndrangheta del vescovo: “Voglio gli elenchi degli iscritti delle Confraternite”

Eppur si muove. La Diocesi di Mileto  per mano del vescovo Attilio Nostro ha emanato un decreto chiamato decreto-confraternite in cui chiede a tutte le Confraternite della Diocesi di Mileto–Tropea-Nicotera di fornire l’elenco degli iscritti alle singole Confraternite. Nel decreto si legge:

Le confraternite sono associazioni di fedeli laici riconosciute nell’ordinamento italiano che nascono in un contesto ecclesiastico chiarissimo Data questa ineliminabile origine ed erezione in seno alla Chiesa, vengono disciplinate dal Codice di diritto canonico e sono soggette  “ alla vigilanza dell’autorità ecclesiastica competente, alla quale pertanto spetta aver cura che in essa sia conservata l’integrità della fede e dei costumi e vigilare che non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica  ( canone 305 & 1 del CIC)”.

Mai parole e presa di posizione furono più chiare, articolate e precise. Da un lato, il nuovo Vescovo fa una critica indiretta ai suoi predecessori per non aver controllato le varie confraternite e violato in questo modo lo stesso Codice Canonico. Dall’altro lato non fa solo parole ma chiede in maniera perentoria la fornitura degli elenchi degli iscritti entro 30 giorni. Nella seconda parte infatti scrive: ”… prescrivo ad ogni confraternita eretta sul territorio della diocesi di Mileto- Nicotera- Tropea e pertanto soggetta alla mia giurisdizione, di far pervenire alla Curia Diocesana, entro  e non oltre trenta  giorni dalla recezione del presente precetto singolare, l’elenco completo degli iscritti, tanto congregati che  aggregati (cfr. Art. 6 Statuto Diocesano delle Confraternite), elenco che deve comprendere nome e cognome del confratello/confratella,luogo di nascita, residenza.  Rammento, inoltre che questa vigilanza  dell’ordinario non si sostituisce  ma integra il dovere di vigilanza a cui sono tenuti gli organismi confraternali  preposti (cfr art. 8 dello Statuto Diocesano delle confraternite)”. 

Chi non conosce il mondo lento e soporifero della Chiesa e non conosce l’immobilismo che caratterizza le varie Diocesi, non può capire la portata storica di questo decreto. Per la prima volta, sempre se non ricordiamo male, è la Chiesa direttamente che mette mano ad una materia su cui finora si è mossa dietro gli input della magistratura, delle forze dell’ordine, dell’opinione pubblica. Certamente la fermezza con cui sta agendo il Prefetto Paolo Giovanni Grieco, che ha inviato nelle settimane scorse commissioni d’accesso agli atti nei comuni di Mileto, Tropea e Nicotera, oltre all’Asp di Vibo, ha dato una spinta risolutiva a superare timori e lentezze.

Noi abbiamo più volte criticato Monsignore Attilio Nostro per alcune mancate prese di posizione e per alcune nomine. Oggi riconosciamo il valore di questo atto e speriamo che non si fermi sulla carta e una volta spente le luci della ribalta venga dimenticato da tutti e archiviato. E’ così importante questo atto se si considera che fino a qualche giorno fa illustri prelati della diocesi sottovalutavano e negavano la penetrazione della ‘ndrangheta in alcune Confraternite, buttandola sul vittimismo e chiamando i parrocchiani alla difesa dell’immagine della Chiesa.

E’ importante il richiamo all’articolo 8 dello statuto diocesano delle Confraternite: “I congregati devono ispirare i loro comportamenti umani, morali, civili e sociali alla professione della fede cattolica e alle finalità proprie della confraternita, e devono altresì partecipare  attivamente  e con assiduità  alla via del sodalizio. Qualora un congregato  non possiede più i requisiti  richiesti per l’appartenere alla Confraternita viene prima ammonito e permanendo la situazione irregolare, viene  dichiarato  sospeso o decaduto  dall’appartenenza della stessa”.

E che non sia un pannicello caldo per superare questo momento difficile lo dimostrano il fatto che alla notizia ha dedicato un articolo il quotidiano della CEI Avvenire e i rumori che provengono dal mondo di molte delle Confraternite vibonesi, dove c’è stupore, nervosismo, e inquietudine sugli sviluppi della situazione. Per adesso mettessero le mani e fornissero gli elenchi al vescovo Attilio Nostro.

Speriamo anzi che l’esempio della Diocesi di Mileto venga seguito da tutte le altre Diocesi a partire da quella di Reggio Calabria e da quella di Locri. Sarebbe un fatto significativo dell’impegno della chiesa contro la penetrazione ‘ndranghetista.