Don Magorno (uno e trino) show. Le acrobazie dell’impresentabile Re Nudo di Diamante

Le acrobazie di Don Magorno, l’impresentabile Re Nudo di Diamante. Come a Tallini applausi all’assessora indagata

Che Don Magorno si sia avvicinato sempre di più alla destra come il suo “padrone” Matteo Renzi ormai lo sanno tutti e va esattamente in questa direzione l’annuncio della candidatura dell’impresentabile sindaco di Diamante alla presidenza della Regione malgrado non abbia neanche… il 2%! Ma sono mesi ormai che don Magorno e la destra hanno comportamenti e atteggiamenti pressoché uguali.

Per esempio: è andata quasi come per Tallini al suo rientro in aula alla Regione Calabria. Francesca Amoroso, assessore “autosospesa” (per i caggi) del Comune di Diamante, indagata nell’inchiesta Re Nudo e sospesa anche dal suo lavoro di medico dell’ASP, non era in aula (a differenza dell’impresentabile di Catanzaro), ma il sindaco Don Magorno, davanti alle telecamere, ne ha tracciato un profilo positivo ed educativo in attesa che tutto si risolva.

Evidentemente stava già lavorando per farla uscire dall’inchiesta così come ha fatto per se e ha ottenuto addirittura che le intercettazioni che la riguardavano risultassero inutilizzabili. Il consiglio comunale, l’ultimo dell’anno, con la scusa del Covid, si era aperto a porte chiuse, e la minoranza ne aveva chiesto spiegazioni inutilmente. La discussione sulle finte dimissioni dell’assessora Amoroso si era poi chiusa quindi in cinque minuti, con il sindaco che non le aveva ritirato la delega.

Poi eccolo correre in Chiesa per una diretta sulla messa a pregare per la sua Madonna. Potrebbe benissimo lavorare in un circo il sindaco di Diamante Don Magorno. Oramai è bravissimo a fare acrobazie e lanci da un trapezio all’altro senza tema di nulla. Vorrebbe, adesso, diventare dopo venti anni di politica all’insegna del peggiore clientelismo il paladino delle problematiche calabresi. E’ stato all’ombra di Oliverio per decenni, suo presidente della mitica Commissione Trasporti (fu lui a stabilire l’aliquota massima delle imposte sulla Rca mentre avevano possibilità di scegliere dal 9 al 16% quando il gettito passò alle Province) e capogruppo Pd alla Provincia di Cosenza, poi segretario regionale del Pd, amico degli Adamo, Bruno Bossio, Guccione, e soprattutto amico della famiglia Tricarico quando questi gestivano la clinica privata a Belvedere Marittimo.

Quando nel Pd aveva oramai “solato” tutti e non aveva più appoggi in Calabria e dopo i disastri fatti nel partito calabrese, è passato armi e bagagli con Renzi. Ed ecco quindi le nuove amicizie con Lotti, il procuratore di Lagonegro Franco Greco, e dopo lo sgarbo dell’amico Minniti che fece rivelare al Corriere della Calabria la sua intercettazione fatta nell’auto di Tricarico, eccolo saltare sul carro di Gratteri che divide l’inchiesta “Frontiera”, quella sul clan Muto, in due tronconi stralciando la sua posizione e nascondendola negli armadi della Dda di Catanzaro in attesa che scada il suo mandato da senatore e membro del Copasir per tirarla fuori. Come da scontato copione.

Don Magorno figura anche nelle intercettazioni dell’indagine sulla Fondazione Open, nella quale sono indagati Renzi, Lotti e la Boschi, essendo uno dei finanziatori di questa loggia occulta con diversi versamenti. Don Magorno cerca protezioni e non bada a niente e l’ultima speranza è proprio quella di essere candidato a governatore nel centrosinistra calabrese alle prossime elezioni regionali, nonostante non abbia neanche… il 2%. Non lo ha (con tutta decenza) cagato nessuno e ha trovato solo terra bruciata sia nel centrosinistra che nel Movimento 5stelle ma la sua candidatura potrebbe essere funzionale a favorire (anche se con percentuali da… prefisso) i suoi compari della destra. 

Un vero equilibrista. Don Magorno, uno e trino. Osservante del partito di Renzi a Roma, trafficante nella commissione Copasir e col Mise facendo accordi di varia natura con Antonio Gentile detto il Cinghiale e poi in Calabria a favore della sistemazione degli Lsu, a favore della sanità pubblica, contro i commissariamenti… contro tutto pur di dimostrare di essere pronto a sfidare poteri forti e lobby.

Alle ultime elezioni regionali ha dato indicazione di voto per Pino Gentile, sempre della famiglia dei Cinghiali, senza la minima vergogna, in combutta col sindaco di Maierà Giacomo De Marco condannato a due anni  per bancarotta fraudolenta assieme al figlio Gino. Non ha vergogna nemmeno farsi vedere prendere il caffè con lui ogni mattina al bar della stazione del suo paese. Gli affari sono affari e con i Cinghiali non si sa mai come va a finire.

Le sue dirette su facebook, che per rilassarci e ridere un po’ seguiamo praticamente sganasciati e con le lacrime agli occhi, nella nostra redazione, ci danno uno spaccato della sua psicologia bipolare: uomo forte coi deboli dai quali pretende ordine e disciplina sulle tasse, sugli stili di vita, sulla vita privata fustigandone i comportamenti, e uomo debole e prono coi potenti, pur di avere un posto in paradiso invocando la Madonna Immacolata che ha fatto affiggere sulla facciata del suo Municipio come se fosse una Chiesa. In perfetto stile clericalfascista, quale egli è sempre stato, tra l’altro. 

Nel suo Comune, dopo la nomina data allo speculatore Savarese ben noto alla magistratura, gironzolano costruttori e speculatori alla ricerca di licenze per costruire nei terreni rimasti, così come ha fatto il suocero sbancando una collina intera in zona geologica franosa.

Don Magorno, l’impresentabile, chiede perdono per il suo passato burrascoso – fra una cena con iGreco e Ferdinando Aiello nell’hotel di Rende “regalato” dalla magistratura corrotta, e un pranzo con Adamo e moglie in un ristorante sul mare -, per i suoi rapporti con i Tricarico, con i quali ha fatto per anni il bello ed il cattivo tempo, dispensando favori e ricevendo voti. Fa il garantista con i suoi assessori coinvolti mani e piedi sull’inchiesta Re Nudo, barattando voti in cambio di favori sui certificati falsi per l’invalidità. Povera gente che si rivolgeva ai suoi assessori, sempre tramite lui, per ottenere qualche punto in più sui falsi certificati. Mario Russo, deus ex machina del sistema, era al suo servizio. Lo riceveva al Comune senza vergognarsene, sicuro che nessuno avrebbe parlato, certo della “protezione” di Gratteri e dei media di regime, certo della fiducia dei marescialli dei carabinieri locali e dei prefetti, timorosi di un trasferimento.

Minaccia tutti Don Magorno, dai dirigenti scolastici, ai marescialli, ai capi dei vigili, ai dirigenti dei suoi uffici, finanche le opposizioni, che invita al silenzio sulle sue malefatte. Recita il mea culpa durante le sue dirette facebook, invoca la pace nel suo delirio bipolare e dice di non volere fare più politica, certo che non potrà più avere i posti desiderati. Ma chi lo vorrebbe mai in una lista in Calabria ? Non certo De Magistris, non certo Tansi e neanche i 5 Stelle. Resta la destra di Salvini e dei Cinghiali… A Diamante stanno già riscuotendo i soldi delle scommesse!