Edilizia sociale, il primato della “famiglia politica” di Pino Gentile

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Una delle tante motivazioni per la quale il famigerato bando sull’edilizia sociale è finito sotto inchiesta da parte della procura della Repubblica di Catanzaro, che non ha potuto fare altro che perseguire tra mille difficoltà il perverso patto milionario tra Pino Gentile e i palazzinari di sua fiducia, riguarda la Commissione di valutazione.

Il Cinghiale cosentino è uno dei personaggi più importanti del comitato d’affari che saccheggia da decenni la Calabria e che fa parte della Loggia coperta insieme a Pittelli e a Chiaravalloti. Ora vi spieghiamo com’è stato possibile portare a compimento il grande affare dell’edilizia sociale, fruttato decine e decine di milioni ai palazzinari sponsorizzati dal Cinghiale cosentino (i patetici grattacieli di via degli Stadi sono la triste e tangibile testimonianza di questo schifo).

Il dirigente Antonio Capristo, che è persona di fiducia di Pino Gentile, insieme al suo superiore Giovanni Laganà, nominano materialmente questa Commissione, che viola più articoli di legge. I magistrati scrivono che, soltanto nominandola, “hanno procurato intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale ai componenti individuati/nominati, consistito nel successivo pagamento agli stessi dei compensi derivanti da tale incarico, ammontanti complessivamente a 338mila 848,55 euro”.

Eugenio Madeo
Eugenio Madeo

Anche la composizione della commissione rivela una tendenza ben definita. Il presidente era l’architetto Eugenio Madeo, professionista con un passato in politica, transitato negli ultimi anni dal centrosinistra (per il quale è stato presidente della Provincia di Cosenza e consigliere regionale) al Pdl. I suoi rapporti con Gentile sono ottimi: nel 2008, per l’allora capogruppo dei berluscones in consiglio regionale aveva elaborato un progetto per lo smaltimento dei rifiuti nel Savuto. La collaborazione, dunque, continuava (oggi invece Madeo, come tanti altri “gentiliani”, è approdato alla corte di un altro politico corrotto per antonomasia, Mario Occhiuto…).

E sempre dal centrodestra cosentino arrivava un altro dei commissari: Antonio Bove, uno dei primi professionisti della città ad aver sposato le tesi forziste (di Forza Italia è stato anche coordinatore cittadino). Stessa area di appartenenza di Antonio Artusi. Avvocato e coordinatore del circolo del Pdl di San Marco Argentano, pure lui tra coloro che hanno valutato le domande delle aziende. E di Luigi Rinaldo Brusco, sindaco di centrodestra di Fagnano Castello e avvocato pure lui. Un quartetto di tecnici prestati alla politica, tutti di stretta osservanza gentiliana. Chiudono il quadro altri membri della cerchia dell’assessore: Nicola Buoncristiano, fratello di un ex manager dell’azienda ospedaliera di Cosenza (nominato sempre dietro consiglio dei Gentile) e il congiunto di uno dei più stretti collaboratori dell’assessore. Quando si dice il primato della politica. Che, in questo caso, si confonde con la famiglia.

Per la cronaca, ecco gli altri nomi dei “commissari gentiliani”: Teresa Alvaro, Leonardo Fazio, Lina Guagliardi, Luciano Laurenzi, Virgilio Leonetti, Pierluigi Martire, Gino Cesare Mauro, Nicola Minasi, Francesco Romito, Anna Scalzo, Guido Siciliano e Andrea Piroso.

Il costruttore Gatto, tra i vincitori del primo bando, dichiarò: «Magari mi sbaglio, ma ho preferito non prendere parte alla gara, mi sembrava poco trasparente…». C’è da aggiungere altro? Ah sì, questo processo finirà come quasi tutti gli altri che vedono protagonisti i politici corrotti calabresi. Basta pronunciare la parola magica: prescrizione. Povera Calabria nostra (e Cosenza in particolare)!