Emergenza incendi, mezza Sila ce la siamo giocata: ecco chi sono i colpevoli

Nessuno, ma proprio nessuno, crede alla casualità dei roghi di questi giorni, che purtroppo ancora divampano, e non accettiamo lezioni sull’imprevedibilità del fenomeno né appoggiamo quel trombone sfiatato che invoca la calata dell’esercito.

La nostra posizione non è di intolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente ma solo certezza che più di qualcosa non ha funzionato nella macchina dei soccorsi, e non ha funzionato perché c’è improvvisazione e fatalismo, come sempre in questa nazione e in particolar modo in Calabria.

Le risorse disponibili vengono impegnate in spese improduttive, in consulenze inutili, anche il dispiegamento di mezzi a danno fatto è uno spreco. Dobbiamo iniziare ad interrogarci: il fuoco è un nemico comune e come nemico va trattato, siamo in guerra contro il fuoco.

I metodi di indagine su chi appicca il fuoco non sono stati ancora definiti, si va a vista, e non è un modo di dire, ancor meno le modalità di prevenzione, sorveglianza, avvistamento ed intervento. Su queste quattro parole ci si gioca il futuro dell’ambiente in Calabria, mezza Sila ce la siamo giocata, sfortunati tutti noi, fortunati coloro che con la legna residuale faranno business sotto forma di cippato. Con la complicità di quegli altri tromboni della Protezione civile che non sanno cosa significa lavorare per la gente. Pensano solo alle loro tasche ed al loro… prestigio.

La vastità e l’impatto del fenomeno sulla nostra vita è troppo forte per poter lasciar correre. Se ci sono delle responsabilità di chi doveva pianificare e organizzare è il caso che se ne prenda atto e si compiano gli atti conseguenziali dovuti, per il futuro non possiamo più sbagliare: competenza e professionalità ai posti di comando, e gli amici gratifichiamoli con incarichi meno dannosi. Amen.