Emilia Romagna 2020, la disfatta di Salvini: la spallata l’hanno data a lui

Il centrosinistra di Stefano Bonaccini vince contro Matteo Salvini e la Lega in Emilia-Romagna. La berlusconiana Jole Santelli trionfa in Calabria con oltre 20 punti davanti all’avversario. Il Movimento 5 stelle sparisce in entrambe le Regioni. Le elezioni Regionali del 27 gennaio saranno ricordate come l’evento che è riuscito a invertire una tendenza. Era il risultato meno scontato: la prima sconfitta del leader della Lega, forse ancora di più di un’eventuale sua vittoria, è destinata ad avere effetti sul governo e su quello che sarà nei prossimi mesi. La spallata promessa e annunciata quotidianamente dall’ex ministro dell’Interno non è arrivata: non sono bastate le decine di comizi sui territori e una presenza praticamente costante negli ultimi tre mesi. E’ stato proprio Salvini, mentre i leader avversari si nascondevano a Roma, a voler trasformare la partita in una sfida nazionale e ora nazionali saranno le conseguenze della sconfitta. L’immagine del leader trascinato dai sondaggi e capace di dominare la comunicazione in rete e non solo è stata scalfita: Matteo Salvini è battibile e questa è la novità che esce dalle urne regionali.

ZINGARETTI GONGOLA

In tempi di magra già reggere in Emilia sarebbe di gran lunga bastato per i dem. Alla luce dei sondaggi delle ultime settimane, anche solo riuscire a resistere di fronte a una coalizione del centrodestra che sembrava mastodontica e imbattibile. Poche ore dopo la chiusura dei seggi, il risultato ha superato tutte le aspettative. In Emilia-Romagna il Pd è primo partito, anche se di poco, al 33,8% davanti alla Lega al 31,8%. Quindi in crescita rispetto alle Europee, quando prese il 31%. Senza considerare che la lista Bonaccini presidente al 7 per cento ed Emilia Romagna Coraggiosa (Elly Schlein, Pierluigi Bersani, Vasco Errani) intorno al 4 che sono comunque da considerare nell’ambito della coalizione di centrosinistra.

Anche in Calabria, dove comunque il centrosinistra perde le elezioni, il Pd con un debole 14,6 per cento è comunque primo partito. Senza contare i luoghi simbolo: quando scriviamo, a Bibbiano, dove il sindaco Pd è indagato nell’ambito dell’inchiesta sui presunti affidi illeciti, Bonaccini vince e i dem superano il 40%. Sono segnali, che arrivano da Bologna e dintorni soprattutto, e dai quali potrebbe partire il progetto di “rifondazione” di tutto un partito. Così come il segretario Nicola Zingaretti ha già lasciato intendere nelle scorse settimane. Solo che ora può esserci la spinta giusta. Intanto lui è uscito a dichiarare ancora prima del candidato Bonaccini, intorno all’una di notte: “Il dato Pd è straordinario”, ha detto parlando dal Nazareno, “anche perché intanto abbiamo subito due scissioni: il Pd è là, grazie alla fiducia dei cittadini. Non si può che esprimere una grande soddisfazione per questo paese”. Se si pensa alla foto di Narni dell’autunno scorso, il famoso e sfortunato scatto prima della sconfitta in Umbria, sembrano già passate due ere politiche. Addirittura il segretario Pd si è spinto oltre: ha ringraziato il movimento delle “sardine” per la spinta e l’aiuto dato in questi mesi. E ha lanciato un messaggio ai colleghi di governo M5s: “Si sta tornando a un sistema bipolare tra due grandi campi che si contendono la leadership e lo fanno su scelte politiche alternative”. I 5 stelle, “ne prendano atto”.