Enzo vende l’anima al Cinghiale

Non c’è niente da fare, Paolini pur di fare il sindaco è disposto a tutto. Anche a vendersi l’anima al diavolo, come pare abbia già fatto una volta, a detta dei pentiti, comprando voti dai clan locali, nella passate elezioni del 2011.

Ci tiene così tanto a fare il sindaco che abbiamo più volte, come testata, cercato di capire il perché. In fondo Paolini è uno che sta bene, non ha bisogno di niente, è proprietario di uno degli studi legali più avviati della Calabria, chi glielo fa fare a mettersi questa croce sulle spalle?

Già, perché amministrare il Comune di Cosenza non è na purpetta. Le casse sono vuote, e le possibilità, al di la delle chiacchiere, di risolvere i tanti problemi della citta e dei cittadini, sono pressocchè pari a zero.

Se a questo aggiungiamo i debiti che ha prodotto Occhiuto durante la sua nefasta amministrazione, uno specialista in questo, con la Cassa Depositi e Prestiti, la rovina è totale. Perché toccherà, in un modo o nell’altro, al prossimo sindaco, alzare i balzelli per far fronte agli impegni di restituzione che Occhiuto, per cacciarsi i suoi debiti personali, ha preso con “l’ente erogatore di guagna”.

Una rogna di non poco conto. Dare risposte a chi ha bisogno reale e contingente (casa e reddito) è impossibile. Lo abbiamo spiegato più volte, il bilancio del Comune è già impegnato al 90%. Tutte voci non eludibili.

Serve un piano Marshall per affrontare la povertà a Cosenza. Che c’è ed è tanta. A dispetto di quello che pensano i radical chic di questa città che credono che la città sia solo quella che trovano davanti ad un locale, tra uno sciampagnino e l’altro. O nei salotti di qualche villa.

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Un motivo per il quale Paolini ci tiene a fare il sindaco, lo avevamo trovato, anche se non possiamo provarlo, per via di tutto quel giro di prestanomi, e di scatole cinesi, di cui si dotano i furbacchioni per frodare il fisco, e non solo. Pare abbia degli interessi, insieme alla Catizone (gli affari sono sempre affari, la politica quando si tratta di guagna non ha ideologie o schieramenti) nell’area adiacente al ponte di Calatrava. Dove una volta c’era la baraccopoli. Si dice che abbia acquistato dei terreni propri lì. Come la Catizone.

Ma entrambi hanno sempre negato. Perciò abbiamo pensato che vuole fare il sindaco proprio per curarsi quell’area destinata a rappresentare i “Parioli” cosentini. Un affaruccio di svariati milioni di euro. Altrimenti non si spiega perché vuole fare il sindaco.

Capiamo Occhiuto che è pieno di debiti fino al collo. Ma lui potrebbe starsene tranquillo a casa sua. Eppure ci tiene ad amministrare Cosenza. Tant’è che dopo averci provato in tutti i modi a farsi candidare dal PD, sistematicamente è stato scaricato in malo modo. Ma lui niente: tuastu. Non si arrende.

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Ed ha iniziato una marcatura stretta del cinghiale. Una “contrattazione” che è andata avanti per diverse settimane. E che ora si è concretizzata. Una gioia per Paolini, che da questo apparentamento tira fuori due punti a suo favore.

Il primo: come ho scritto in passato, Paolini è da tempo che cerca di convincere tutti i suoi alleati che non sarà sfiorato dall’inchiesta della DDA di Catanzaro sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza, nonostante sia chiamato in causa da alcuni pentiti di ‘ndrangheta. E l’adesione del cinghiale alla sua candidatura, conferma la sua tesi.

Altrimenti il cinghiale, che sa tutto, non avrebbe mai sposato la sua causa, se solo avesse saputo di un suo coinvolgimento serio nell’inchiesta. Magari un avviso di garanzia.

Ma come ha detto Renzi? L’avviso non è una condanna, è a garanzia dell’indagato. Ci si può candidare. Poi si vede. Il secondo punto a favore, questo secondo lui, è l’aggiunta di due liste pesanti al suo scarso cartello. Una vittoria per Paolini su tutti i fronti, sempre secondo lui. Un’alleanza che ovviamente, più che politica, semmai Paolini comprenda il significato di questa parola, è la solita accozzaglia per interessi.

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Altrimenti non si spiega neanche il perché, per favorire questo matrimonio, si sia buttata a mare tutta la campagna comunicativa basata sulla coerenza e la schiena dritta. L’accordo con i cinghiali fa saltare questa rivendicazione.

Mi chiedo come faranno a far conciliare le “visioni” di Cipparrone con quelle del cinghiale. Oppure con quelle di Mazzuca e Sacco. Una differenza di intendere la politica, tra questi, che sta agli antipodi.

E’ ovvio che se hanno accettato questo apparentamento non può entrarci la politica, altrimenti non sarebbero mai convolati a nozze, viste le differenze abissali, e dunque, se ciò è avvenuto, è solo per interessi. Altro che schiena dritta.

Insomma Paolini vuole fare il sindaco a tutti i costi e come sempre costi quel che costi. Anche a costo di svendere la propria identità politica, sempre se mai ne ha avuto una. E si porta dietro tutto il cucuzzaro. Che evidentemente si allinea sulla sua scia.

Non dico che anche loro hanno interessi economici, ma di sicuro la voglia di farla pagare al PD è tanta, al punto di vendersi anche loro l’anima al cinghiale. E per finire rimane un’altra considerazione: semmai dovesse arrivare il famigerato avviso di garanzia, che faranno coloro i quali si sono già espressi in merito? Saranno coerenti, oppure anche in quel casi la coerenza salta?

GdD