Calabria senza speranza. “Fate in modo che le morti di Tina e Tiziana possano almeno salvare la vita di altri”

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vibo Valentia ha disposto l’archiviazione per dieci medici dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valenta indagati per la morte di Tiziana Lombardo, la 37enne di Ricadi deceduta tre giorni dopo aver messo al mondo la sua seconsogenita. Secondo il giudice “le risultanze probatorie non appaiono idonee a sostenere le imputazioni” e dunque ad accogliere le richieste del marito della donna, Antonio Libertino, e dai suoi familiari rappresentati dagli avvocati Francesco Ruffa e Giuseppe Catalano. Si tratta del solito, scontato esito processuale di tutte quelle vicende che possono dare fastidio alla potentissima lobby dei medici calabresi. Un esito perfettamente uguale a quello di centinaia di altri processi e anche a quello per la morte di Tina Adamo, una donna di Cetraro deceduta dopo il parto all’ospedale di Cetraro. E a noi non resta altro da fare che onorare almeno la loro memoria, visto e considerato che non potranno mai avere giustizia.

Antonio Libertino, marito di Tiziana Lombardo, altra donna calabrese alla quale toccò lo stesso destino della nostra Tina Adamo, aveva reso pubbliche qualche tempo da alcune sue riflessioni attraverso il periodico Informa, riprese dal gruppo FB “Verità per Tina Adamo“. Cogliete bene il valore e il significato delle sue parole, perché se il tempo passa e la massa dimentica… sapete bene il decorso. Bisogna lottare con costanza.

di Antonio Libertino

Fonti: periodico Informa e gruppo FB “Verità per Tina Adamo”

In Calabria – e in tanti altri posti – si continua a morire dopo il parto, purtroppo. Nel gennaio del 2017 è toccato a Tiziana Lombardo, mia moglie, poco prima che compisse 38 anni. Tempo prima era toccato a Eleonora Tripodi, a soli 32 anni.

A distanza di poco tempo, un’altra giovane mamma alla sua seconda gravidanza (come Tiziana), Santina Adamo, ha perso la vita dopo il parto. È successo in un ospedale nel quale non c’era un centro trasfusionale né un chirurgo per poter intervenire prontamente. 
Anche se adesso si cercherà in tutti modi di far luce sull’accaduto, così come si sta ancora cercando di fare per la morte di mia moglie, nulla e nessuno potrà restituire alla vita queste giovani donne che volevano semplicemente vivere il dono della maternità ed essere presenti nella vita dei loro figli e delle loro famiglie. Ci saranno indagini, indagati, task force (reali o solo annunciate), processi decennali, ma soprattutto ci sarà il dolore indescrivibile di chi vive questa perdita in prima persona, dolore a cui dovrà comunque coesistere la forza di fare del proprio meglio per crescere in modo sano i doni che queste madri hanno lasciato: i loro figli, i nostri figli.
Sono donne morte dopo il parto: Tiziana Lombardo, Santina Adamo, Eleonora Tripodi e tante altre di cui non conosco il nome. Un destino condiviso e l’auspicio che le loro morti possano avere almeno il significato di salvare la vita di altri; che il momento della nascita possa essere solo gioia infinita e non interminabile dolore.

Ricordate i loro nomi e le loro storie.
Ricordateli ogni volta che vedrete una mamma che amorevolmente si prende cura dei propri figli. Ricordate che queste giovani madri non possono più farlo. Per ragioni che, in molti casi, non ci è dato sapere.