Fem.In.:”Caro Pupo, lanci il sasso e nascondi la mano”

Quando un professore associato dell’Università della Calabria esprime pubblicamente sui social un pensiero retrogrado e pericoloso è giusto e sacrosanto che venga contestato. Nello specifico, Spartaco Pupo ha prima di tutto sminuito quella che è una giornata importante di lotta e di rivendicazione di diritti riducendola a una festa per cui fare gli auguri alle donne, ma soprattutto ha trasmesso un messaggio molto grave: “dato che le donne sono inferiori sia mentalmente che fisicamente, allora noi uomini dobbiamo compensare con la galanteria”. Medioevo? No, il pensiero di un uomo di destra nel 2024.
Qualora non fosse chiara la gravità di un’affermazione del genere, la suddetta inferiorità fisica e mentale è la base culturale di chi si sente legittimato a intendere le donne come oggetti; è il presupposto della violenza, delle molestie, delle discriminazioni, dei gap salariali, dei femminicidi.

Ma quello che ci lascia ancora più basite sono le conseguenze che la vicenda sta avendo in queste ultime ore: stiamo assistendo al tradizionale vittimismo della destra, che grida alla censura, che piange lacrime di coccodrillo quando prova a sterzare verso teorie razziste, maschiliste, omofobe e violente senza riuscire ad evitare aspre critiche.
Lo abbiamo visto con il caso dei manifesti contro gli onorevoli calabresi che hanno votato a favore dell’autonomia differenziata: la notizia del loro inutile piagnisteo per aver ricevuto un attacco politico che li smascherava ha raggiunto l’intero Paese. In modo analogo, eurodeputati e parlamentari come Nesci e Antoniozzi esprimono solidarietà al loro degno camerata per l’attacco che sta subendo.

Nel complesso ci sembra che se da una parte lo spazio democratico nei nostri confronti si sia ridotto drasticamente, come dimostrano le manganellate agli adolescenti disarmati in piazza, le censure per chiunque parli di Palestina, le indagini della Questura su chi si permette di contestare i politici; dall’altra si pretenda di essere liberi di esprimere messaggi pericolosi, di votare ddl contro l’interesse dei cittadini e delle cittadine, senza essere minimamente criticati. E la questione non sta nemmeno in quel che dice qualche giornalista da strapazzo: i social non sono sempre un problema, anzi, in questo caso sono ciò che permettono alle persone di esprimere rabbia e sdegno per affermazioni che offendono le donne.
Ognuno si assuma le responsabilità delle proprie azioni e delle proprie opinioni, caro Pupo, senza lanciare il sasso e nascondere la mano.

FEM.IN.