Film Commission, la CGIL: “La “vendita” alla Lucania è un’offesa per tutti i calabresi”

Paride Leporace, presidente della Film Commission Lucana
«Come rappresentanza sindacale di categoria, con il compito di rappresentare i lavoratori del settore della produzione culturale, non intendiamo entrare in merito ad analisi di stretta competenza politica e questioni di pertinenza istituzionale, ma non possiamo esimerci dall’analizzare quegli ambiti che toccano l’interesse dei lavoratori e che si riversano sulla qualità della vita della collettività».
Con questa premessa parte il duro attacco della segreteria regionale della Slc Cgil Calabria contro il governo regionale e contro il suo totale immobilismo nel settore culturale.
«Non possiamo, purtroppo, non evidenziare – continua la segreteria – che non ci sia stato un cambio di passo di programmazione della Regione Calabria in quanto a politiche culturali. A quasi due anni dall’elezione della nuova amministrazione che tanto ha sbandierato in campagna elettorale i vessilli del cambiamento, della meritocrazia, della legalità, siamo ancora all’anno zero.
Si è completamente assenti o si operano danni su tutti i campi, dalla programmazione alla concertazione, dalla gestione dei grandi eventi alla facilitazione dei piccoli, dai teatri al mondo dell’associazionismo, dall’università all’editoria, dalla musica alle arti visive, dall’uscita dei bandi alle procedure molto poco chiare su praticamente l’unico bando prodotto, dalla creazione e valorizzazione di spazi materiali alla determinazione di quelli immateriali.
Brilla su tutti il cinema. In questo settore non è stato costruito assolutamente nulla, se non gravissimi e indicibili danni, facendo perdere tempo e opportunità, con la solita scusa di aver dovuto ottemperare ai problemi causati dalle gestioni precedenti».
«È recente la notizia di un accordo fra Lucana Film Commission e Calabria Film Commission, il che non sarebbe del tutto male, se si pensa a quanto le Film Commission meridionali sono state capaci di costruire nel tempo, rappresentando veri e propri modelli da seguire in merito a promozione del territorio e dei suoi talenti.
In Calabria, invece, – accusa la CGIL – negli anni della precedente giunta quest’ente ha vissuto in un sonno profondo, cullato da vertici che, senza alcuna competenza in materia cinematografica, ha ben pensato, raccolta in gruppi di audaci monarchi travestiti da pensatori e pensatrici, in una visione provincialissima, obsoleta e clientelare, di cancellare le molteplici professionalità calabresi.
Mentre tutte le Film Commission d’Italia obbligano statutariamente e con fondi finalizzati rigorosamente all’inserimento dei talenti e delle risorse del proprio territorio all’interno delle produzioni locali, nazionali e internazionali, la Film Commission calabrese, palesando la propria assoluta inconsistenza ha esternalizzato sostanzialmente tutto e, così facendo, ha penalizzato gravemente quanti, da tempo, si occupano di cinema in Calabria, con assoluta serietà e abnegazione».
«Ora, però, il tempo di addossare responsabilità al passato, dopo due anni di governo, è finito. È giunto il momento che questa giunta regionale rilanci il settore della produzione culturale, dando lustro alle grandi competenze artistiche territoriali e provando a creare sviluppo e occupazione in un settore dalle infinite potenzialità che finora non è mai stato gestito con ottica di sviluppo.
È giunto il tempo di avviare un serio e proficuo confronto sui temi della produzione culturale, provando ad attuare una programmazione volta allo sviluppo del settore dando spazio e respiro alle competenze locali, ma soprattutto provando ad investire in un settore che potrebbe essere un volano per l’economia di una regione bellissima e ricca di tesori quale la Calabria».