Eppur si muove. Sì, magari lentamente e quasi in maniera impercettibile, ma si muove eccome. Ed anche le ultime operazioni delle procure ordinarie di Paola e di Vibo Valentia vanno nella direzione indicata dalle DDA di Reggio e Catanzaro. Ci riferiamo al sequestro dei tabelloni pubblicitari di Acquappesa e Guardia monopolizzati dal clan Muto e agli arresti di ieri dei funzionari dell’ANAS, uno dei quali, Giovanni Fiordaliso, era stato già arrestato dalla DDA di Reggio nella famosa operazione “Cumbertazione”. Ed è proprio dell’ANAS, della celeberrima “Dama nera” e dei suoi intrecci con la politica che ci occupiamo stamattina.
Il Governatore della Calabria ha voluto e ottenuto a tutti i costi la poltrona della presidenza di Fincalabra, costi quel che costi. E la vicenda si intreccia a doppio filo con quella della “Dama nera”.
Anche questa è una vicenda che la gente onesta deve conoscere. Esattamente come quella della clinica nell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore o della faida con Calabria Verde per un appalto di 32 milioni o dell’altra faida per la gestione della depurazione cosentina. Ma adesso parliamo di Fincalabra.
Luca Mannarino, dottore commercialista di Paola, ma vicino a Jole Santelli, nel 2014 presenta domanda per diventare membro del C.d.A. della Fincalabra del dopo Umberto De Rose (lo stampatore), convinto di avere tutti i requisiti richiesti dal bando. Alla pubblicazione della graduatoria (presidente facente funzioni Antonella Stasi) l’amara sorpresa: escluso per assenza titoli. Questo perché era amico della Santelli.
Ma il buon Mannarino non demorde e presenta ricorso contro l’esclusione, fatta dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, dove in maggioranza c’erano gli amici dell’era scopellitiana.
Il ricorso di Mannarino è fondato: nonostante l’avversione della destra (convinta comunque che dopo tre mesi sarebbe andato via per lo spoil system), si impone la sua nomina a presidente del C.d.A. della Fincalabra. Nel mese di luglio del 2014, quindi, contro tutto e tutti (anche contro numerosi articoli dei giornali di regime che decretavano: “Mannarino di Fincalabra non ha i titoli”), forte delle sue ragioni è stato nominato presidente.
Con l’avvicendarsi della giunta regionale a guida “Palla Palla”, un bel giorno, si decide di dire al presidente Mannarino, che di professione fa il commercialista, che in ossequio allo spoil system, era decaduto, doveva fare i bagagli e ritornare a casa. A quel punto il buon Mannarino ricorre al Tar di Catanzaro per affermare le sue ragioni, ovvero che era stato scelto non per fiducia, ma per titoli e meriti e, dunque, era inapplicabile lo spoil system.
I giudici amministrativi catanzaresi il 26 febbraio 2015, con l’Ordinanza n. 924/2015 (consultabile su internet), in totale accoglimento delle doglianze, hanno dichiarato rilevante la questione di legittimità costituzionale dello spoil system calabrese, nella parte in cui prevedeva la decadenza, al mutare della maggioranza di tutti i vertici delle società, anche quelli scelti non per fiducia ma per titoli ed esperienza. In sintesi, il Tar della Calabria ha sentenziato che la nomina di Mannarino a presidente del C.d.A. della “Fincalabra S.p.A.” non era stata fatta sulla base del colore politico ma dopo una rigorosa valutazione del curriculum professionale”.

Mario Oliverio ha un capo di gabinetto che è un famoso avvocato ed è già comparso da gran protagonista nelle vicende di Calabria Verde e della clinica nell’Abbazia Florense. Si chiama Gaetano Pignanelli. E’ lui che decide di tralasciare la causa di Mannarino al Tar perchè, per eliminare Mannarino, bastava fare appello al Consiglio di Stato.
Ma qui le cose non cambiano, anzi: i giudici romani liquidano con una paginetta la Regione Calabria. Rinviano tutto alla Corte Costituzionale ma nell’attesa della decisione legittimano la carica di presidente di Mannarino.
Guerra finita? Neanche per idea. Oliverio e Pignanelli decidono di fare ricorso anche per Cassazione. Per un semplice motivo: la poltrona di Fincalabra è stata oggetto di accordi pre-elettorali e Mannarino, che risponde ad altre logiche del “partito unico” che governa la Calabria, deve andare a casa. Quindi, anche se il Consiglio di Stato aveva provato a dire che era meglio fermarsi in attesa della decisione della Consulta, la Regione di Oliverio rivendica subito quella poltrona.
Verrebbe da chiedersi: ma non è che Palla Palla aveva fatto promessa a qualche supporter politico del posto di Mannarino? Altrimenti, perche tanta insistenza?
IL FRATELLO DELLA DAMA NERA
Alle domande che molti si sono posti su chi fosse il predestinato della poltrona di presidente della Fincalabra, ci pensa il dott. Pignatone. Voi direte: che c’entra Pignatone, il super procuratore Antimafia di Roma? C’entra… c’entra.. Leggendo le carte dell’inchiesta “Dama Nera”, il terremoto delle tangenti Anas, si ha un quadro chiaro: sulla vicenda Fincalabra, anzi al posto di presidente, sembrerebbe interessato un bel comitato di affari, che il pm Pierpaolo Bruni potrebbe definire “Massopolindrangheta”.
Gli attori: la Dama Nera, il marito di Madame Fifì, Gigi Meduri e Maruzzo Palla Palla.
Dalla sbobinatura degli inquirenti emerge questo quadro desolante: l’obiettivo di Antonella Accroglianò, tra una tangente e l’altra, è la presidenza di Fincalabra.
A svelare che ci fosse quella di presidente di Fincalabra fra le poltrone appetibili per il fratello della “Dama nera” – Galdino Accroglianò dell’Udc – è una conversazione del 22 maggio 2015 contenuta nel fascicolo del procuratore Pignatone. Fate attenzione ai tempi.
Prima di fare i bagagli, Mannarino si era rivolto alla magistratura con un ricorso spiegando che non lo aveva nominato la destra, ma che aveva partecipato ad una selezione predisposta da un bando pubblico. La sera precedente la decisione del Tar di Catanzaro (22 maggio 2015), una intercettazione rivela l’interesse della Dama Nera sulla vicenda della presidenza di Fincalabra.
Ed infatti è del giorno seguente (23 maggio 2015) l’ordinanza del Tar Calabria che ha bloccato l’esecutività del bando con cui la Regione aveva avviato la nuova procedura per la scelta, tra gli altri, del presidente di Fincalabra, chiamando in causa la Corte Costituzionale per una valutazione sulla legge che regolamenta lo spoil system ritenuta illegittima. Traduzione, i presidenti dei vari enti già con le valigie in mano hanno potuto disfare i bagagli e tornare negli uffici da cui il nuovo governo regionale avrebbe voluto scacciarli.

Un duro colpo per il Governatore, ma anche per l’Accroglianò che già immaginava il fratello Galdino a dirigere lo strategico ente regionale. A comunicare la brutta notizia alla “Dama nera” è l’ex sottosegretario Gigi Meduri, cui la donna aveva chiesto aiuto per trovare collocazione al fratello.
Il Meduri comunica alla Dama che il Tar calabrese ha deciso di «riammettere quello precedente», dunque bisognerà aspettare che venga fatto un nuovo bando.
“Delusa, la “Dama nera” chiede se non ci sia qualcos’altro, ma il sottosegretario la conforta «ti dico di sì… domani parliamo». Del caso Galdino – dice cripticamente Meduri – ne parlerà – si legge nell’ordinanza – «con una terza persona». Meduri non si arrende – dicono le carte dell’indagine e si rivolge a Palla Palla – chiaro è «il suo interessamento e la conseguente mediazione con il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, per assicurare al fratello della Accroglianò un importante incarico pubblico/politico».
Ma per accontentare la dirigente Anas, l’ex sottosegretario contatta anche Nicola Adamo. Lo dice – entusiasta – lo stesso Meduri alla “Dama nera” l’11 giugno, quando l’ex sottosegretario invita la Accroglianò a presentarsi in serata a una non meglio precisata cerimonia, alla quale però la donna non potrà partecipare. E sembra essere il turno di Meduri di essere deluso, se è vero che lo si sente esclamare «avevo informato di tutto Nicola Adamo, di Galdino … e gli ho detto che ti avrebbe vista alla cerimonia».
Meduri lavora alla questione Fincalabra sin dalla vittoria elettorale del 2014 e deve riuscirci. Si tratta – e lo spiega anche alla Accroglianò – di inserirsi in una partita delicata, in cui si incrociano ancor più delicati equilibri, ma lui si mostra fiducioso. E si impegna fin dai primi vagiti dell’amministrazione Oliverio. Nel dicembre 2014, con il nuovo governatore insediato da meno di venti giorni, Meduri spiega alla “Dama nera”, che «se c’è l’accordo politico … tra il centrosinistra ed NCD in Calabria … c’è un percorso da fare per le nomine successive che è politico … perchè è un accordo fatto quindi. .. la presidenza deve corrispondere ad alcuni passaggi. Se non fanno l’accordo … si deve fare un’altra tipo di discorso-. Gli ho detto che la settimana prossima avremo chiaro il quadro degli accordi». È un momento delicato per la Regione Calabria e i suoi nuovi amministratori, perché – sottolinea Meduri – «loro (Ncd ndr) stanno premendo su Guerini. .. Alfano con Guerini… quindi si deve decidere in questi giorni». Ma forse anche a causa delle pressioni nazionali, nei primi giorni di gennaio la questione sembra essere ancora aperta.

«Vediamo se questo gruppo Gentile-Oliverio porta qualche risultato a casa» afferma Meduri in una intercettazione con la Accroglianò, rassicurandola sulla questione.
La “Dama nera” perde la pazienza a fine febbraio, quando, seccata, chiama l’ex sottosegretario per chiedergli conto delle nomine presso un non meglio precisato “Parco di Reggio Calabria”.
Alla Accroglianò non va giù che il fratello non sia stato neanche preso in considerazione. «Meduri – si legge nella sintesi degli investigatori – ribatte che nell’ambito del Consiglio di amministrazione del Parco sono state effettuate delle nomine da tale Galletti e che comunque non si tratta di “una cosa utile”. Inoltre, il Meduri afferma che si tratta di nomine non effettuate dalla Regione Calabria, bensì dal ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura e che avrebbe provveduto ad informarla su eventuali nomine che avrebbero potuto interessare Galdino».
Ma alla “Dama nera” non basta. E si lamenta. «A me serviva, Gigi. Serviva una lista.. capiscimi al volo». E ancora una volta, l’ex sottosegretario Meduri la tranquillizza «non l’hanno fatta perché stanno decidendo quali Enti sopprimere … hai capito? [ … ] quindi lui (Gerardo Mario Oliverio), sta nominando ancora solo personale direttivo dipendente della Regione… quindi niente … appena … spero lui che fine marzo faccia … perché ora sto problema di chiudere sta partita … ti do’ tutto io … stai tranquilla!».
Mentre la Accroglianò non si dà pace, ma anzi inizia a cercare altre vie politiche alla concretizzazione del suo progetto – «tutte quelle cose l’ho date a Cesa» confessa a Meduri – dall’ex sottosegretario arriva una buona notizia per la “Dama nera”. Ed è lo stesso Meduri a comunicarla a lei e al fratello, cui ordina «” … guarda il Burc ( Calabria) perché dovrebbero uscire oggi. .. o sono uscite ieri… non lo so … quell’elenco di cose che ho dato a Antonella e le domande scadono il 9 … io ho parlato con Mario – verosimilmente, sottolineano gli investigatori, il governatore Mario Oliverio – tu … tutte le cose che hai titolo rispetto a quella … a quell’elenco … eeeh … fai le domande che poi esce il resto».
Una lista in cui Galdino sembra aver trovato qualcosa di suo gradimento se è vero che, non più tardi di qualche giorno dopo, sarà la Accroglianò a dire a Meduri «sei sicuro che quella società che .. della quale parlavamo di Galdino, non hanno messo nessuno, ancora?». Pur ammettendo di esserne a conoscenza, Meduri la tranquillizza «riferisce di no e aggiunge “domenica lo devo vedere .. ma abbiamo fatto il discorso con Galdino .. io non mi muovo da quella lì.. se è una cosa utile e di rilievo, va bene .. sennò ti dico io .. domenica lo vedo e poi parliamo».
Dunque, nonostante una inchiesta così importante abbia toccato così da vicino Palla Palla, il prode Governatore, non solo non desiste ma ottiene il “risultato”. Oggi sappiamo bene che il “nuovo” presidente di Fincalabria, Carmelo Salvino, è finito nel mirino della giustizia per la sua gestione del Dipartimento dell’Agricoltura e sappiamo bene che la Regione è lambita da almeno una decina di inchieste e continua a non scomporsi. Sì, ma fino a quando?