Forza Italia, il Cinghiale prepara la fuga (in massa): “Via Santelli&Occhiuto”

Se il Pd piange Forza Italia non ride. Anche perché c’è veramente poco da ridere a guardare la situazione di FI in Calabria. La gestione di FI in Calabria da parte del duo Santelli/Occhiuto ha avuto un unico scopo: la loro rielezione, utilizzando i voti anche di chi pensava che rientrando nel partito, come il Cinghiale, avrebbe garantito al Cinghiale junior (suo figlio) una sicura elezione. Ma aveva fatto i conti senza l’oste, anzi senza il M5s e la Lega, che in Calabria supera FI. E la trombatura per Andrea Gentile, candidato alla Camera con FI, è arrivata puntuale, lasciando il Cinghiale con il sedere rotto e senza le ciliegie, per dirla in maniera elegante. E non solo: oggi il Cinghiale è un Cinghiale comune, senza cariche politiche e immunità parlamentare. Oltre al danno di non aver racimolato niente, nonostante i tanti voti portati a FI, per il Cinghiale si aggiunge anche la beffa di aver favorito l’elezione del duo Santelli/Occhiuto che a dargli una mano, per recuperare qualcosa, non ci pensano proprio.

Una vera e propria umiliazione per il Cinghiale – abituato a comandare e a sistemare gli amici degli amici – quella di dover elemosinare qualche ruolo e qualche intrallazzo proprio a chi lui sperava di mettere ai margini del partito: Jole Santelli, e Roberto Occhiuto. Insomma un Cinghiale sotto schiaffo non si era mai visto. E per giunta dei suoi principali “nemici” interni. Una posizione che non si addice al rango politico del Cinghiale: la subalternità non è mai stato il suo forte. E così, non avendo più referenti romani di spessore a cui rivolgersi, cerca di rompere l’assedio alla vecchia maniera: cantandosela. Accusa il duo Santelli/Occhiuto di aver sfruttato i suoi voti, e anche quelli degli altri, per garantirsi l’elezione, senza tener fede al patto di “spartizione” stipulato prima delle elezioni. Il Cinghiale, in tutto questo, chiama anche a raccolta tutta la sua paranza, e il primo a rispondere al suo appello è il compare Pietro Aiello. Anche lui, come Andrea Gentile, trombato il 4 marzo. A loro si aggiungono Alfonsino Grillo e i tanti malpancisti sparsi in Calabria che del duo Santelli/Occhiuto non ne possono più: vedi Reggio Calabria con l’abbandono di Alessandro Nicolò capogruppo in consiglio regionale, ma anche Cosenza con i mugugni di Giampaolo Chiappetta.

Del resto il Cinghiale in questo ha vita facile, il bacino politico a cui rivolgersi è ampio. Basta solo ricordare i tanti abbandoni di FI in questo ultimi tempi: Fausto Orsomarso, Wanda Ferro, Nazzareno Salerno, Giuseppe Graziano, Ennio Morrone e Alessandro Nicolò. Segno evidente del fallimento politico della gestione Santelli.

Come si sa il Cinghiale quando è ferito ammazza tutti. E Tonino Gentile ha già pronta la sua vendetta: se da qui a poco le cose non dovessero cambiare in meglio per lui, fa sapere a Tajani (presidente del Parlamento europeo, è uomo di punta di FI) che l’estinzione politica di FI in Calabria deve ritenersi cosa fatta. Perché il Cinghiale e tutta la fauna che gli va dietro, si dedicheranno anima e corpo alla costruzione di un “cartello civico” che ospiterà non solo chi non ne può più della Santelli e di Occhiuto, ma anche i tanti orfani del Pd che vagano in Calabria in cerca di qualche briciola. Una vera e propria minaccia. Che ha una scadenza. Perché le Regionali si avvicinano e il tempo è tiranno.

C’è da scommetterci che anche l’iniziativa promossa da Guccione “Un’alleanza civica di governo per la Calabria e l’Italia”, non arriva a caso.

Certo è che oltre alla bellezza di sapere prossima l’estinzione dei due principali partiti, il Pd e FI, causa principale di tutti i nostri mali, c’è anche la soddisfazione di vedere questi mascalzoni andare in giro a chiedere l’elemosina.