Forza Italia, ore decisive per la scissione

di Wanda Marra 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

“Mara deve avere il coraggio di cominciare da oggi a fare la nuova Prodi, a federare il centro di FI e il Pd”. L’unico che sembra avere le idee chiare, in quel miscuglio di spinte e di controspinte che si definisce “centro”, è Gianfranco Rotondi, un passato nella Dc, oggi vicepresidente di Forza Italia, pronto sia a ricostituire una Federazione politica ispirata allo scudo crociato, sia a partire per un progetto che dovrebbe rivoluzionare il panorama politico italiano. Tutto si basa, dunque, su Mara Carfagna, che dovrebbe diventare la prima candidata premier donna, surclassare tutti gli uomini (e le altre donne) che aspirano a intestarsi quello spazio (a partire da Matteo Renzi e Maria Elena Boschi), ed essere l’anti-sovranista di punta.

In questa fase di fibrillazioni continue e imprevedibili del governo, le manovre si moltiplicano, perlopiù in contraddizione tra loro. Il personaggio chiave, però, è proprio Mara. Nella versione Rotondi, dovrebbe mettere insieme un gruppo (per ora in gran parte silente) di 40 deputati e 30 senatori, da utilizzare da subito per andare in sostegno al governo su qualche provvedimento, ma da intendere come zoccolo duro per una nuova forza politica, che dovrebbe strutturarsi a partire dai territori, in previsione di elezioni a primavera. Nonostante l’anatema lanciato anche ieri sera da Berlusconi: “Chi va via da Forza Italia è un coglione”. In questo schema, Italia Viva avrebbe una funzione non da protagonista, ma da comprimaria. E l’obiettivo non sarebbe quello di fornire un “aiutino” al governo, da responsabili, ma di stare all’opposizione.

Dal canto suo, la Carfagna sta lavorando a un’operazione intermedia: con 10 deputati (tra cui Renata Polverini, Occhiuto, Cannizzaro, Russo, Pintangelo, Cascelli) e 12 senatori (si fanno i nomi di Mallegni, Del Mas, Cangini, Causin) ragiona su gruppi autonomi, sempre però per stare all’opposizione. L’operazione da molti è data come imminente: c’è chi se l’aspettava già tra ieri e oggi. Ma la vice presidente della Camera (complice una cena di Stato al Quirinale, ieri sera, con il presidente portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa) sta prendendo ancora tempo. E sta facendo sondaggi a 360 gradi. Anche perché molti dei parlamentari da lei attenzionati sono gli stessi su cui lavora Renzi (il quale non si stanca di contattarli e ricontattarli). Per esempio, Polverini è una che ancora guarda a Iv, una che ancora sarebbe disponibile a sostenere il governo.

Nel frattempo, Giuseppe Conte, stanco dei continui attacchi di Renzi, ma pure della guerra sotto traccia che gli fa Luigi Di Maio, potrebbe persino considerare la formazione di un gruppo proprio, ma sarebbe pronto ad accettare l’ingresso di un gruppo di aiuto alla sua maggioranza. Condizione numero uno: che si tratti di profili presentabili. Capire chi è pronto ad andare in suo soccorso è un po’ più complicato. Su questo si innestano le manovre dello stesso Renzi, che sta cercando di intestarsi l’operazione Responsabili.

Raccontano i fedelissimi che la manovra per staccare un gruppetto di deputati e senatori da FI sarebbe iniziata ad agosto, già prima della crisi di governo, sotto la regia del fu Rottamatore e di Andrea Marcucci. In Senato sarebbero, in prima istanza, Causin, Dal Mas, Berardi, Masini, Fantetti. Per ora non confermano. L’idea era di farli traghettare nel Misto, per poterli utilizzare a diversi scopi. Adesso, dovrebbero essere una sorta di riserva da offrire Nicola Zingaretti e solo in subordine a Conte. Perché, in questi magheggi a vari livelli, un’altra ipotesi sul tavolo è quella di sostituire il premier con uno del Pd, tipo Dario Franceschini. Tra caos creativo ed entropia distruttiva, il passo è breve.