Fuga dalla Calabria, i giovani scappano in cerca di fortuna

Sempre più giovani fanno le valige e partono, la loro terra non può offrirgli più nulla e il Sud si spopola. La Calabria, in particolare, non dà loro più alcuna prospettiva; non è un luogo comune è la realtà dei fatti. Ammontano a centomila i nostri giovani che ogni anno fuggono all’estero, mentre sono quasi due milioni i ragazzi disoccupati, di cui il 50% si rifugia in quella fuffa di Garanzia giovani.

Questi i dati forniti dall’Istat (lo scorso febbraio, in relazione all’anno passato) a cui si aggiunge il record negativo di nascite nel 2015: le nascite sono stimate in 488 mila unità, ben quindicimila in meno rispetto all’anno precedente. Si tocca, pertanto, un nuovo record di minimo storico dall’Unità d’Italia, dopo quello del 2014 (503 mila).

Un paese solo per vecchi quello che sta restando, proprio come un secolo fa, anche oggi i giovani scappano in cerca di fortuna, con la speranza di guadagno. Ma non si tratta della fuga dei cervelli, di coloro che fuori dalla Calabria inseguono la loro alta qualifica. Questo è l’esodo dei laureati e dei diplomati che all’estero vanno a fare i muratori, i baristi, i camerieri, i lavapiatti. Non si parte per dare lustro al proprio curriculum, si va per necessità; per disperazione; perchè è l’unica alternativa possibile.

Dopo anni di disoccupazione, di contratti saltuari a 300 euro al mese, di lavoro in nero o della paghetta di mamma e papà, l’unica speranza è quella di scappare. E così la nostra Calabria si sta desertificando. Nonostante le belle parole, le continue promesse di rilancio di una terra ormai morta, la realtà è questa.

Prendiamo proprio Cosenza come esempio, la possibilità di trovare un lavoro è nulla, diciamo la verità serve una conoscenza persino per fare le pulizie. Le nuove generazioni non ci pensano minimamente ad inventare il loro futuro qui, tranne se non si sta sulle spalle dei genitori a tempo indefinito. Sono proprio loro che con le ormai misere pensioni che ricevono ci consentono di campare. L’unico spiraglio, altrimenti, è accaparrarsi un posto in poltrona, nella politica, lì almeno si magna.

emigrazione-italia Da qui la fuga, che appare comunque meno drammatica rispetto quella dei nostri nonni. Negli anni ’60 non c’era Facebook, ora sembra più facile. Internet aiuta a tenere i contatti, a non perdersi, a tenersi sempre aggiornati su ciò che accade nella propria città d’appartenenza. Ma dentro, nell’animo, il distacco è altrettanto triste. Espatriare per necessità significa archiviare le proprie ambizioni, i propri sogni, gli affetti più cari.

Questa è la realtà: alla nostra terra vengono sottratte le sue conoscenze, i diplomi, le lauree, le risorse spese per la formazione di tutti quei giovani che poi vanno via. E resta senza futuro. Il futuro ormai prospettato altrove e Cosenza, così come tutta la Calabria, lentamente si spegne…

Valentina Mollica