Fuscaldo e quei controlli accurati sui “pennelli di pietra”

A Fuscaldo, il 19 giugno scorso, c’era grande fermento. Un gruppo di 20 unità di auto con a bordo agenti in borghese, probabilmente della DDA di Catanzaro, aveva effettuato un controllo accurato su tutti i cosiddetti “pennelli di pietra” da sud a nord della spiaggia di Fuscaldo, messi in posa nell’estate del 2017.

I “pennelli”, che servono a mettere un argine al triste fenomeno dell’erosione costiera, partono da sud in contrada Maddalena e arrivano fino a località Lago a nord di Fuscaldo. Gli agenti hanno prelevato frammenti di pietre e altra campionatura di materiale vicino alle barriere di pietra, ma hanno fatto anche prelievi di acqua nelle vicinanze degli stessi. Inoltre hanno fotografato ed effettuato video per verificare la gravità dei reati commessi contro l’ambiente. L’ipotesi di reato è inquinamento ambientale dovuto alla messa in posa delle pietre dei “pennelli”, posti a difesa della costa o per il contrasto erosione costiera. Le pietre – a quanto risulterebbe dalle prime analisi – potrebbero avere un livello di radioattività.

La ditta che ha effettuato i lavori di messa in opera è la stessa che ha prelevato le pietre dalla cava posta a monte del fiume Oliva a Campora San Giovanni, luogo da sempre oggetto di indagini, in quanto luogo di deposito sotterraneo del carico di materiale radioattivo e di scarti industriali della Jolly Rosso, la nave dei veleni che si arenò sulla spiaggia di Amantea nel lontano 1991.

Non conosciamo ancora i risultati dei prelievi effettuati ma, dopo l’operazione della procura di Paola, che ha interessato anche i lavori per l’erosione costiera a Fuscaldo, non sono escluse altre novità che potrebbero essere ancora più dirompenti degli ultimi arresti.