Gli equilibri delle cosche crotonesi “decisi” durante un summit in Sila

C’è il summit di ’ndrangheta che si svolse il 20 maggio 2018 in Sila, in località Torre Rinosi, al quale «presero parte esponenti di spicco della criminalità organizzata di Petilia Policastro, Cirò e Cariati». Ma non mancano i «due riti di affiliazione destinati a nuovi adepti». La Cassazione, nel confermare la misura cautelare in carcere per Mario Garofalo, ritenuto il referente della ’ndrina di Pagliarelle (insieme a Diego Garofalo e Massimo Cosco), frazione di Petilia Policastro, ha ribadito alcuni punti cruciali dell’inchiesta “Eleo” della Dda di Catanzaro.

Si tratta dell’operazione, scattata il 25 gennaio 2021 con l’esecuzione di 12 fermi, con la quale i carabinieri hanno disarticolato la cosca di Petilia Policastro attiva anche a Cotronei, che si era riorganizzata dopo gli arresti degli anni scorsi. «Il Tribunale del riesame – scrive la Suprema corte nella sentenza – ha costruito il giudizio» sulla «gravità indiziaria» di Mario Garofalo «innanzitutto sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta che aveva indicato» il 46enne petilino «come capo di Pagliarelle, della locale di Petilia Policastro, quale addetto al traffico di stupefacenti, cui si dedicava assieme al fratello Giuseppe».

Oggi, su Mario Garofolo pende una richiesta di condanna a 10 anni e 6 mesi di carcere nel procedimento di rito abbreviato di “Eleo”. “A riscontro delle dichiarazioni accusatorie – osservano gli ermellini – l’ordinanza del Riesame impugnata menziona plurimi elementi come la la partecipazione di Garofalo al vertice di mafia in Sila in occasione di un pranzo. Un incontro finalizzato a discutere di questioni inerenti la vita criminale delle varie consorterie, cirotana, petilina e cariatese. Infatti, dal tenore delle dichiarazioni intercettate, criptiche in auto, si comprende come l’incontro conviviale sia stato orchestrato proprio per camuffare il reale contenuto della riunione, avendo avuto cura di scegliere un posto tranquillo”.

Rilevanti anche i riti di affiliazione del 26 maggio 2018 a Isola Capo Rizzuto e del 15 settembre 2018 a Petilia Policastro, che avrebbero visto la presenza pure di Mario Garofalo. “A Petilia e non solo – è l’ipotesi accusatoria – gli attuali componenti della consorteria si sono adoperati, attraverso questi rituali, ad affiliare nuovi soggetti, evento che testimonia non solo la necessità di attestare formalmente l’appartenenza alla cosca di nuovi validi elementi, atteso anche lo stato di detenzione di numerosi uomini della consorteria, ma anche la prospettiva di rafforzamento della compagine stessa, in previsione di eventuali contrapposizioni cui far fronte”.

Così la Cassazione: “Il ricorso (avanzato da Garofalo) appare non prendere posizione in relazione a una serie di ulteriori elementi di fatto, presi in esame dal Tribunale e non attaccati con argomenti contrari (riprese video e servizi di osservazione, che documentano i rapporti proprio con esponenti di spicco della frazione Pagliarelle)”. Fonte: Gazzetta del Sud