Grimaldi, il battente del cuore

Volendo arrivare in questo borgo dallo svincolo dell’A3 Rogliano-Grimaldi, dobbiamo percorrere un tratto della vecchia strada statale 108 Silana di Cariati, ora strada provinciale 245, dopo aver superato Belsito e Malito.

Grimaldi è praticamente visibile solo in prossimità della periferia del paese, come se lo si volesse tenere nascosto e protetto.

Panorama_Grimaldi Secondo alcuni studiosi, il nome Grimaldi deriva da Grimoaldo I, duca di Benevento e re dei Longobardi. Il nome era originariamente applicato a tutto il territorio. Così, mentre non vi è alcuna certezza che siano stati i Longobardi a fondare la città, non c’è dubbio che fossero presenti e integrati con la popolazione, ben prima della loro sconfitta, all’inizio del XI sec. d.C.

Giunti nel centro abitato chiediamo lumi al signor Francesco, seduto a passare il tempo su una panchina, intento ad osservare attentamente qualsiasi movimento avvenga attorno a lui. Ci spiega che, dopo il terremoto violento del 1638 che distrusse il paese un tempo collocato sulla rupe Perrupo-Chianette, i grimaldesi lo ricostruirono nella vallata sottostante, dove le poche case erano tutte rimaste in piedi.

Sulla scorta di alcune informazioni acquisite sulla rete internet, ci avviamo verso il centro storico. Ci
facciamo indicare la piazza centrale e il municipio. Restiamo colpiti dagli odori e profumi che, vista l’ora, provengono dalle cucine di alcune abitazioni.Portale- battente

Le signore discutono mentre restano affacciate dietro le caratteristiche menze porte, piccole ante basse di legno, utili per impedire l’accesso agli animali e necessarie per dare significato alla continuità giornaliera della vita nella comunità, senza chiusure nette tra l’interno delle case e il vicinato. Bellissimi i battenti che caratterizzano porte e portoni.

La signora Eleonora, evidentemente avvertita del nostro arrivo, è già pronta a fornirci informazioni. Si offre di accompagnarci a visitare il Museo della civiltà contadina del Savuto. Ci fa venire l’acquolina in bocca parlandoci dei prodotti e dei piatti tipici nonché delle tradizioni alimentari del posto.

fegatelli-di-maiale-arrosto-sulla-braceE giù con una descrizione degli insaccati di maiale, sazizze, supressate e vrasciole e a seguire altre tagliolini e finichiettoprelibatezze come purpette ‘e carnevale, taglierini e finocchi ‘e timpa, cottu, frittule, purpettine ‘e ficatu curu picchiu.

polpette di carnevale

Autumn chestnut mood

olive-schiacciateSuperate le 13:00, benché piacevolissime da ascoltare, l’elenco diventa come una fucilata al petto, per via del nostro ormai cresciuto appetito. Dopo aver ricevuto notizie riguardo a castagne, un tempo il frutto più importante per l’economia del territorio, olive schiacciate, olio e vino Savuto Doc di Monteorso e i dolci di Natale e Pasqua, chiediamo rassicurazioni sulla possibilità di assaporare le bontà citate in qualche ristorante del posto. Veniamo confortati dalla signora Eleonora.mostopane-e-olio-frantoio11

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Sebbene, come nel resto della Calabria, la miglior tradizione culinaria si conserva soprattutto a livello domestico, è possibile nel ristorante e nell’agriturismo locale, prenotandosi, ottenere buone soddisfazioni per il palato. Certi di tornare quanto prima a degustare qualche prelibatezza locale, ci congediamo con una graditissima sorpresa.

Riceviamo in dono una vaschetta contenente due vrasciole di maiale, soavemente adagiate nello strutto e pronte per preparare un corposo sugo con cui condire gnocchi casarecci.