Guerra nel Pd: tra i due litiganti Carletto gode

La situazione dentro al Pd calabrese si fa sempre più drammatica. È Cosenza l’epicentro della battaglia, o meglio della resa dei conti tra vecchi e giovani marpioni che lottano tra di loro per la successione al trono dell’intrallazzo. Già, perché quella che si consuma in queste ore non è certo una battaglia per liberare il partito da quelle scomode e imbarazzanti figure che tanto male hanno fatto alla Calabria, ma piuttosto una faida interna per la presa del comando di quel che resta di un partito che, oggi, mira solo a mantenere lo status quo della schifosa e squallida “classe dirigente”, di cui i contendenti fanno parte, che a lavorare proprio non ci vogliono andare. L’acqua è poca e la papera non galleggia. E i portatori d’acqua di cui un tempo godeva il partito, tipo i tanti morti di fame ricattati dal bisogno, non ci sono più. I voti clientelari che restano non sono sufficienti per soddisfare le esigenze di tutti. La mattanza si fa necessaria: mors tua vita mea. È questo il livello dello scontro.

Il coinvolgimento di Palla Palla nell’operazione “Lande desolate” della Dda di Catanzaro, ha di fatto accelerato gli eventi conflittuali tra le bande che compongono il Pd. Perché oltre al controllo del partito e delle risorse rimaste, il problema che si pone è anche quello del candidato alle prossime regionali. È chiaro a tutti che Palla Palla non è più spendibile elettoralmente anzi, da questo punto di vista è diventato una vera e propria zavorra. Prima il Pd se ne libera, meglio è. Il suo coinvolgimento in fatti giudiziari gravi potrebbe non limitarsi a questo. Cosa che vale anche per altri due campioni delle batoste elettorali, la coppia di delinquenti politici più affiatata della Calabria: Madame Fifì e Capu i Liuni.

Sono loro tre i boss della banda più agguerrita e pericolosa del Pd. Tre veri gangster della politica. I padrini politici di ogni inciucio, intrallazzo, malaffare politico che si è consumato in Calabria negli ultimi 30 anni. Gente che non ha mai lavorato in via sua e che ha sempre vissuto nel lusso lucrando sulle miserie della povera gente. Tre strozzini politici senza scrupoli, disposti a tutto pur di non mollare il malloppo. Come tutte le bande criminali anche loro hanno gregari e sodali un po’ ovunque. Tra questi Guglielmelli, che vorrebbe anche staccarsi, ma troppo gli deve, e la fedeltà nel momento del bisogno, non si può tradire. Guglielmelli preferisce restare fedele alla banda di Palla Palla, anche se il destino che lo aspetta non è certo roseo. Sa bene Luigi che tutti e tre, a breve, sono destinati a sparire per sempre dalla scena politica (ed è anche ora), ma nonostante ciò, resiste. Evidentemente non può mollarli, la ritorsione, per un suo eventuale tradimento, potrebbe essere terrificante. Meglio morire tra un po’ che subito. Avrà pensato Guglielmelli.

Ad abbandonare la banda di Palla Palla, Giudiceandrea. Che dimostra ancora una volta fedeltà solo a se stesso, e al potente del momento. Dopo aver ottenuto quello che più gli interessava da Palla Palla, ovvero il proprio benessere, quando ha capito che la barca stava per affondare, non ha perso tempo a saltare a riva alla ricerca di vascelli più solidi.  Stare vicino, o essere accomunato a Palla Palla, Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio, potrebbe rivelarsi, da qui a breve, dannoso.

Meglio aprirsi a Marco Ambrogio, Callipo, Iacucci, che restare con chi è sorvegliato speciale da mezza Dda d’Italia. Anche se c’è da dire che la nuova banda che ha scelto Giudiceandrea non è poi così diversa da quella che frequentava prima. Basta guardare i collegamenti di Ambrogio e Iacucci con Mario Occhiuto per capire la pericolosità di certi intrecci. Che, come quelli di Palla Palla, Madame Fifì e Capu i Liuni sono destinati anch’essi a venire, a breve, fuori. Infatti a guerreggiare contro Palla Palla è proprio Iacucci: evidentemente non è bastato l’incarico che gli ha conferito ultimamente Oliverio. Iacucci ha ritenuto migliori le proposte economiche di Occhiuto, che in quanto ad intrallazzi non lo batte nessuno, neppure Palla Palla. E di intrallazzi ha bisogno Iacucci. Che ha ancora due anni per porli in essere. Mentre alla Regione il gioco è finito. Ecco perché Giudiceandrea ha cambiato ancora una volta bandiera. Essere rieletto sarà dura per lui senza i voti clientelari di Ferdinando Aiello. Così facendo si garantisce altri due anni di opportunità per arraffare qualcosa come affidamenti o incarichi che Iacucci ha promesso. Palla Palla non può dargli più niente. Meglio iniziare a percorrere altre strade. Avrà pensato Giudiceandrea.

In tutto questo c’è una terza banda che lotta per accaparrarsi tutto che resta del PD a Cosenza e in Calabria, ed è quella di Carletto il maialetto. Che fino ad ora ha saputo ben giocare le sue carte, e se è vero che tra i due litiganti il terzo gode, a godere di quel che sta per arrivare sarà proprio quel maialetto di Carletto.