Il Drago Azzurro e la sete di Reggio (300 milioni, 60 anni, e l’acqua che ancora non c’è)
di Gioacchino Criaco
Per quello che è stato il popolo della montagna, figlio primigenio di Mana Gi, l’onta più grande è l’orribile sfregio rappresentato dalla diga sul Menta. Una vergogna attenuata da una lunga lotta clandestina che ha impedito, comunque, che alla bramosia di Reggio venissero incatenate anche le fiumare del versante orientale, fatto che avrebbe determinato la fine della Montagna.
La diga ha ridisegnato il clima, le zone umide, ha favorito gli incendi che di anno in anno si mangiano un patrimonio dell’umanità che i nostri avevano custodito per migliaia di anni.
Centinaia di milioni svaniti in tasche capienti in quasi mezzo secolo di disastro per costruire un invaso che avrebbe dovuto rinfrescare l’ugola ai reggini.
Alla fine tutti sono rimasti a bocca asciutta, Reggio non ha l’acqua, l’area grecanica dalla cessione non ha ricavato alcun vantaggio.
Oggi Sorical raziona l’acqua ai reggini, e Igghiu il Potente ancora deve venire.
Ai ladri restano i quattrini.
A noi Aspromontani rimane la vergogna di non aver combattuto fino in fondo per la Grande Madre Bianca.
E il grande Drago Azzurro ci guarda beffardo, pronto a distendere le ali, spiccare il volo e abbandonarci al nostro destino.









