Il gran casino dell’Arpacal: il “lavoro in affitto” e gli interessi dell’ex assessora Rizzo

Palla Palla e l'assessora Rizzo

Qualche anno fa abbiamo pubblicato una lunga inchiesta sull’Arpacal, l’agenzia di protezione per l’ambiente, all’interno della quale abbiamo visto di tutto. La procura di Catanzaro, in particolare, è finita finanche nel mirino della procura di Salerno per le sue goffe e grossolane “coperture” nei confronti dei politici e dei faccendieri calabresi. E persino in uno dei blitz della Dda di Gratteri, quello contro i clan del Vibonese, sono emersi intrallazzi dell’Arpacal e dell’assessorato regionale all’Ambiente (https://www.iacchite.blog/ndrangheta-e-turismo-il-prode-anastasi-e-le-sue-pressioni-su-calabria-verde-e-lassessore-rizzo-per-favorire-calafati/). 

Sette anni e mezzo fa un ennesimo esposto era stato presentato contro chi avrebbe dovuto “proteggere” il nostro ambiente e invece fa tutt’altro.

L’undici gennaio 2016 veniva inviato un esposto alle procure di Catanzaro e Crotone per quanto riguarda gli aspetti penali e alla procura della Corte dei Conti oltre che all’anticorruzione Nazionale e Regionale per quanto riguarda gli aspetti di competenza.

Il documento denunciava:

  • violazione di norme in materia di affidamento di servizi (affidamento diretto di un servizio superiore a 200.000 € senza gara a un soggetto non qualificato);
  • violazione del Dlgs 276/2003 in materia di somministrazione di lavoro.

Le violazioni erano immediatamente visibili dalla sola lettura della convenzione allegata all’esposto, che comunque  è confluito nell’ampio fascicolo sul quale la procura di Salerno deve cercare di dare ordine.

In particolare, l’Arpacal procedeva ad affidare una serie di servizi scorporabili in due categorie, una attinente alla somministrazione di lavoro e l’altra attinente a servizi per la navigazione.

Il tutto all’interno di un unico bando e di un unico lotto per un valore complessivamente superiore a 200.000€ (tetto massimo per poter procedere senza indire procedure pubbliche); oltre a questo reato vi era la violazione del Dlgs 276/2003 in materia di somministrazione di lavoro.

Sorvolando sulla carenza  degli atti amministrativi necessari a poter attivare questo istituto, va detto che il lavoro interinale o in somministrazione, comunemente conosciuto come “lavoro in affitto”, consiste nella possibilità per un’azienda di utilizzare manodopera senza doverla assumere direttamente, bensì ricorrendo ad apposite agenzie che si occupano di collocare temporaneamente i lavoratori nelle imprese che ne fanno richiesta. La somministrazione di manodopera permette ad un soggetto (utilizzatore) di rivolgersi ad un altro soggetto appositamente autorizzato (somministratore), per utilizzare il lavoro di personale non assunto direttamente, ma dipendente del somministratore. Nella somministrazione occorre distinguere due contratti diversi:

A)           Un contratto di somministrazione, stipulato tra l’utilizzatore e il somministratore, di natura   commerciale;

B)           Un contratto di lavoro stipulato tra il somministratore e il lavoratore Entrambi i contratti possono essere stipulati a tempo determinato o a tempo indeterminato.
La Pubblica Amministrazione può stipulare soltanto contratti di somministrazione a tempo determinato.

Il somministratore, invece, deve essere un’Agenzia per il lavoro debitamente autorizzata allo svolgimento dell’attività di somministrazione e iscritta nell’apposita sezione dell’Albo informatico.

L’attività oggetto di somministrazione, per questo tipo di “affidamento”, non rientra tra quelle acquisibili come servizi da parte di una Pubblica amministrazione.

Nell’esposto venivano denunciate più violazioni, ma evidentemente le autorità non hanno posto in essere quanto dovevano con il concreto rischio di finire incriminate.

Non sarebbe stato difficile verificare che uno di questi somministrati riguardava proprio la figlia dell’ex socia che, secondo molte voci, sarebbe in “intimi” rapporti con l’assessora regionale all’Ambiente, la signora Antonietta Rizzo.

Sulla convenzione sottoscritta tra le parti, ed autorizzata, con delibera Arpacal n. 389 del 27/7/2016, ci sarebbe da dire molto, ma ci limiteremo a constatare “l’interessamento” dell’assessore Rizzo, che nonostante il Direttore Generale Domenico Maria Pallaria avesse avviato un procedimento di decadimento della terna manageriale (Santagati, De Senzi e Ielacqua), avrebbe chiesto il favore”, facendo capire che il risultato sarebbe stato determinante al  prosieguo della procedura di decadimento.

Va constatato, poi, che, di fatto, la procedura di decadimento non si capisce che fine abbia fatto (come abbiamo già detto nelle nostre precedenti puntate) e l’affidamento del servizio è stato effettuato, insomma tutto si è compiuto!

Peccato per la concorrenza, per l’evidenza pubblica, per l’efficienza, per l’efficacia, per l’imparzialità e soprattutto per l’economicità, principi richiamati tante volte nelle leggi e contemplati addirittura nell’art. 97 della Costituzione.

Purtroppo la Rizzo aveva dato già un’ampia descrizione del modo di agire quando, evidentemente in contrasto con il pubblico volere (si spera che sia quello vero), si sia resa, a nostro modesto avviso,  responsabile di “comportamenti opposti all’indirizzo ricevuto da Palla Palla” proprio in merito al procedimento autorizzativo di una discarica gestita da un’impresa amministrata dal signor Vrenna.

La conferma alle nostre ipotesi  è data dal silenzio in cui è stato lasciato cadere quanto minacciato e sventolato da Palla Palla durante le fasi di massima attenzione mediatica date al caso di fughe di notizie e ipotetica registrazione della stessa.

12 – (continua)