Il gran casino dell’Arpacal: procura di Catanzaro e Prefettura al servizio dei truffatori

Pensavamo di aver dato un quadro completo sulle questioni Arpacal, ma visto il silenzio assordante che testimonia la dura realtà di questa nostra terra, considerato che i magistrati – compresi quelli che hanno portato a termine l’ultima ridicola operazione “Scirocco” e con la doverosa eccezione di Pierpaolo Bruni – continuano ad alimentare la nuvolosa atmosfera nella quale versa la giustizia, per non dare alcuna attenuante agli organi investigativi (che pare siano diventati del tutto incapaci se non vogliamo considerarli complici e conniventi), ci vediamo costretti a prendere il loro posto.

E così, in questi lunghi anni, abbiamo tirato fuori le vicende dell’ingegnere Malomo, dipendente Arpacal e gestore del depuratore fantasma di Belvedere (controllore e controllato!), della commissaria abusiva Maria Francesca Gatto, sorella di Tonino, imprenditore truffaldino e dell’ex direttore generale Santagati, che ha commesso un mare di reati ma che è coperta dalla magistratura perché moglie di un finanziere intrallazzato con i servizi segreti deviati (tale Pietro Cutrupi) passando per i complici dei vari dirigenti del dipartimento Ambiente della Regione e delle varie autorità anticorruzione della Regione e della stessa Arpacal.

L’ingegnere Niccoli, in particolare, è dirigente del centro che si occupa di previsioni meteo, ma vanta già molte incompatibilità con l’incarico di responsabile dell’anticorruzione, per essere stato RUP del progetto fotovoltaico a Catanzaro già affrontato nelle nostre precedenti puntate e attenzionato dalla DDA per aver affidato servizi agli amici degli amici per diverse centinaia di migliaia di euro nel corso degli anni.

Ribadiamo: non vorremmo fare gli investigatori, ma ci vediamo costretti a farlo, anche perché quello che emergeva da una delle operazioni del procuratore di Paola Pierpaolo Bruni (“Archimede” per la precisione) ricalcava perfettamente quanto era emerso anni fa dai rapporti tra l’ingegnere Malomo e l’Arpacal e tutto ciò è davvero squallido e vergognoso.

L’Arpacal da un lato fa sottoscrivere un documento che impegna il dipendente Malomo a non esercitare attività che siano in conflitto con quelle esercitate per un periodo di tre anni cosi come recita l’art. 53  comma 16 ter del d.lgs. 165/01 e dall’altra gli consente di gestire un depuratore a Belvedere svolgendo il ruolo di responsabile tecnico ella ditta Emid di Cassano.

Il depuratore di Belvedere
Il depuratore di Belvedere

La cosa in un paese normale avrebbe portato all’ immediato allontanamento di tutti gli attori dei vari provvedimenti, che, come abbiamo scritto, sono viziati da gravi violazioni di legge e aggravati dal contribuire a far percepire ad altri soggetti ingiusti profitti.

La legge dice che il dipendente pubblico non può svolgere funzioni attinenti quelle dell’incarico ricoperto per i tre anni successivi a quello di cessazione del rapporto, quindi neanche oggi, dopo le sue dimissioni, il dipendente Malomo può svolgere le funzioni di amministratore ovvero prestare servizio per aziende in conflitto di interesse con la precedente attività.

Gli enti presso i quali il dipendente prestava servizio, di regola, raccolgono e inseriscono nel fascicolo detta dichiarazione del dipendente cessato. Nel caso di specie, invece, i manager dell’Arpacal che sono venuti a conoscenza delle attività che l’ingegnere Malomo svolgeva, non hanno provveduto a trasmettere la notizia di reato all’Autorità Giudiziaria, rendendosi autori di fatto di un reato.

I vertici dell’agenzia ed in particolare dal responsabile dell’anticorruzione erano al corrente delle attività che il dipendente svolgeva ma, non si sa per quali ragioni, hanno fatto finta e continuano a fare finta di nulla. Violando le basilari normative di legge, certi che come per il passato l’impunità continui.

Ancora una volta, dunque, i vertici Arpacal sono collusi e concordi nel commettere il disegno criminoso. Tutto questo nell’assoluto silenzio del Dipartimento Ambiente della Regione, che dovrebbe vigilare e non lo fa allegramente, tanto nessuno interviene.

Insomma, tutti gli attori passati e presenti condividono la commissione di reati come se nulla fosse, tanto in Regione sono stati protetti da Palla Palla e dai suoi fidi compari e sono stati protetti anche prima da Spirlì e adesso da Occhiuto e dai suoi scagnozzi (tanto giocano tutti per la stessa squadra), dalla procura di Catanzaro (Gratteri non ha dato segnali di “vita” in questo senso né tale può dirsi il tardivo e per certi versi grottesco avviso di garanzia all’ex direttore generale del Dipartimento Ambiente della Regione Orsola Reillo e men che neno la ridicola operazione Scirocco) e dalla Prefettura e se qualcuno ficca il naso ci pensano gli amici dei servizi segreti deviati.

Del resto, come potrebbero perseguire Malomo se prima non lo hanno fatto con la commissaria abusiva Gatto, che aveva il medesimo conflitto d’interesse con il suo fratellino truffaldino e con le varie società di famiglia amministrate da questo “pezzo” di gran signore? Come diceva qualcuno “tutto va bene, madama la marchesa”…

14 – (continua)