Il Tar conferma: nessun referendum per i residenti. Campora resta frazione di Amantea. Iacucci&Graziano, che figuraccia!

«Il Tribunale amministrativo regionale per la Calabria (Sezione Prima) pronunciandosi definitivamente sul ricorso proposto, ed integrato da motivi aggiunti, lo accoglie e, per l’effetto, annulla la delibera del Consiglio regionale della Calabria 82/2022, la delibera di giunta regionale 568/2022 e il decreto del presidente della Regione 109/2022». Con la pubblicazione della sentenza da parte del Tar di Catanzaro, chiamato in causa dal Consiglio di Stato che aveva evidenziato i limiti della decisione assunta dall’ente regionale, viene accolto il ricorso proposto dal Comune di Amanteanessun referendum consultivo per verificare, tra i residenti di Campora San Giovanni, la possibile annessione alla vicina Serra d’Aiello e, soprattutto il mantenimento dello status quo. Così come volevano il generale Giuseppe Graziano, mandato avanti come un babbeo e il furbacchione di Franco Iacucci, che prima ha brigato sottobanco e poi si è palesato nella sua squallida natura di vigliacco e anche senza coglioni…
La città di Amantea continuerà dunque ad essere composta dal capoluogo e dalle frazioni che ne disegnano il circondario, tra cui anche e soprattutto Campora San Giovanni. Almeno per il momento la nascita di Temesa futura resta nel libro dei sogni, mentre poco o nulla si è fatto per riportare alla luce la Temesa storica, che resta sepolta in attesa di fondi da destinare a ricerche e scavi.

Tutto aveva avuto inizio con la famigerata delibera del Comune di Serra d’Aiello che poneva le basi per il distacco di Campora San Giovanni da Amantea e l’avvicinamento al centro collinare. Da lì in avanti si è sviluppato un iter politico finalizzato all’indizione di un referendum consultivo che avrebbe dovuto verificare il desiderio o meno dei camporesi di tranciare il cordone ombelicale da Amantea. Un referendum bloccato dal Consiglio di Stato e cancellato dal Tar. Rimangono adesso le cicatrici… E per Iacucci e Graziano, ribattezzati inevitabilmente il gatto e la volpe il fatidico “culo rotto senza cirasi”. Sono le inevitabili conseguenze dell’arroganza.